I capolavori della tipografia cinquecentesca

L’Ambrosiana celebra Manuzio, lo Steve Jobs del ‘500

Hypnerotomachia Poliphili, in volgare, 1499
 

Eleonora Zamparutti

01/12/2015

Milano - Tipografo, editore, eccellente umanista e straordinario innovatore, Aldo Manuzio fu il primo a introdurre il formato tascabile, il carattere corsivo e a utilizzare la punteggiatura nei libri che uscivano dalla sua tipografia veneziana. Invenzioni di non poco conto nell’Europa del Cinquecento che valsero al tipografo italiano una fama che superava i confini delle Alpi: i libri che si davano alle stampe nella tipografia di Manuzio si vendevano in Francia, in Germania ma anche in Polonia e in Ungheria tanto che Aldo dovette mettere in piedi una rete commerciale che copriva per intero il vecchio continente per soddisfare le numerose richieste. 
Per farsi un’idea dei numeri di allora basti sapere che un’edizione poteva raggiungere le 1000 copie, ma grazie all’introduzione dei libelli portatiles in formam enchiridii (ossia del formato tascabile) la tiratura media di un libro poteva arrivare a 3000 esemplari. Numeri significativi in un’epoca in cui la lettura era privilegio di pochi.
E anche allora, come capita oggi, l’innovatore Manuzio dovette guardarsi dalla contraffazione: per arginare l’attività dei numerosi falsari che riproducevano fedelmente i titoli dello stampatore veneziano mettendoli sul mercato a prezzi decisamente più convenienti, dal 1502 Aldo cominciò a contrassegnare le copie con la marca dell’àncora con il delfino.
 
Per commemorare i 500 dalla scomparsa dello stampatore principe del Rinascimento europeo, la Pinacoteca Ambrosiana con il sostegno di Generali Italia ospita a Milano dal 2 dicembre al 28 febbraio una mostra preziosa e raffinata che propone una selezione significativa di 30 stampati che fanno parte di un fondo che annovera ben 296 esemplari di 107 edizioni originali sulle 131 uscite dai torchi di Manuzio. Il percorso espositivo è arricchito da strumenti tipografici d’epoca provenienti dalla collezione dell’editore Enrico Tallone.
 
Tra le aldine di rara bellezza esposte al pubblico, il De Aetna dell’amico Pietro Bembo dato alle stampe nel 1496 e ammirevole per la purezza del carattere romano, e la Hypnerotomachia Poliphili,  considerato universalmente il più bel libro illustrato del ‘500. La mostra, che ripercorre in ordine cronologico l’attività editoriale di Aldo, si apre con la grammatica greca Erotemata di Costantino Lascaris, il primo libro stampato da Manuzio, e si chiude con il De rerum natura di Lucrezio, l’ultima opera pubblicata nel 1515. Per questa edizione l’esemplare mostrato è quello appartenuto al cardinale Federico Borromeo come si evince dalle iniziali F.B. incise sul taglio dorato del volume.

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