A Roma fino all’8 marzo
Al MAXXI le Architetture di luce di Rosa Barba e un focus su Elisabetta Catalano
Michelangelo e Maria Pistoletto con levriero, Vitalità del negativo, 1970 Foto di Elisabetta Catalano | Courtesy Fondazione MAXXI
Samantha De Martin
26/11/2025
Roma - Luce, suono, film, linguaggio. Sono gli elementi interconnessi che guidano il pubblico del MAXXI alla scoperta della più ampia personale mai dedicata in Italia a Rosa Barba, artista agrigentina cresciuta in Germania, protagonista di spicco nella scena artistica contemporanea.
Fino all’8 marzo il Museo nazionale delle arti del XXI secolo le dedica Frame Time Open, il percorso a cura di Francesco Stocchi che racconta i suoi oltre vent’anni di ricerca attraverso sculture e film, oltre a due nuove produzioni realizzate appositamente per il progetto e presentate al MAXXI in anteprima assoluta. Ideata in stretta collaborazione con l’artista, che ha concepito anche l’allestimento, la mostra offre uno sguardo completo sulla sua metodologia in continua evoluzione, soffermandosi sulla posizione dell’artista come figura pionieristica nell’arte visiva contemporanea.
MAXXI, Rosa Barba, Allestimento | Foto: © Andrea Rossetti
«Il MAXXI - commenta Maria Emanuela Bruni, presidente Fondazione MAXXI - nasce come un osservatorio sul presente, un luogo in cui il linguaggio contemporaneo si intreccia con le eredità culturali e le visioni del domani. La ricerca di Rosa Barba incarna perfettamente questa missione: le sue opere, che attingono alla tradizione cinematografica, sono vere e proprie architetture di luce in movimento, capaci di indagare il tempo, la memoria e la realtà».
Come ha spiegato anche Francesco Stocchi, direttore artistico MAXXI e curatore della mostra, «Frame Time Open restituisce la ricerca visionaria di Rosa Barba, trasformando il MAXXI in un paesaggio dinamico in cui cinema, scultura e luce ridefiniscono la percezione del tempo».
La ricerca di Rosa Barba, il cui lavoro prende le mosse da una ricerca storica e socioculturale per proporre una visione puntuale sul presente, si muove a cavallo tra cinema, letteratura e scienza, passando in rassegna il tempo come materia fisica e concettuale. Concepito come un pentagramma tridimensionale, sensibile all’architettura dello spazio ed esposta su binari intrecciati, l’allestimento si configura come un’imponente struttura in acciaio e plexiglass che accoglie 24 opere dal 2009 al 2025, in un percorso libero con tre diversi punti di accesso. Il tempo diventa un flusso circolare fatto di luce e ritmo, mentre il suono enfatizza la dimensione sinestetica della mostra. Cuore del progetto sono due nuove produzioni. Co-commissionato dal MAXXI con CAM – Centro de Arte Moderna Gulbenkian e coprodotto da Fondazione In Between Art Film e Hamburger Kunsthalle, Myth and Mercury (2025) è un nuovo film in 35 mm. Prendendo spunto dai Quaderni del carcere di Gramsci, Barba guarda al Mediterraneo come un’idea in continua trasformazione. They Are Taking All My Letters (2025) invece è una scultura cinetica composta da acciaio, acrilico, alluminio, LED, motori e 34 strisce verticali di pellicola in celluloide da 70 mm in costante movimento, con parole stampate tratte da testi di Susan Howe, Charles Olson, Robert Creeley e dell’artista stessa. Le frasi, in continua trasformazione, generano combinazioni linguistiche sempre nuove, che tessono una riflessione sul tempo, sulla luce intermittente e sulla traduzione del linguaggio in immagine.
Marisa Merz - ritratto con Mario, Eliseo Mattiacci e Michelle Coudray, Quadriennale di Roma 1973 | Foto di Elisabetta Catalano | Courtesy Fondazione MAXXI
Ci spostiamo nel foyer Carlo Scarpa dove sempre fino all’8 marzo il focus Elisabetta Catalano. Obiettivo sugli artisti rende omaggio a una delle grandi protagoniste della fotografia italiana. Attraverso l’arte del ritratto, la fotografa romana scomparsa dieci anni fa ha saputo restituire il clima artistico e culturale dei suoi anni, fissando nel tempo i protagonisti di un’epoca e contribuendo a definire l’immaginario visivo dell’arte contemporanea. Dal suo obiettivo sono passati personaggi come Carla Accardi, Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Michelle Coudray, Gino De Dominicis, Michelangelo Pistoletto. Il percorso romano mette in dialogo ritratti ufficiali e provini provenienti dall’Archivio Elisabetta Catalano, offrendo uno sguardo ravvicinato sul suo metodo di lavoro. Da questo processo nascono i fotogrammi che oggi appartengono alla storia dell’immagine contemporanea. Omaggio e al tempo stesso racconto, l’esposizione diventa un ritratto della fotografa come testimone e protagonista della scena artistica e culturale che ha attraversato. Le opere in mostra al MAXXI diventano un mosaico del mondo dell’arte, nazionale e internazionale, dagli anni Settanta ai Duemila. Le nuove acquisizioni arricchiscono il nucleo delle sue opere già presenti nel patrimonio del Museo. A rappresentare la fotografa nella Collezione MAXXI Arte è una serie di dodici scatti dedicati a Gilbert & George, quattro stampe vintage donate dall’Archivio Catalano in occasione del Focus d’Archivio del 2019 e cinque ritratti d’autore conservati nella Collezione Fotografia del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.
Fino all’8 marzo il Museo nazionale delle arti del XXI secolo le dedica Frame Time Open, il percorso a cura di Francesco Stocchi che racconta i suoi oltre vent’anni di ricerca attraverso sculture e film, oltre a due nuove produzioni realizzate appositamente per il progetto e presentate al MAXXI in anteprima assoluta. Ideata in stretta collaborazione con l’artista, che ha concepito anche l’allestimento, la mostra offre uno sguardo completo sulla sua metodologia in continua evoluzione, soffermandosi sulla posizione dell’artista come figura pionieristica nell’arte visiva contemporanea.
MAXXI, Rosa Barba, Allestimento | Foto: © Andrea Rossetti
«Il MAXXI - commenta Maria Emanuela Bruni, presidente Fondazione MAXXI - nasce come un osservatorio sul presente, un luogo in cui il linguaggio contemporaneo si intreccia con le eredità culturali e le visioni del domani. La ricerca di Rosa Barba incarna perfettamente questa missione: le sue opere, che attingono alla tradizione cinematografica, sono vere e proprie architetture di luce in movimento, capaci di indagare il tempo, la memoria e la realtà».
Come ha spiegato anche Francesco Stocchi, direttore artistico MAXXI e curatore della mostra, «Frame Time Open restituisce la ricerca visionaria di Rosa Barba, trasformando il MAXXI in un paesaggio dinamico in cui cinema, scultura e luce ridefiniscono la percezione del tempo».
La ricerca di Rosa Barba, il cui lavoro prende le mosse da una ricerca storica e socioculturale per proporre una visione puntuale sul presente, si muove a cavallo tra cinema, letteratura e scienza, passando in rassegna il tempo come materia fisica e concettuale. Concepito come un pentagramma tridimensionale, sensibile all’architettura dello spazio ed esposta su binari intrecciati, l’allestimento si configura come un’imponente struttura in acciaio e plexiglass che accoglie 24 opere dal 2009 al 2025, in un percorso libero con tre diversi punti di accesso. Il tempo diventa un flusso circolare fatto di luce e ritmo, mentre il suono enfatizza la dimensione sinestetica della mostra. Cuore del progetto sono due nuove produzioni. Co-commissionato dal MAXXI con CAM – Centro de Arte Moderna Gulbenkian e coprodotto da Fondazione In Between Art Film e Hamburger Kunsthalle, Myth and Mercury (2025) è un nuovo film in 35 mm. Prendendo spunto dai Quaderni del carcere di Gramsci, Barba guarda al Mediterraneo come un’idea in continua trasformazione. They Are Taking All My Letters (2025) invece è una scultura cinetica composta da acciaio, acrilico, alluminio, LED, motori e 34 strisce verticali di pellicola in celluloide da 70 mm in costante movimento, con parole stampate tratte da testi di Susan Howe, Charles Olson, Robert Creeley e dell’artista stessa. Le frasi, in continua trasformazione, generano combinazioni linguistiche sempre nuove, che tessono una riflessione sul tempo, sulla luce intermittente e sulla traduzione del linguaggio in immagine.
Marisa Merz - ritratto con Mario, Eliseo Mattiacci e Michelle Coudray, Quadriennale di Roma 1973 | Foto di Elisabetta Catalano | Courtesy Fondazione MAXXI
Ci spostiamo nel foyer Carlo Scarpa dove sempre fino all’8 marzo il focus Elisabetta Catalano. Obiettivo sugli artisti rende omaggio a una delle grandi protagoniste della fotografia italiana. Attraverso l’arte del ritratto, la fotografa romana scomparsa dieci anni fa ha saputo restituire il clima artistico e culturale dei suoi anni, fissando nel tempo i protagonisti di un’epoca e contribuendo a definire l’immaginario visivo dell’arte contemporanea. Dal suo obiettivo sono passati personaggi come Carla Accardi, Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Michelle Coudray, Gino De Dominicis, Michelangelo Pistoletto. Il percorso romano mette in dialogo ritratti ufficiali e provini provenienti dall’Archivio Elisabetta Catalano, offrendo uno sguardo ravvicinato sul suo metodo di lavoro. Da questo processo nascono i fotogrammi che oggi appartengono alla storia dell’immagine contemporanea. Omaggio e al tempo stesso racconto, l’esposizione diventa un ritratto della fotografa come testimone e protagonista della scena artistica e culturale che ha attraversato. Le opere in mostra al MAXXI diventano un mosaico del mondo dell’arte, nazionale e internazionale, dagli anni Settanta ai Duemila. Le nuove acquisizioni arricchiscono il nucleo delle sue opere già presenti nel patrimonio del Museo. A rappresentare la fotografa nella Collezione MAXXI Arte è una serie di dodici scatti dedicati a Gilbert & George, quattro stampe vintage donate dall’Archivio Catalano in occasione del Focus d’Archivio del 2019 e cinque ritratti d’autore conservati nella Collezione Fotografia del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.
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