Dal 17 ottobre al 19 gennaio presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia

Wo-Man Ray: presto a Torino le donne del grande fotografo

Man Ray, Resurrection des mannequins (Mannequin de André Masson. Mannequin with a bird cage over her head), 1938/1966. Stampa vintage ai sali d'argento. Collezione privata Parma. Man Ray Trust by SIAE 2019
 

Francesca Grego

20/08/2019

Torino - “Solo da Man Ray potevamo attenderci la Ballata delle donne del tempo presente”, scrisse André Breton negli anni del secondo dopoguerra. E in effetti gli scatti dell’artista statunitense incrociano in modo unico visioni del corpo femminile e sperimentazioni che hanno scritto la storia della fotografia, in una continua metamorfosi di forme e significati.
Dal prossimo 17 ottobre li vedremo a Torino in una grande mostra allestita presso Camera – Centro Italiano per la Fotografia con importanti prestiti da collezioni italiane e internazionali, come quelle del Lee Miller Archive del Sussex, dello CSAC di Parma o del MAST di Bologna, dell’ASAC di Venezia e della Fondazione Marconi di Milano.

Circa 200 fotografie realizzate tra gli anni Venti e il 1976 (anno della scomparsa dell’autore) sono pronte a porre l’accento sulla fascinazione di Man Ray per la donna – musa, complice, assistente – che lo accompagnò come la più potente fonte di ispirazione attraverso tutte le fasi della sua avventura, dal Dadaismo al Surrealismo e oltre.
Immagini astratte, archetipi di seduzione, memorie classiche, ritratti realisti danno vita a una riflessione giocosa, poetica e raffinata sul tempo e sulle modalità della rappresentazione, mentre il genio di Philadelphia reinventa il linguaggio fotografico osando solarizzazioni e doppie esposizioni, fino ai celebri rayogrammi. Tra le chicche inserite nel percorso, capolavori come la serie Electricité (1931) o il rarissimo e inquietante Résurrection des mannequins (1938), testimonianza dell’Exposition International du Surréalisme di Parigi del 1938.

Ma Wo-Man Ray. Le seduzioni della fotografia va oltre i contorni dei singoli scatti, puntando lo sguardo verso le figure femminili di cui il fotografo si circondò: accanto a Juliet, la compagna di una vita cui è dedicato uno strepitoso, camaleontico portfolio (The Fifty Faces of Juliet, 1943-44), troviamo donne che furono artiste a loro volta: Dora Maar, che quest’anno sarà protagonista di una grande mostra tra il Centre Pompidou e la Tate Modern, Berenice Abbott con ritratti cult come quelli di James Joyce ed Eugéne Atget, Lee Miller con autoritratti, foto di moda e nudi stranianti. Tutte insieme restituiscono l’immagine della Parigi dell’avanguardia, dove il femminile e la fotografia condivisero cammini laterali e al tempo stesso decisivi.

A cura di Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, la mostra sarà visitabile dino al 19 gennaio 2020con il sostegno di Intesa Sanpaolo, Lavazza, Eni, Reda.

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