Tornano come nuovi due simboli di Venezia
Venezia
25/04/2013
Venezia - A pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, si concludono i lavori di restauro di due dei monumenti più rappresentarvi di Venezia: il Ponte di Rialto e il Campanile di San Marco.
Per il primo, i lavori di recupero sono serviti a ripulire le sue parti lignee e lapidee da graffiti e altri segni vandalici. L’operazione è stata interamente finanziata con fondi privati, tra cui quelli messi a disposizione dai commercianti delle botteghe che hanno sede sul ponte.
Più complesso il restauro che ha riguardato il campanile per il quale sono stati necessari ben sette anni di cantiere, cinque dei quali dedicati a lavori di consolidamento, grazie ad una cintura di barre in titanio con le quali sono state fasciate le fondamenta, tecnica utilizzata anche per la facciata di S.Pietro a Roma. Torna così a svettare sicuro su Venezia il campanile quel gigante che nel lontano 1902, a causa di un intervento errato sul paramento murario, aveva spaventato i cittadini crollando su se stesso e seppellendo la la loggetta del Sansovino, ricostruita poi dieci anni più tardi, riutilizzando in parte i materiali originali.
Nicoletta Speltra
Per il primo, i lavori di recupero sono serviti a ripulire le sue parti lignee e lapidee da graffiti e altri segni vandalici. L’operazione è stata interamente finanziata con fondi privati, tra cui quelli messi a disposizione dai commercianti delle botteghe che hanno sede sul ponte.
Più complesso il restauro che ha riguardato il campanile per il quale sono stati necessari ben sette anni di cantiere, cinque dei quali dedicati a lavori di consolidamento, grazie ad una cintura di barre in titanio con le quali sono state fasciate le fondamenta, tecnica utilizzata anche per la facciata di S.Pietro a Roma. Torna così a svettare sicuro su Venezia il campanile quel gigante che nel lontano 1902, a causa di un intervento errato sul paramento murario, aveva spaventato i cittadini crollando su se stesso e seppellendo la la loggetta del Sansovino, ricostruita poi dieci anni più tardi, riutilizzando in parte i materiali originali.
Nicoletta Speltra
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