OPEN-CLOSE - Mostra dei vincitori del Concorso Zucchelli 2021
Nikola Filipovic, Theory of youth, 2020, stampa sublimatica su tessuto, 140x190 cm.
Dal 7 May 2021 al 29 July 2021
Bologna
Luogo: Fondazione Zucchelli Zu.Art giardino delle arti
Indirizzo: Vicolo Malgrado 3/2
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 9.30 alle ore 11.30, su prenotazione
Curatori: Carmen Lorenzetti
Enti promotori:
- Fondazione Zucchelli in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Bologna
Costo del biglietto: ingresso gratuito su prenotazione scrivendo una mail entro il giorno precedente
E-Mail info: eventi.fondazionezucchelli@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.fondazionezucchelli.it
Venerdì 7 maggio, presso Zu.Art giardino delle arti di Fondazione Zucchelli apre OPEN-CLOSE. Mostra dei Vincitori del Concorso Zucchelli 2021, a cura di Carmen Lorenzetti e parte del circuito di ART CITY Bologna 2021, promosso dal Comune di Bologna nell'ambito di Bologna Estate.
Dal 1963, la Fondazione Zucchelli sostiene le nuove generazioni assegnando, attraverso il Concorso Zucchelli, borse di studio agli allievi più meritevoli dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. La collettiva presenta i lavori di sei giovani artisti vincitori del Concorso Zucchelli, selezionati da una giuria composta da Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna, e dai docenti, critici d’arte e curatori Valerio Dehò e Carmen Lorenzetti.
Il vincitore del Primo Premio (Premio al Talento) è Gioele Villani (Firenze, 1994) con l’opera tree_gen/habitat/, con cui prosegue la sua ricerca sul codice informatico come testo poetico attraverso l’invenzione di un linguaggio generativo (Succosa) che disegna forme bizzarre evocanti l’intrico vegetale di un sottobosco. Il codice è in grado di creare infinite variazioni, aprendo molteplici possibilità di riflessione sulla relazione uomo-macchina, natura-automazione.
Una Menzione d'Onore è stata attribuita alla proposta di Michele Di Pirro (Forlì, 1995) dal titolo Opere di Nero Induzione, composta da una tela di recupero completamente ricoperta di brandelli di carta termica, i quali, sottoposti al calore, rilasciano un colore nero intenso. I segni di usura sulla superficie della carta creano intensi contrasti di vuoti e pieni, che vanno lentamente a uniformarsi a causa delle proprietà chimiche di questo materiale.
Il Terzo Premio è stato assegnato, ex aequo, a quattro partecipanti: Nikola Filipovic (Kotor, Montenegro, 1994) con The theory of youth, tre stampe monocromatiche blu su fondo bianco, che evocano situazioni in cui le persone non hanno il pieno controllo del proprio corpo e si trovano dunque in equilibrio precario, forse alla ricerca di una trasmigrante cultura identitaria; Mór Mihály Kovács (Budapest, 1998) con Hopscotch, un’opera che appare introversa e in bilico tra figurazione e plasticità, dove la curvatura definisce nettamente l’interno, caratterizzato da ruvido mosaico, e l’esterno, liscio e neutro, quasi a indicare un “frammento archeologico” custodito nel guscio della contemporaneità; Alice Mazzei (Pontremoli, 1998) con Patìa, dipinto a olio in cui, con l’alternarsi di luci e ombre, pieni e vuoti, voci e silenzi, la tensione dei panneggi, rigidi e fluidi allo stesso tempo, rende manifesta la costante ambivalenza sottesa alla dimensione delle forme; Mehrnoosh Roshanaei (Teheran, 1988) con il video di animazione The Last Song, in cui ha ricreato in 3D i fiori di Franklinia alatamaha, una pianta che dall’inizio del XIX secolo è stata dichiarata scomparsa in natura, accompagnati dal canto d’amore di uccello ormai estinto.
La mostra tiene presente la pluralità di media con cui si esprimono, che va dalla pittura, alla scultura, all’installazione, alla fotografia fino al video, a testimonianza del dibattito sempre vivace che l’Accademia di Belle Arti di Bologna propone, come scrive Carmen Lorenzetti nel testo che accompagna la mostra: “La diversità delle espressioni e dei linguaggi utilizzati è una prova della capacità degli artisti, ma anche dell’Accademia che fornisce possibilità, suggestioni e stimoli attraverso un percorso formativo poliedrico che accoglie non solo docenti interni competenti e appassionati, ma anche seminari e workshop in un continuo confronto con l’eccellenza che viene da fuori”.
Dal 1963, la Fondazione Zucchelli sostiene le nuove generazioni assegnando, attraverso il Concorso Zucchelli, borse di studio agli allievi più meritevoli dell'Accademia di Belle Arti di Bologna. La collettiva presenta i lavori di sei giovani artisti vincitori del Concorso Zucchelli, selezionati da una giuria composta da Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna, e dai docenti, critici d’arte e curatori Valerio Dehò e Carmen Lorenzetti.
Il vincitore del Primo Premio (Premio al Talento) è Gioele Villani (Firenze, 1994) con l’opera tree_gen/habitat/, con cui prosegue la sua ricerca sul codice informatico come testo poetico attraverso l’invenzione di un linguaggio generativo (Succosa) che disegna forme bizzarre evocanti l’intrico vegetale di un sottobosco. Il codice è in grado di creare infinite variazioni, aprendo molteplici possibilità di riflessione sulla relazione uomo-macchina, natura-automazione.
Una Menzione d'Onore è stata attribuita alla proposta di Michele Di Pirro (Forlì, 1995) dal titolo Opere di Nero Induzione, composta da una tela di recupero completamente ricoperta di brandelli di carta termica, i quali, sottoposti al calore, rilasciano un colore nero intenso. I segni di usura sulla superficie della carta creano intensi contrasti di vuoti e pieni, che vanno lentamente a uniformarsi a causa delle proprietà chimiche di questo materiale.
Il Terzo Premio è stato assegnato, ex aequo, a quattro partecipanti: Nikola Filipovic (Kotor, Montenegro, 1994) con The theory of youth, tre stampe monocromatiche blu su fondo bianco, che evocano situazioni in cui le persone non hanno il pieno controllo del proprio corpo e si trovano dunque in equilibrio precario, forse alla ricerca di una trasmigrante cultura identitaria; Mór Mihály Kovács (Budapest, 1998) con Hopscotch, un’opera che appare introversa e in bilico tra figurazione e plasticità, dove la curvatura definisce nettamente l’interno, caratterizzato da ruvido mosaico, e l’esterno, liscio e neutro, quasi a indicare un “frammento archeologico” custodito nel guscio della contemporaneità; Alice Mazzei (Pontremoli, 1998) con Patìa, dipinto a olio in cui, con l’alternarsi di luci e ombre, pieni e vuoti, voci e silenzi, la tensione dei panneggi, rigidi e fluidi allo stesso tempo, rende manifesta la costante ambivalenza sottesa alla dimensione delle forme; Mehrnoosh Roshanaei (Teheran, 1988) con il video di animazione The Last Song, in cui ha ricreato in 3D i fiori di Franklinia alatamaha, una pianta che dall’inizio del XIX secolo è stata dichiarata scomparsa in natura, accompagnati dal canto d’amore di uccello ormai estinto.
La mostra tiene presente la pluralità di media con cui si esprimono, che va dalla pittura, alla scultura, all’installazione, alla fotografia fino al video, a testimonianza del dibattito sempre vivace che l’Accademia di Belle Arti di Bologna propone, come scrive Carmen Lorenzetti nel testo che accompagna la mostra: “La diversità delle espressioni e dei linguaggi utilizzati è una prova della capacità degli artisti, ma anche dell’Accademia che fornisce possibilità, suggestioni e stimoli attraverso un percorso formativo poliedrico che accoglie non solo docenti interni competenti e appassionati, ma anche seminari e workshop in un continuo confronto con l’eccellenza che viene da fuori”.
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