Dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017
Il misterioso linguaggio di Basquiat, laccio tra diverse culture, protagonista al MUDEC
Jean-Michel Basquiat, Three Delegates, 1982
Ludovica Sanfelice
27/10/2016
Milano - Il MUDEC, Museo delle Culture, è il luogo più indicato per celebrare la pittura di Jean-Michel Basquiat a Milano.
Oltre a rispondere all’esigenza di integrare il nuovo polo milanese in una scena culturale molto viva e competitiva con proposte rivolte al grande pubblico, l’esposizione dedicata all’artista americano tiene fede alla vocazione del museo ponendo l’accento sulla sua pittura “creola”, esemplare ponte di collegamento tra diverse culture.
Arrivano a testimoniarlo 100 opere, provenienti da collezioni private, che dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 permetteranno di ripercorrere l’intensa carriera interrotta dalla sua morte prematura a soli ventisette anni.
Un’incurabile perdita per l’arte contemporanea che, dall’attrito tra le energie urbane della tentacolare New York e il grido delle radici marchiate a fuoco dalla schiavitù e dalla diaspora, grazie alla sua opera vide scaturire la scintilla della ribellione e fu chiamata a riflettere sull’identità umana e sulla questione razziale.
Perchè ciò che capitò nella scena artistica degli anni Ottanta fu di assistere al primo vagito di un linguaggio grafico radicale dal fascino misterioso e primitivo che trasformò l'inconsapevole e stropicciato Basquiat in uno dei "padri" dell'american graffiti.
Per approfondimenti:
SCHEDA della MOSTRA: Jean-Michel Basquiat
Guida d'arte di Milano
Oltre a rispondere all’esigenza di integrare il nuovo polo milanese in una scena culturale molto viva e competitiva con proposte rivolte al grande pubblico, l’esposizione dedicata all’artista americano tiene fede alla vocazione del museo ponendo l’accento sulla sua pittura “creola”, esemplare ponte di collegamento tra diverse culture.
Arrivano a testimoniarlo 100 opere, provenienti da collezioni private, che dal 28 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 permetteranno di ripercorrere l’intensa carriera interrotta dalla sua morte prematura a soli ventisette anni.
Un’incurabile perdita per l’arte contemporanea che, dall’attrito tra le energie urbane della tentacolare New York e il grido delle radici marchiate a fuoco dalla schiavitù e dalla diaspora, grazie alla sua opera vide scaturire la scintilla della ribellione e fu chiamata a riflettere sull’identità umana e sulla questione razziale.
Perchè ciò che capitò nella scena artistica degli anni Ottanta fu di assistere al primo vagito di un linguaggio grafico radicale dal fascino misterioso e primitivo che trasformò l'inconsapevole e stropicciato Basquiat in uno dei "padri" dell'american graffiti.
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