Dal 23 maggio alla Frick Collection di New York

Xavier Salomon: quando Canova scolpì Washington

Xavier Salomon, curatore capo della Frick Collection di New York. Photograph by Marco Furio Magliani.
 

Eleonora Zamparutti

01/02/2018

L’iniziativa di portare a New York, presso la Frick Collection, il gesso preparatorio della statua di George Washington che Antonio Canova realizzò nel 1821 su commissione del Senato del North Carolina è davvero una bella impresa. 
 
Al momento non è ancora stato deciso in maniera definitiva in che modo la statua proveniente dalla Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, in provincia di Treviso, sarà spedita, né come le opere in esposizione saranno collocate all’interno delle sale dell’edificio su Fifth Avenue né quale sarà l’allestimento finale.
Ma i contenuti della mostra ci sono già tutti, come anche la data di inaugurazione: il 23 maggio 2018.
 
La promessa è stampata nel titolo Canova’s George Washington”: parliamo del primo Presidente degli Stati Uniti d’America e del più importante artista a quel tempo vivente.
Siamo nel 1816: sull’Europa soffiavano venti di restaurazione dopo il Congresso di Vienna. Antonio Canova era appena rientrato da Londra dove si era recato in missione diplomatica per ottenere l’appoggio alla restituzione dei capolavori d’arte depredati in Italia da Napoleone.
 
Al di là dall’Oceano invece, si gettavano le basi di una nuova nazione celebrando gli eroi di una sanguinosa Guerra di Indipendenza che aveva travolto le tredici colonie per 8 lunghi anni.
E’ il dicembre del 1815
, George Washington è morto già da 16 anni, quando il Parlamento e di lì a quattro giorni il Senato di Raleigh, nel North Carolina, approvano una risoluzione per dare mandato al Governatore dello Stato di allestire una scultura in onore del primo Presidente nel Campidoglio.
 
“Il Governatore del North Carolina, William Miller, si consulta con numerosi personaggi rappresentativi dell’arte e della cultura di quel tempo, chiedendo un parere su come si potesse realizzare la statua in America, quale fosse il materiale più idoneo e quali fossero le cave da cui ottenerlo, e quale artista potesse essere lo scultore più capace” racconta Xavier Salomon, curatore capo della Frick Collection di New York, studioso di Paolo Veronese e autore di numerosi saggi.
“Le numerose lettere che ottenne in risposta contenevano varie proposte. La lettera che ricevette da Thomas Jefferson, terzo Presidente degli Stati Uniti e uomo assai colto, fu definitiva: il marmo doveva essere quello di Carrara e lo sculture, l’artista italiano Antonio Canova”.


John Jackson, Antonio Canova, 1819-20 ca. olio su tela, Yale Center for British Art, Paul Mellon Collection
 
Come riuscirono a prendere contatto con Antonio Canova, che viveva in Italia?
“Il lavoro viene commissionato ad Antonio Canova attraverso il Console americano a Livorno, Thomas Appleton, che conosceva personalmente Thomas Jefferson. Canova è ormai anziano quando riceve il nuovo incarico e ha ancora molto lavoro da svolgere, ma nella sua risposta dice di essere onorato e accetta l’invito. Da quel momento in poi, e per i successivi 4 o 5 anni, ci sarà uno scambio di oltre 150 - 200 lettere tra Appleton e Canova, un carteggio che testimonia in che modo siano state gestite tutte le questioni pratiche affrontate. Jefferson a quel punto è già uscito di scena.”
 
Quali indicazioni vengono date allo scultore per l’esecuzione del progetto?
“A Canova viene data mano libera. L’unica richiesta che arriva dagli Stati Uniti è che George Washington sia rappresentato a figura intera. Per quanto riguarda il prezzo, viene lasciato a Canova decidere l’onorario. Noi sappiamo che si è trattato di una somma piuttosto ingente. Nel carteggio tra Canova e Appleton si discute se Washington debba essere rappresentato in abiti moderni o antichi, se in piedi o seduto: di comune accordo si decide di ritrarre il primo Presidente americano seduto in abiti antichi. Per il governo del North Carolina l’iconografia della statua non rappresenta un elemento fondamentale: quando Appleton scrive le proposte emerse, il governo le accetta di buon grado”.
 
Quali furono i modelli a disposizione di Antonio Canova?
“Erano già state eseguite diverse sculture di George Washington. Nel 1784 l’artista Jean-Antoine Houdon si era imbarcato dal porto di Southampton per raggiungere gli Stati Uniti. Era stato chiamato dall’Assemblea Generale dello Stato della Virginia per eseguire una statua del primo Presidente. Anche in quel caso era stato Thomas Jefferson, a quel tempo ambasciatore in Francia, insieme a Benjamin Franklin a proporre lo scultore francese per l’esecuzione dell’incarico.
Houdon esegue un ritratto dal vivo di George Washington
e realizza la scultura. Quando Antonio Canova inizia il lavoro ci si domanda quale possa essere il modello di riferimento da dargli, dal momento che Washington non era più in vita. Thomas Jefferson insieme ad altri suggerisce di prendere a modello le sculture di Giuseppe Ceracchi, un artista italiano che aveva trascorso un periodo negli Stati Uniti e che aveva realizzato una serie di busti che raffiguravano gli eroi della nuova repubblica, tra cui il busto di George Washington.
Esistevano varie copie del busto eseguito da Ceracchi: per copiare le sembianze del primo Presidente, a Canova fu prestato il busto che apparteneva al console Appleton.
Nell’esposizione che verrà inaugurata alla Frick Collection tra i vari prestiti ci saranno 2 busti realizzati da Ceracchi in terracotta e una versione in marmo proveniente dal North Carolina”.
 
Per quanto riguarda l’iconografia della statua di Washington, a quale modello si ispira Canova?
“L’artista si rifà alle statue classiche di imperatori e alle statue femminili, specialmente alla statua di Agrippina seduta, oggi ai Musei Capitolini di Roma, e tante volte presa a modello per le sculture ad esempio di Letizia Ramolino, e di Elisa Bonaparte Baciocchi, la madre e la sorella di Napoleone”.


Antonio Canova, George Washington, 1818, Museo Antonio Canova di Possagno, Treviso
 
Perché fu scelto di rappresentare il primo Presidente degli Stati Uniti seduto?
“Presso il Museo Civico di Bassano sono conservati i disegni preparatori che Canova eseguì per la statua: la figura di Washington è ritratta sin dall’inizio panneggiata e seduta.
Per due motivi: da un punto di vista iconografico Canova e Appleton concordavano sul fatto che la figura seduta fosse più appropriata per il Senato. E in seconda battuta le dimensioni dello spazio che avrebbe dovuto accogliere la statua erano tali da non permettere di collocare una figura intera. In particolar modo il soffitto non era molto alto. Quindi secondo lo scultore veneto, per ragioni tematiche e per dimensioni era meglio propendere per una figura seduta”.
 
Come venne accolta la statua negli Stati Uniti?
“Ci fu un’inaugurazione trionfale. Occorre tener presente che nel 1820 spedire dall’Europa una statua per il North Carolina era come inviare una statua sulla Luna oggi. La risposta fu di grande apprezzamento: le recensioni erano tutte molto positive. Canova fu definito l’erede di Prassitele e di Fidia. Ci fu solo una recensione negativa, molto dura scritta da un giornalista che però, a voler ben leggere con attenzione tra le righe, non aveva visto di persona la scultura. Purtroppo la statua non ebbe una lunga vita”.
 
Il Washington di Canova ha inciso sul gusto e lo stile americani?
“L’opera non ha avuto influenza sulla mentalità americana successiva, ebbe solo 10 anni di vita. Non abbiamo neppure prove di come fosse collocata la statua durante quel decennio, non è giunta fino a noi alcuna testimonianza della sala nella quale era ospitata. Sono pervenute fino a noi solo 2 stampe realizzate da Canova a Roma prima di spedire la statua negli Stati Uniti e una stampa prodotta negli Stati Uniti negli anni Quaranta.
La statua di Houdon invece ebbe un’influenza enorme sulla produzione artistica successiva americana”.
 
Nel 1831 divampò un terribile incendio nel Capitol Hill di Raleigh e la statua di Antonio Canova andò distrutta. Negli anni successivi ci fu il tentativo di restaurare la scultura ma la persona incaricata scappò con i soldi lasciando il lavoro incompiuto. I frammenti furono spostati da un luogo all’altro.
 
Oggi la statua originale in marmo di George Washington ha le sembianze di un Torso Belvedere: appare molto rovinata, troppo a lungo i frammenti sono stati lasciati all’aperto e in ultimo abbandonati in un casotto che sorge nel giardino dell’edificio.
 
Quanto è costata la statua?
“E’ difficile determinare il costo complessivo della statua, se si includono anche i costi di trasporto oltre ai costi per la realizzazione del basamento. Sappiamo per certo quanto chiese Canova per l’onorario che inserì nel contratto. Si è detto che la somma era così alta da coprire metà del budget dello Stato del North Carolina. Antonio Canova in tutto chiese 3000 zecchini d’oro da pagare in 3 fasi: al’inizio, a metà e alla consegna del lavoro. In verità l’ultima tranche dei pagamenti andò persa. A quell’epoca per spedire i soldi dagli Stati Uniti a Roma bisognava affidarsi a vari agenti. Uno di loro, a cui era stato affidato il compito, va in bancarotta e il North Carolina è costretto a pagare due volte la terza rata”.
 
Qual era lo scenario artistico degli Stati Uniti all’inizio dell’Ottocento?
“Era un paese di nuova nascita, fondato da poco più di venti anni dopo una Guerra di Indipendenza durata dodici anni. Di lì a poco sarebbe scoppiata la Guerra Civile americana, che ebbe inizio nel 1861. Gli Stati Uniti erano un paese che cercava di fondare una storia e la propria cultura.
George Washington è il grande personaggio eroico, ormai deceduto da oltre venti anni. A quel tempo artisti autoctoni di statuaria non c’erano. C’erano invece dei pittori come Charles Willson Peale, John Trumbull, Gilbert Stuart.
L’arbitro della situazione è Thomas Jefferson che stabilisce i due modelli di riferimento per l’arte: uno è quello francese dell’Ancien Régime che fa proprio durante il suo soggiorno a Parigi, l’altro è il modello palladiano per l’architettura statunitense, che ritroviamo in vari edifici a cominciare dalla Casa Bianca.
Thomas Jefferson non vide né conobbe mai Antonio Canova né ebbe modo di visitare l’Italia, né il Veneto, né di conoscere da vicino le opere del Palladio: tuttavia fece proprio il linguaggio di libertà, repubblicano espresso dalla Repubblica di Venezia”.
 
Che conoscenza poteva avere Antonio Canova degli Stati Uniti e di George Washington?
“Canova aveva un’idea vaga di chi fosse Washington. Sappiamo che quando lavorava era solito farsi leggere dai suoi assistenti dei brani di letteratura classica: quando era al lavoro sulla statua di Washington sappiamo che ascoltava brani tratti dalla “Storia della Rivoluzione Americana”. La novità nell’opera di Canova risiede non tanto nel sottolineare l’importanza di Washington come primo presidente della nuova nazione Americana. A quel tempo infatti anche in Europa le nuove nazioni nascevano e sparivano nell’arco di qualche decennio.
Colpì tutti nel Vecchio Continente la notizia che George Washington dopo due mandati aveva deciso di lasciare il potere: questo fatto sconvolse gli europei. A quel tempo tutti ne parlavano, come di un nuovo Cincinnato, il condottiero romano vissuto nel V secolo a. C., che dopo aver ricoperto le cariche di Console e di Dittatore, si ritira a vita privata come un normale cittadino. Washington infatti non viene rappresentato come un imperatore, ma come un generale repubblicano intento a scrivere il suo saluto di commiato. Dopo aver vissuto il suo momento di gloria, decide di cedere il potere: è un passaggio di potere che avviene pacificamente.
Alla base della statua erano previste quattro scene tratte dalla vita di Washington: una dedicata alla resa di Yorktown che sancisce la vittoria della Guerra di Indipendenza da parte degli Stati Uniti, una alla nomina a presidente della Repubblica, una mentre cede il potere e l’ultima che ritrae Washington come un contadino nella sua tenuta, da libero cittadino. E’ un aspetto molto importante: Canova caricò la scultura di significato”.
 
Quale impatto ebbe la committenza sugli italiani?
“Al tempo ne parlano soprattutto personaggi vicini a Canova, a cominciare da Cicognara e da Giordani che chiede all’artista come procede la committenza. Giordani in particolare loda Canova per aver voluto celebrare Washington come uomo di pace. Successivamente della scultura si è parlato per lo più in ambito scientifico”.
 
In quale situazione si trovava Canova quando ricevette la committenza dagli Stati Uniti?
“A un anno dal Congresso di Vienna, nel 1816 Antonio Canova era appena tornato da Londra dove si era recato per fare pressione affinché venissero restituite all’Italia le opere d’arte sequestrate in età napoleonica. L’Europa era in assetto pacifico, dopo la Rivoluzione Francese e le guerre napoleoniche”.
 
Che significato ha oggi portare il gesso della statua a New York, negli Stati Uniti?
“E’ un modo di ripensare alle origini e alla cultura del paese, sfatando alcuni stereotipi americani non veri. Fin dagli esordi la nazione ha avuto la visione di spendere del denaro per realizzare un monumento dedicato al loro grande eroe: una dimostrazione chiara e netta di quanto fossero percepite importanti fin dalle origini la cultura e l’arte negli Stati Uniti.
A quel tempo Canova era un artista molto celebrato a livello mondiale, molto di più di quanto non lo sia oggi. Di fatto Antonio Canova è stato il primo grande scultore internazionale: le sue opere erano richieste ovunque, è un artista che viaggia molto e che rappresentò l’Italia nel mondo. L’intenzione dell’esposizione è quella di far scoprire una scultura che si era persa nella storia. C’è anche un effetto sorpresa intorno a una storia che unisce gli Stati Uniti e Antonio Canova e che testimonia il forte legame di amicizia tra Italia e America. L’iniziativa vedrà coinvolto anche il Consolato d'Italia e l’Istituto Italiano di Cultura a New York”.



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