Nel Parco Archeologico due nuove attrazioni

Decori preziosi e grani antichi: a Pompei rinasce la Casa di Cerere

Affreschi della Casa di Cerere I Courtesy Parco Archeologico di Pompei
 

Francesca Grego

15/06/2022

Napoli - Affreschi dai colori vivaci, pavimenti a mosaico, un grande orto mediterraneo e una storia tutta da raccontare: è la Casa di Cerere che, dopo un importante restauro, dà il benvenuto ai visitatori del Parco Archeologico di Pompei. Oltre a ripristinare spazi e decori, i recenti lavori hanno dotato la domus di un nuovo impianto di illuminazione alimentato esclusivamente a energia solare che ne valorizza le bellezze, nonché di un piccolo percorso espositivo che dà risalto agli oggetti rinvenuti in loco. Anche il grande giardino è tornato a fiorire con piante di farro e grano antico dedicate alla dea delle messi, della terra e della fertilità dalla quale la casa prende il nome.


Interni della Casa di Cerere I Courtesy Parco Archeologico di Pompei

All’inizio degli anni Cinquanta, quando la domus fu scoperta, gli archeologi la dedicarono a Cerere per via del busto della dea rinvenuto in una delle camere da letto. Per Pompei non era un reperto così comune: risaliva al IV secolo a.C., più di 400 anni prima dell’eruzione che fermò la vita della città. Doveva aver rivestito un pregio particolare anche per gli abitanti della casa, che con ogni probabilità l’avevano acquistata sul mercato antiquario. Il culto di Cerere, tuttavia, era molto diffuso negli ultimi anni di vita della colonia: lo dimostrano i busti fittili ritrovati in altre domus, forse provenienti tutti da un luogo di culto danneggiato dal terremoto del 62 a.C. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un santuario scoperto negli anni Ottanta del Novecento fuori da Porta Nocera, dove si veneravano Demetra-Ecate (altro nome di Cerere) e Giove Meilichio.


Busto fittile di Cerere I Courtesy Parco Archeologico di Pompei 

Ma la Casa di Cerere non è l’unica novità destinata ai visitatori di Pompei, che nella stessa strada potranno finalmente tornare ad ammirare lo scheletro del cavallo rinvenuto alla fine degli anni Trenta dal celebre archeologo Amedeo Maiuri. Dopo anni di abbandono, tecnologie di ultima generazione hanno restituito ai resti del poderoso quadrupede colore e consistenza, mentre alcuni pezzi mancanti sono stati ricostruiti in stampe 3D. Rilievi a laser scanner hanno permesso di restituire al cavallo la giusta postura e di procedere infine al corretto rimontaggio di ossa e cranio. Anche ciechi e ipovedenti potranno fare conoscenza con il cavallo di Maiuri grazie a un modello per la fruizione tattile avanzata e alle spiegazioni in linguaggio braille, che ricostruiscono la storia dell’animale dal ritrovamento al restauro e svelano ai visitatori quanto scoperto dagli archeologi sul suo conto.


La testa del cavallo di Amedeo Maiuri in mostra al Parco Archeologico di Pompei I Courtesy Parco Archeologico di Pompei  

A Pompei prosegue il lavoro di studio, tutela e valorizzazione secondo il modello del ‘museo diffuso’”, ha spiegato il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel: “Nella casa di Cerere, oltre a ripristinare la spazialità dell'abitazione, distinta da alcuni ambienti con decorazione raffinatissima in II stile e prima solo parzialmente fruibile, è stato realizzato un sistema di illuminazione alimentata al 100% da un sistema di coppi fotovoltaici e dunque a impatto ambientale zero. Nell’isolato accanto, invece, i visitatori potranno ammirare lo scheletro di un cavallo nella sua posizione originale, restaurato grazie a un intervento multidisciplinare che ha visto all'opera restauratori e archeologi costantemente affiancati da un archeozoologo”.


Il giardino della Casa di Cerere ricostruito filologicamente I Courtesy Parco Archeologico di Pompei 

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