Dalla pittura alla fotografia, le prossime mostre a Palazzo Roverella

Renoir e l'Italia, un'attrazione fatale da scoprire a Rovigo

Pierre Auguste Renoir, Le grandi bagnanti, 1884-87. Olio su tela. Philadelphia Museum of Art I Philadelphia Museum of Art, Public domain, via Wikimedia Commons
 

Francesca Grego

09/06/2021

Rovigo - Nell’autunno del 1881 Pierre Auguste Renoir è in crisi. L’impressionismo gli sta stretto: desidera studiare a fondo il disegno, la linea, la tecnica a olio e rendere le forme in modo più incisivo. Seguendo l’esempio di Ingres, decide di partire per l’Italia per conoscere da vicino l’arte antica e i maestri del Rinascimento. Si innamorerà della pittura veneta, degli affreschi di Pompei, del grande Raffaello. E la sua arte non sarà più la stessa. Prende le mosse da qui la grande mostra Renoir e l’Italia, punta di diamante del programma espositivo dei prossimi mesi a Palazzo Roverella

Tra febbraio e giugno 2022 ammireremo l’ultima produzione del maestro francese in una mostra dedicata. Dal decisivo soggiorno nel Belpaese alla lunga gestazione delle Grandi Bagnanti, fino ai dipinti della vecchiaia, un aspetto non troppo noto della sua opera si svelerà nei dettagli, seguendo il filo della biografia scritta dal figlio Jean Renoir, il celebre regista pioniere della Nouvelle Vague. “Studiare il viaggio italiano di Pierre Auguste Renoir e farne l’oggetto di una mostra significa ricostruire i suoi spostamenti, gli incontri, ciò che vide, e misurare il durevole impatto che questo fondamentale soggiorno riverberò sul prosieguo della sua produzione artistica, che culminerà nell’abbandono della tecnica e della poetica impressioniste”, afferma il curatore Paolo Bolpagni. In evidenza, l’originalità di un’arte tutt’altro che attardata: uno dei primi esempi di quel ritorno moderno alla classicità che sarebbe stata perseguita da molti pittori negli anni Venti e Trenta, come testimonierà una sorprendente serie di confronti da scoprire nelle sale di Palazzo Roverella. 


Robert Doisneau, Le baiser de L’Hotel De Ville, 1950 | © Atelier Robert Doisneau

Renoir non sarà il solo maestro francese ospite a Rovigo. Prima di lui, a partire dal 23 settembre, un’altra grande mostra accoglierà nella stessa sede gli scatti di Robert Doisneau, autore del più celebre bacio della storia della fotografia ma soprattutto, insieme a Cartier-Bresson, il padre della fotografia umanista e del fotogiornalismo di strada. Centotrenta stampe ai sali d’argento provenienti dalla collezione dell’Atelier Doisneau di Montrouge ne ripercorreranno l’opera trasversalmente, tra immagini realizzate su commissione e scene catturate durante i suoi vagabondaggi in giro per Parigi, in una fabbrica o in un jazz club, al bancone di un bistrot o sotto il cielo. “Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”, ha detto l’artista: “Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori”. Nei suoi scatti ironia e umanità sono libere di dispiegarsi al meglio grazie a una tecnica sopraffina: quasi “una funzione animale”, che entra in azione automaticamente quando lasciandosi impregnare dal “momento poetico” come “carta assorbente”. 


Robert Doisneau, Les frères, rue du Docteur Lecène, Paris, 1934 I © Atelier Robert Doisneau 

Se Palazzo Roverella guarda alla grande arte internazionale, Palazzo Roncale, altro importante spazio espositivo rodigino, si concentra con sguardo aperto e vivace sulla storia e sul patrimonio del territorio. Nascono così le mostre 70 anni dopo. La grande alluvione, in programma da ottobre a gennaio per ricordare un evento che ha sconvolto l’Italia intera, e Giovanni Miani. Il leone bianco del Nilo, dedicata a un “Indiana Jones dell’Ottocento” che da Rovigo è partito alla volta del fiume egizio per rintracciarne le misteriose sorgenti. E per gli sportivi, ecco L’ovale rossoblù. Il rugby in Polesine, sulle tracce di una passione che qui conta più del tifo calcistico e che è riuscita a portare l’immagine di un piccolo territorio ben oltre i suoi confini. 

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