Visita alla Pinacoteca di Cento

Opera del Guercino
 

02/05/2005

La Pinacoteca Civica di Cento è un prezioso riferimento nel panorama delle istituzioni museali italiane. Costituita nel 1839 per raccogliere le opere recuperate dopo le requisizioni napoleoniche, all’interno del Palazzo del Monte di Pietà (1782), ha accolto nel tempo numerosi dipinti provenienti da depositi di istituzioni e di privati e, ancora oggi, si arricchisce di prestigiose donazioni.

La Pinacoteca conserva la maggior concentrazione al mondo di opere di Guercino. Tale patrimonio consente di seguire l’evoluzione stilistica del maestro dalla pittura “d’impeto” della giovinezza, dagli intensi contrasti cromatici, al classicismo della maturità, ricco di immagini aristocratiche e idealizzate. E’ visitabile anche la famosa tela, la cosiddetta“Carraccina” (1591), cui il Guercino fu legatissimo e dalla quale derivò la propria concezione dell’arte come comunicazione popolare e naturalistica rappresentazione degli affetti.

Le opere precedenti al 1621 (tra cui gli Affreschi staccati di Casa Pannini e La Sibilla) evidenziano l’intenso realismo del pittore e i magnetismi dei suoi paesaggi. Del cosiddetto periodo di transizione (fine anni ‘20) restano dipinti dalle influenze classiciste (La Madonna con Bambino Benedicente, 1629; L’apparizione di Cristo alla Madonna, 1628-30), composizioni dai gesti controllati e dagli gli spazi armoniosi. Queste opere, che riflettono l’idealismo di Guido Reni, anticipano l’ultima fase pittorica del Guercino, quella del raffinato classicismo bolognese, incarnato da composizioni solenni e monumentali (San Giovanni Battista nel deserto, 1650).

La Cena di Emmaus, dipinto a più mani, ben illustra l’organizzato lavoro d’équipe dell’attiva Bottega che Guercino dirigeva a Cento insieme ad altri pittori, tutti presenti con le loro opere nelle collezioni della Pinacoteca. Il museo conserva anche la pregevole raccolta di disegni di Guercino e della sua Scuola.

La Pinacoteca di Cento, però, non è solo Guercino: visitando i due piani dell’edificio si rivivono le suggestioni di diversi periodi della variegata arte emiliana. Il gruppo ligneo quattrocentesco di provenienza nordica, il Compianto sul Cristo morto, ci avvicina a filoni di arte popolare; il Cinquecento è rappresentato da pittori emiliani (Marcello Provenzali, Bagnacavallo junior, Denys Calvaert, Ludovico Carracci) e manieristi nordici; i due filoni del Seicento emiliano, rustico-popolare e aristocratico-decorativo, sono interpretati da differenti declinazioni di natura morta; il Settecento è presente nella pittura scenografico-prospettica dell’ambito dei Galli Bibiena e in quella garbata di Ubaldo Gandolfi; risale al secondo Ottocento, infine, l’opera scultorea del centese Stefano Galletti.



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