A Milano dal 31 ottobre al 3 marzo 2024

Goya, pittore degli stati d'animo, in arrivo a Palazzo Reale

Francisco Goya, Annibale vincitore osserva l’Italia dalle Alpi per la prima volta, 1771, Olio su tela, Madrid, Museo Nacional del Prado
 

Samantha De Martin

27/09/2023

Milano - La sua pittura senza regole è stata un espediente per comunicare stati d’animo, gli stessi presenti sulla tela tra le tracce dei polpastrelli adoperati per stendere il colore.
Ci sono voluti ben dieci anni di difficili negoziazioni per riunire insieme, attraverso prestiti pubblici e privati, capolavori di inestimabili valore che ripercorressero l’evoluzione artistica e i temi di Francisco José de Goya y Lucientes, ma anche l’uomo e il cruento contesto storico e sociale che plasmarono il suo animo artistico e il suo pensiero intellettuale.
Ma alla fine la mostra Goya. La ribellione della ragione, il progetto promosso dal Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a Madrid e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, dell’Ente del Turismo Spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano, è pronta ad aprire i battenti a Milano con una settantina di opere straordinarie.
Dal 31 ottobre al 3 marzo l’universo stratificato dell’artista spagnolo, popolato di temi che spaziano dalla critica al potere politico e religioso alla rappresentazione della crudeltà della guerra, dalla pietas verso gli emarginati alla lucida interpretazione etica e morale della società spagnola del tempo, si mostrerà in tutta la sua moderna espressività.



Francisco Goya, La Primavera (bozzetto), 1786, Olio su tela Collezione privata, Madrid Courtesy Galería Caylus

“La mostra Goya. La ribellione della ragione – spiega l'Ambasciatore di Spagna in Italia, Miguel Fernández-Palacios M., nel corso della presentazione dell'esposizione alla stampa svoltasi a Roma – rappresenta uno straordinario progetto ispano-italiano che lega i due paesi nel segno della cultura”.
Da collezioni private arriveranno a Milano opere come il bozzetto de La Primavera, mentre il Prado sarà presente con Annibale vincitore osserva l’Italia dalle Alpi per la prima volta, il bozzetto de Il muratore ubriaco, Gaspar Melchor de Jovellanos, Il Colosso (attribuito all’artista), solo per citare alcuni capolavori pronti ad approdare a Palazzo Reale.

“Più che una semplice antologica – spiega il curatore Victor Nieto Alcaide – la mostra sarà un progetto tematico volto a ripercorrere le stagioni artistiche di Goya, il pittore che rappresentava gli eventi attraverso un linguaggio estremamente espressivo utilizzando la pittura non per rappreesentare, ma per esprimere. Nelle sue opere si percepisce lo stato d’animo”.

Il percorso esplora i volti sfaccettati dell’artista "soglia", di uno dei maestri che aprì alla modernità pur rimanendo profondamente integrato nel suo tempo e che ha assistito al “gran teatro del mondo” riversandolo nella sua arte sfaccettata. Tuttavia la mostra va oltre (e da qui l’originalità dell'appuntamento milanese). I dipinti del maestro verranno esposti in dialogo con alcune delle più importanti incisioni che resero Goya maestro assoluto di quest’arte, affiancate dalle loro originali matrici di rame. Questa occasione unica è resa possibile grazie alla preziosa collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a Madrid che, con la sua Calcografia Nacional, a giugno 2023 ha concluso i restauri delle matrici attraverso un progetto di recupero senza precedenti.
Per la prima volta in una mostra è possibile ammirare le lastre di rame post restauro, nei loro originari dettagli ritornati alla luce e a confronto diretto con le stampe.


Francisco Goya, Perfino suo nonno, Dalla serie “Caprichos”, 39, 1797-99, Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando

"Le 228 matrici che vedremo in mostra sono state tutte restaurate – commenta Paola Cappitelli, responsabile sviluppo, mostre e relazioni internazionali 24 ORE Cultura –. Restituiscono la mano originale, l’imprinting del maestro”.

Le incisioni hanno permesso a Goya di agire con quella libertà che non gli era concessa dai committenti delle opere di pittura. È alle incisioni che l’artista affida il suo pensiero più intimo e libero. E sempre le incisioni, testimonianza di angoscia, di rifiuto, ma allo stesso tempo un richiamo al ritorno dell’ordine della ragione, rappresentano una critica, una "ribellione della ragione" di fronte alla barbarie della guerra.
“Attraverso le sue opere – commenta Víctor Nieto Alcaide – Goya appare come l’origine, l’inizio e il punto di partenza di tutte le forme di pittura moderne poiché, sebbene l’espressività appaia come una forma istintuale, qui sembra sottomettersi ai dettami della ragione. E perché l’unico modo, creativo ed efficace, di rompere con l’assurdità, l’orrore e il terrore suscitati dalla mancanza della ragione è la ribellione della ragione stessa. Da qui, la validità della pittura di Goya, che sta nel non essere centrata su precisi eventi della storia e nel fissare un valore universale e atemporale.”


Francisco Goya (attribuito a), Il Colosso, post 1808, Olio su tela, Madrid, Museo Nacional del Prado

Si dice che la pittura di Goya trasmigri da una pittura luminosa dei primi tempi alla pinturas nigras della vecchiaia dai toni cupi, gli stessi del suo animo malato e disilluso dalla Rivoluzione francese, segnato da quella stessa società che ritrae così satiricamente nei suoi Caprichos, dalla brutture che la guerra segna sui corpi dei più deboli e degli emarginati sociali, come nel ciclo I disastri della guerra o Il Manicomio o Scena di inquisizione. Questa dualità positivo-negativo caratterizzerà anche l’allestimento di tutto il percorso espositivo a cura dello Studio Novembre che ha scelto di giocare sugli ossimori, sui rossi accesi, enfatizzando il passaggio dalla luce al buio. L’allestimento darà particolare enfasi alle stampe consentendo di entrare nel lavoro di Goya e di percepirne la libertà espressiva.

A correre trasversale alla generale visione cronologica delle sezioni è il fil rouge dell’Uomo Goya e la profondità del suo animo di illuminato. Primo pittore di corte e direttore della Real Accademia di San Fernando – dove era riuscito a entrare nel 1780 dopo due rifiuti - Goya ha la possibilità di relazionarsi con una cerchia di amici intellettuali fidati, con i quali scambia vedute, sensibilità, posizioni politiche sulla lunga e tormentata epoca storica, satura di cambiamenti. Le sue opere sono frutto di sentimenti, passioni, esperienze personali, sofferenze, nonché della visione del mondo che lo circonda. È uno dei primi artisti a identificarsi con la vita. Da qui, la sua ossessione di spogliarsi dei vincoli della committenza per poter dipingere liberamente. Lo stile del pittore spagnolo continuerà a evolvere fino alla morte. Dalla pittura convenzionale delle prime opere, nelle quali un Goya ambizioso si sottomette alla tirannia della committenza, approderemo alla fase finale della sua vita, durante la quale un Goya ormai disincantato e tenebroso arriverà a distruggere la sua pittura per crearne una nuova e rivoluzionaria.

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