Ebe (San Pietroburgo, Ermitage)

 
DESCRIZIONE:
Antonio Canova realizzò la serie di sculture intitolate Ebe tra il 1796 e il 1817. Della statua esistono quattro versioni autografe del maestro, oltre all’originale modello in gesso, ultimato nel 1796.
Figlia di Zeus e di Era, coppiera delle divinità dell’Olimpo, la dea Ebe appare sempre connessa all’eterna giovinezza.
Quella conservata all’Ermitage di San Pietroburgo è la seconda versione della statua. Ebe, colta dallo scultore nel suo incedere, sembra danzare. È sorretta da una nuvola, il braccio destro è sollevato a sorreggere un’anfora in bronzo, mentre la mano sinistra stringe una coppa, pronta a deliziare gli dei con il suo contenuto.
Canova immortala la protagonista mentre si posa in punta di piedi, la gamba sinistra in appoggio, la destra ancora leggermente sollevata indietro. Il suo sguardo è fisso in avanti, la bocca leggermente socchiusa, mentre un sorriso appena percettibile discende sulle labbra.
La pelle, quasi diafana, diffonde la luce in modo uniforme, mentre i capelli, sollevati e riuniti in un’acconciatura sobria, tra riccioli e ciocche, generano un vivace chiaroscuro.
Ritratta seminuda, con i suoi piccoli seni scoperti, Ebe indossa un abito leggero e svolazzante, che valorizza il suo corpo con un morbido panneggio.
I piedi, delicatamente appoggiati sulla punta, levigati con cura, emanano un’infinita grazia, conferendo all’opera una leggerezza estrema. Purtroppo questa seconda versione, assieme alla prima conservata oggi a Berlino, non piacque alla critica. Il viso a dea fu giudicato troppo poco espressivo e quella nuvola, posta sotto i suoi piedi, veniva considerata eccessivamente barocca.
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