Dietro le quinte di un capolavoro

Un Raffaello alla National Gallery. I segreti della Madonna Garvagh

Raffaello Sanzio, Madonna Aldobrandini o Madonna Garvagh, 1510 circa, Olio su tavola, 39 x 33 cm, Londra, National Gallery
 

Francesca Grego

19/05/2020

Mondo - Miracoli del genio: mentre era intento a creare i capolavori delle Stanze Vaticane, nel tempo libero Raffaello realizzava incantevoli Madonne. Difficile sceglierne una. Ancor prima che immagini sacre, a noi le sue Vergini appaiono come prodigi di armonia e testimoni di storie tutte da scoprire. Non fa eccezione la Madonna Garvagh o Aldobrandini, che prende il nome da due dei suoi fortunati proprietari. Vestita di sete dai colori vivaci, la riconosciamo dal copricapo intrecciato a mo’ di turbante: un accessorio insolito sulla testa di Maria, ma di moda nella Roma del Rinascimento. A Raffaello dovette piacere, e infatti ne troveremo uno simile anche nel ritratto della Fornarina.
La  Madonna Garvagh siede su una panca con il Bambino in grembo e si volge verso il piccolo San Giovanni. Tutti insieme danno vita a un gioco di gesti e di sguardi di estrema dolcezza.



Come nasce il capolavoro di Raffaello?
Siamo tra il 1509 e il 1510. L’Urbinate è a Roma da poco e lavora alla Stanza della Segnatura, l’opera con cui guadagnerà il favore di papa Giulio II. Non si sa precisamente chi sia il committente della futura Madonna Garvagh, ma l’ipotesi più accreditata vuole che si tratti di un membro della corte papale. Le piccole dimensioni della tavola - appena 39 centimetri per 33 - fanno pensare a un dipinto destinato alla devozione privata. Raffaello è impregnato della lezione di Leonardo, che ha incontrato di recente nel suo soggiorno fiorentino. Nell’opera romana lo ricordano la collocazione della Vergine in un interno, tra due finestre aperte sul paesaggio, la prospettiva aerea che tinge di blu le colline sullo sfondo, l’attenzione alla resa psicologica e la ricerca di un’interazione il più possibile spontanea tra i protagonisti.

Dove è ambientato il dipinto?
La scena immaginata da Raffaello sembra rimandare al paesaggio della campagna romana. Ne era certo lo storico dell’arte ottocentesco Guido Cavalcaselle, che riconobbe il borgo fortificato e la chiesa con il campanile visibili al di là degli archi.


Dettaglio del San Giovanni Battista bambino

Qual è il significato dell’opera?
Osservando il dipinto, lo sguardo è attratto dallo spazio compreso tra la manina di Gesù e quella di San Giovanni, rappresentato nell’atto di porgere un garofano al cuginetto. Il motivo è presto detto: il garofano simboleggia l’amore divino e la Passione, che il Bambino accetta serenamente, con una consapevolezza maggiore dei suoi anni negli occhi infantili. Ecco spiegato anche il motivo della malinconia di Maria, mentre avvolge il figlio nel mantello blu e regge la pelliccia del vestito di Giovanni, futuro predicatore ed eremita.

Colore, geometria, naturalezza: il sacro secondo Raffaello
Il Sanzio dedicò molta attenzione a questo piccolo capolavoro. Al Palace des Beaux Arts di Lille, per esempio, uno studio su carta mostra che il pittore sperimentò diverse posizioni per rendere al meglio l’interazione tra i due bambini. Il risultato è straordinariamente spontaneo e naturale. Sotto la superficie del dipinto, inoltre, gli studiosi hanno ritrovato uno schema geometrico molto preciso, enfatizzato nel quadro dalle architetture che incorniciano la scena. Nulla di cui stupirsi: Raffaello si è formato a Urbino, dove la matematica è ingrediente fondamentale di un nuovo pensiero artistico, e per lui la geometria è un modo di comunicare l’armonia divina. A tutto questo si aggiunge un mirabile uso del colore: se il volto della Vergine spicca contro la colonna scura, i colori vividi dei suoi abiti giocano con gli incarnati rosati e con le tonalità tenui della veduta sullo sfondo. Il sacro scende sulla Terra vestendosi di spontaneità quotidiana e di una grazia soave che accarezza i sensi. Ma Raffaello non smette di evocare qualcosa di superiore, che ha a che fare con il divino e con una bellezza nuova, oltre i limiti della natura.


Raffaello Sanzio (1483 - 1520), Madonna dei Garofani, 1506-1507 circa, Olio su tavola, 27.9 x 22.4 cm , Londra, National Gallery

Dove si trova la Madonna Garvagh?
Come la Madonna dei Garofani e la Madonna Mackintosh, la Madonna Garvagh è conservata nelle Collezioni della National Gallery di Londra, che custodisce altri 8 dipinti di Raffaello: dal celebre Ritratto di Giulio II alla Santa Caterina d’Alessandria e alla Visione del cavaliere. Il quadro arrivò a Trafalgar Square nel 1865, quando il museo lo acquistò per la cifra esorbitante di 9 mila sterline dalla vedova di Lord Garvagh, che a sua volta lo aveva comprato nel 1818.

Qual è il primo domicilio conosciuto del dipinto?
La prima volta che ne sentiamo parlare, la Madonna col Bambino e San Giovannino si trova nella residenza romana degli Aldobrandini di Firenze e probabilmente proviene dalla collezione di Lucrezia d’Este, come sembra indicare un inventario del 1592. Gli Aldobrandini sono una potente famiglia di banchieri e hanno ricoperto importanti incarichi nella vita politica fiorentina. A loro la città dedica ancora un luogo centralissimo e molto frequentato: “Piazza della Madonna degli Aldobrandini”, recita curiosamente una targa a pochi passi dall’ingresso alle Cappelle Medicee. Ma la Madonna di cui si parla non è quella di Raffaello, bensì Giovanna di Gentile di Oddo Altoviti, la virtuosa consorte di Benci Aldobrandini che era già morta da un pezzo quando il Divin Pittore raggiunse Firenze. Sappiamo che nel 1780 un principe del casato degli Aldobrandini conserva ancora il dipinto nei suoi appartamenti romani di Villa Borghese. Poco dopo il quadro viene acquistato dal miniaturista e mercante d’arte britannico Alexander Day, approdando definitivamente oltre la Manica.


Raffaello Sanzio, Madonna Aldobrandini o Madonna Garvagh, 1510 circa, Olio su tavola, 39 x 33 cm, Londra, National Gallery

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