Dolci trionfi e finissime piegature. Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici

Dolci trionfi: sculture in zucchero per le nozze di Maria de' Medici, Galleria Palatina, Firenze
Dal 10 March 2015 al 7 June 2015
Firenze
Luogo: Galleria Palatina
Indirizzo: piazza Pitti 1
Orari: da martedì a domenica 8,15-18,50
Curatori: Giovanna Giusti, Riccardo Spinelli
Enti promotori:
- Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
- Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
- Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
- Galleria Palatina di Palazzo Pitti Firenze
- Firenze Musei
- con il patrocinio di EXPO Milano 2015
Costo del biglietto: intero € 13, ridotto € 6.50
Telefono per informazioni: +39 055 2388614
E-Mail info: galleriapalatina@polomuseale.firenze.it
Sito ufficiale: http://www.polomuseale.firenze.it
L’idea di questa mostra prende avvio dal banchetto tenutosi in Palazzo Vecchio la sera del 5 ottobre 1600 per le nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia.
Grazie alla puntuale Descrizione che ne dette Michelangelo Buonarroti il Giovane sono noti gli allestimenti progettati dall’architetto Bernardo Buontalenti per la tavola regia e per quelle degli ospiti e da Jacopo Ligozzi circa una ‘credenza’ a forma di giglio di Francia, contenente ben duemila pezzi del tesoro mediceo.
La documentazione archivistica relativa a questa cerimonia ha confermato il ruolo cardine avuto sia dalle sculture realizzate per l’occasione in zucchero, ‘alimenti decorativi’ concepiti alla stregua di vere e proprie opere d’arte – esemplificate su illustri prototipi di scultori fiorentini di fine Cinquecento quali Giambologna, Pietro Tacca, Gasparo Mola – sia quello delle virtuosistiche piegature di tovaglioli di lino, che stupirono i convitati.
Le sculture in zucchero, alcune di dimensioni considerevoli (quella con Enrico IV a cavallo era alta due braccia, cioè 115 centimetri e aveva una base ugualmente modellata in zucchero), così come le altre ispirate alle ‘Fatiche d’Ercole’, alle ‘Divinità’, alle ‘Cacce’ e a temi venatori e pastorali suscitarono l’ammirazione della regina e degli ospiti, qualificandosi come espressione raffinata della genialità degli artefici fiorentini in un’occasione d’importanza politico-diplomatica senza precedenti per Casa Medici.
Prendendo dunque le mosse da queste nozze e da queste feste, l’esposizione intende rievocare il banchetto con una suggestiva ricostruzione sia della ‘mensa regia’, sia della ‘credenza del giglio’ e del suo arredo, visibili in mostra nella sala detta ‘di Bona’ e dovute alla scenografia di Giovanna Fezzi Borella e Claudio Rocca, mentre il progetto dell’allestimento espositivo e la direzione dei lavori si devono all’architetto Mauro Linari.
Fulcro della rievocazione storica è la riproduzione d’alcune di quelle figure in zucchero, oggi dovute alla sapiente manualità di Sarah e Giacomo Del Giudice che nella loro Fonderia a Strada in Chianti hanno lavorato seguendo rigorosamente le tecniche di fusione tradizionali; parimenti, le fantastiche ‘piegature’ di tovaglioli realizzate dal maestro Joan Sallas si offrono come documento e trasmissione di un’arte che vide proprio a Firenze, con questo celebre banchetto, il suo apogeo.
Ai bronzi cinquecenteschi, ai trattati e ai documenti d’archivio, si uniscono nell’esposizione le effigi dei principali protagonisti – la neo-regina Maria ed Enrico IV – così come quelle dei tanti ‘comprimari’ che dettero vita alle cerimonie e ai loro apparati. Tra questi, Michelangelo Buonarroti il Giovane che ne redasse la puntuale cronaca; gli artisti che prestarono la loro opera nel produrre oggetti o nel dirigerne la realizzazione (Giambologna, Ligozzi, Cigoli, Buontalenti); i musicisti e i letterati – presenti con i libretti e gli spartiti degli spettacoli – che allietarono sia il banchetto della sera del 5 ottobre, sia la recita dell’Euridice rappresentata il giorno successivo a Pitti.
Grazie alla puntuale Descrizione che ne dette Michelangelo Buonarroti il Giovane sono noti gli allestimenti progettati dall’architetto Bernardo Buontalenti per la tavola regia e per quelle degli ospiti e da Jacopo Ligozzi circa una ‘credenza’ a forma di giglio di Francia, contenente ben duemila pezzi del tesoro mediceo.
La documentazione archivistica relativa a questa cerimonia ha confermato il ruolo cardine avuto sia dalle sculture realizzate per l’occasione in zucchero, ‘alimenti decorativi’ concepiti alla stregua di vere e proprie opere d’arte – esemplificate su illustri prototipi di scultori fiorentini di fine Cinquecento quali Giambologna, Pietro Tacca, Gasparo Mola – sia quello delle virtuosistiche piegature di tovaglioli di lino, che stupirono i convitati.
Le sculture in zucchero, alcune di dimensioni considerevoli (quella con Enrico IV a cavallo era alta due braccia, cioè 115 centimetri e aveva una base ugualmente modellata in zucchero), così come le altre ispirate alle ‘Fatiche d’Ercole’, alle ‘Divinità’, alle ‘Cacce’ e a temi venatori e pastorali suscitarono l’ammirazione della regina e degli ospiti, qualificandosi come espressione raffinata della genialità degli artefici fiorentini in un’occasione d’importanza politico-diplomatica senza precedenti per Casa Medici.
Prendendo dunque le mosse da queste nozze e da queste feste, l’esposizione intende rievocare il banchetto con una suggestiva ricostruzione sia della ‘mensa regia’, sia della ‘credenza del giglio’ e del suo arredo, visibili in mostra nella sala detta ‘di Bona’ e dovute alla scenografia di Giovanna Fezzi Borella e Claudio Rocca, mentre il progetto dell’allestimento espositivo e la direzione dei lavori si devono all’architetto Mauro Linari.
Fulcro della rievocazione storica è la riproduzione d’alcune di quelle figure in zucchero, oggi dovute alla sapiente manualità di Sarah e Giacomo Del Giudice che nella loro Fonderia a Strada in Chianti hanno lavorato seguendo rigorosamente le tecniche di fusione tradizionali; parimenti, le fantastiche ‘piegature’ di tovaglioli realizzate dal maestro Joan Sallas si offrono come documento e trasmissione di un’arte che vide proprio a Firenze, con questo celebre banchetto, il suo apogeo.
Ai bronzi cinquecenteschi, ai trattati e ai documenti d’archivio, si uniscono nell’esposizione le effigi dei principali protagonisti – la neo-regina Maria ed Enrico IV – così come quelle dei tanti ‘comprimari’ che dettero vita alle cerimonie e ai loro apparati. Tra questi, Michelangelo Buonarroti il Giovane che ne redasse la puntuale cronaca; gli artisti che prestarono la loro opera nel produrre oggetti o nel dirigerne la realizzazione (Giambologna, Ligozzi, Cigoli, Buontalenti); i musicisti e i letterati – presenti con i libretti e gli spartiti degli spettacoli – che allietarono sia il banchetto della sera del 5 ottobre, sia la recita dell’Euridice rappresentata il giorno successivo a Pitti.
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