Dal 1° febbraio al 24 maggio la mostra La Rivoluzione siamo noi
Nei nuovi spazi di XNL dedicati al contemporaneo Piacenza omaggia il collezionismo italiano
Tomás Saraceno, Se 60 Flying Garden, 2006, 60 palloncini in pvc, elastici, pianta di tillandsia, elio, dimensioni variabili. Collezione Agiverona
Samantha De Martin
17/01/2020
Piacenza - Nel cuore di Piacenza, nei locali dell'ex edificio Enel di via Santa Franca 36, apre i battenti XNL Piacenza Contemporanea, un centro culturale interamente dedicato all’arte contemporanea.
Il nuovo spazio è il risultato della ristrutturazione di uno stabile industriale dei primi decenni del Novecento, riconsegnato alla città come luogo per raccontare il presente. A inaugurare i nuovi locali della Fondazione di Piacenza e Vigevano sarà la mostra La Rivoluzione siamo noi. Collezionismo italiano contemporaneo, in programma dal 1° febbraio al 24 maggio.
La rassegna, a cura di Alberto Fiz, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, con un progetto di allestimento di Michele De Lucchi e AMDL CIRCLE, racchiude oltre 150 opere - tra dipinti, fotografie, video e installazioni - di autori illustri, da Piero Manzoni a Maurizio Cattelan, da Marina Abramović e Tomás Saraceno a Andy Warhol, Bill Viola, Dan Flavin, provenienti da 18 importanti collezioni d’arte italiane che indagano trasversalmente movimenti, stili e tendenze della contemporaneità.
Fil rouge del percorso è il fenomeno del collezionismo nella sua globalità, con le vicende di oltre cinquant'anni. Ne emerge un grande affresco collettivo legato alla passione e al gusto del nostro tempo, che accompagna il visitatore in una sorta di museo ordinato dal curatore che instaura con i collezionisti un rapporto di complicità.
Il percorso espositivo esce da XNL per raggiungere i vicini locali della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi dove alcuni lavori di Fabio Mauri, Ettore Spalletti, Wolfgang Laib, Fabio Mauri, Gregor Schneider, Pietro Roccasalva attendono il pubblico per renderlo partecipe di un dialogo con i capolavori di Otto e Novecento, raccolti dal collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi.
Come spiega Alberto Fiz, il titolo della mostra prende spunto dall'installazione di Maurizio Cattelan La rivoluzione siamo noi, nella quale l'artista, con compiacimento narcisistico, si autodenigra appendendosi a un gancio con gli abiti di feltro di Joseph Beuys che, nel 1972, realizzò un'opera dallo stesso titolo di forte impronta politica. Ad accomunare i due lavori sono la solitudine e la presa di posizione individuale, comportamenti che coinvolgono talvolta anche il collezionista.
“La rivoluzione siamo noi - dichiara Fiz - analizza la figura del collezionista intesa come mecenate del terzo millennio. Ma anche come ordinatore del caos e costruttore di una nuova progettualità dove lui stesso diventa responsabile. In tal senso, il collezionista non è un semplice acquirente di opere d'arte ma con le sue scelte assume un ruolo da protagonista nella vita pubblica”.
La mostra è suddivisa in otto sezioni - Complicità, Domestiche alterazioni, Rovesciare il Mondo, Enigma, L'altro visto da sé, Controllare il caos, Esplorazioni, Spazi di Monocromia - ciascuna delle quali rappresenta una collezione in un contesto animato da interferenze, suggestioni e scardinamenti temporali.
Nella seconda sezione, ad esempio, l'ambiente domestico subisce una profonda trasformazione con effetti ironici e paradossali, come dimostra la Sedia antropomorfa su cui compare la bandiera italiana di Armando Testa. Mentre protagonista della sezione "Enigma" è il mistero insondabile che lega la ricerca dei collezionisti e l'indagine degli artisti, come evidenziano la relazione tra Giorgio de Chirico e Giulio Paolini o le alchemiche testimonianze pittoriche di Gino De Dominicis.
Accompagnano la rassegna alcune video-interviste ai collezionisti, raccolte in un unico documento realizzato da Roberto Dassoni e Eugenio Gazzola.
La vocazione multidisciplinare del nuovo spazio espositivo è confermata, infine, dalle diverse iniziative collaterali, come la rassegna filmica curata da Marco Senaldi e i talk con collezionisti, artisti, critici e storici dell'arte, a cura di Alberto Fiz, oltre agli spettacoli teatrali, ai concerti e a un programma di didattica rivolto agli studenti.
Leggi anche:
• Piacenza 2020: un anno di eventi tra arte, cinema, musica
• La Rivoluzione siamo noi. Collezionismo italiano contemporaneo
Il nuovo spazio è il risultato della ristrutturazione di uno stabile industriale dei primi decenni del Novecento, riconsegnato alla città come luogo per raccontare il presente. A inaugurare i nuovi locali della Fondazione di Piacenza e Vigevano sarà la mostra La Rivoluzione siamo noi. Collezionismo italiano contemporaneo, in programma dal 1° febbraio al 24 maggio.
La rassegna, a cura di Alberto Fiz, organizzata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, con un progetto di allestimento di Michele De Lucchi e AMDL CIRCLE, racchiude oltre 150 opere - tra dipinti, fotografie, video e installazioni - di autori illustri, da Piero Manzoni a Maurizio Cattelan, da Marina Abramović e Tomás Saraceno a Andy Warhol, Bill Viola, Dan Flavin, provenienti da 18 importanti collezioni d’arte italiane che indagano trasversalmente movimenti, stili e tendenze della contemporaneità.
Fil rouge del percorso è il fenomeno del collezionismo nella sua globalità, con le vicende di oltre cinquant'anni. Ne emerge un grande affresco collettivo legato alla passione e al gusto del nostro tempo, che accompagna il visitatore in una sorta di museo ordinato dal curatore che instaura con i collezionisti un rapporto di complicità.
Il percorso espositivo esce da XNL per raggiungere i vicini locali della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi dove alcuni lavori di Fabio Mauri, Ettore Spalletti, Wolfgang Laib, Fabio Mauri, Gregor Schneider, Pietro Roccasalva attendono il pubblico per renderlo partecipe di un dialogo con i capolavori di Otto e Novecento, raccolti dal collezionista piacentino Giuseppe Ricci Oddi.
Come spiega Alberto Fiz, il titolo della mostra prende spunto dall'installazione di Maurizio Cattelan La rivoluzione siamo noi, nella quale l'artista, con compiacimento narcisistico, si autodenigra appendendosi a un gancio con gli abiti di feltro di Joseph Beuys che, nel 1972, realizzò un'opera dallo stesso titolo di forte impronta politica. Ad accomunare i due lavori sono la solitudine e la presa di posizione individuale, comportamenti che coinvolgono talvolta anche il collezionista.
“La rivoluzione siamo noi - dichiara Fiz - analizza la figura del collezionista intesa come mecenate del terzo millennio. Ma anche come ordinatore del caos e costruttore di una nuova progettualità dove lui stesso diventa responsabile. In tal senso, il collezionista non è un semplice acquirente di opere d'arte ma con le sue scelte assume un ruolo da protagonista nella vita pubblica”.
La mostra è suddivisa in otto sezioni - Complicità, Domestiche alterazioni, Rovesciare il Mondo, Enigma, L'altro visto da sé, Controllare il caos, Esplorazioni, Spazi di Monocromia - ciascuna delle quali rappresenta una collezione in un contesto animato da interferenze, suggestioni e scardinamenti temporali.
Nella seconda sezione, ad esempio, l'ambiente domestico subisce una profonda trasformazione con effetti ironici e paradossali, come dimostra la Sedia antropomorfa su cui compare la bandiera italiana di Armando Testa. Mentre protagonista della sezione "Enigma" è il mistero insondabile che lega la ricerca dei collezionisti e l'indagine degli artisti, come evidenziano la relazione tra Giorgio de Chirico e Giulio Paolini o le alchemiche testimonianze pittoriche di Gino De Dominicis.
Accompagnano la rassegna alcune video-interviste ai collezionisti, raccolte in un unico documento realizzato da Roberto Dassoni e Eugenio Gazzola.
La vocazione multidisciplinare del nuovo spazio espositivo è confermata, infine, dalle diverse iniziative collaterali, come la rassegna filmica curata da Marco Senaldi e i talk con collezionisti, artisti, critici e storici dell'arte, a cura di Alberto Fiz, oltre agli spettacoli teatrali, ai concerti e a un programma di didattica rivolto agli studenti.
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