Alberto Gandolfo. Quello che resta
Dal 30 Ottobre 2019 al 24 Novembre 2019
Milano
Luogo: Officine Fotografiche
Indirizzo: via Friuli 60
Orari: dal lunedì al giovedì: 14-20; venerdì: 10-17; sabato e domenica chiuso
Curatori: Benedetta Donato
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.54050043
E-Mail info: ofm@officinefotografiche.org
Dal 31 ottobre al 24 novembre 2019, Officine Fotografiche di Milano ospita la mostra Quello che resta che presenta 35 fotografie di Alberto Gandolfo (Palermo, 1983).
La mostra, curata da Benedetta Donato, ruota attorno alla ricerca fotografica dell’artista siciliano, iniziata nel gennaio del 2017, che prende spunto dalle vicende di cronaca risalenti al passato italiano più recente, mettendo al centro della narrazione i familiari e le persone vicine alle vittime di episodi tragici, impegnate in lunghe battaglie alla ricerca della verità.
“Conosciamo le storie di cronaca, ricordiamo com’erano i volti delle persone tragicamente scomparse – afferma lo stesso Alberto Gandolfo -, ma poco o nulla sappiamo di chi resta, di quelle persone che, oltre a vivere un grande dolore, dovuto alla perdita di un proprio caro, ereditano battaglie portate avanti alla ricerca della verità e della giustizia”.
Per oltre un anno, Alberto Gandolfo ha documentato e approfondito 27 storie, dalla strage di Piazza Fontana ai casi Englaro e Welby, da Peppino Impastato a Paolo Borsellino, fino ai più recenti accadimenti della strage di Viareggio e del caso Cucchi. A queste e altre storie corrispondono i ritratti di volti dei familiari delle vittime, finora rimasti quasi sconosciuti. Renderli visibili, è il mezzo per mantenere alta l'attenzione sulle evoluzioni di vicende specifiche e assai particolari, in cui necessariamente tutti sono coinvolti.
“Ci sono le vite di chi resta – dichiara Benedetta Donato -, i lasciti involontari riportati nelle testimonianze raccolte dall'autore; quelle che vanno oltre la tempestività e la prossimità legate all'immediata narrazione delle manifestazioni di eventi concomitanti, al di là delle reazioni subitanee del dolore che può scaturire dalla perdita di una persona cara. Esistenze trasformate e spese alla ricerca di un'unica verità che, proprio come la fotografia, non collima mai del tutto con la realtà”.
“Finalmente – prosegue Benedetta Donato - riconosciamo in quei volti le esistenze reali di chi ha condotto battaglie tuttora in atto e ci prendiamo carico di storie ed evoluzioni appartenenti alla nostra contemporaneità che, grazie alle fotografie di Alberto Gandolfo, non rischiano di cadere nell'oblio”.
L’intero ciclo di fotografie di Quello che resta è contenuto nell’omonimo volume, curato da Benedetta Donato, pubblicato da Silvana Editoriale (€28,00; 180 pagine; 100 immagini in b/n; edizione limitata di 400 copie numerate, ed. trilingue italiano/inglese/francese) che, oltre al testo introduttivo e alle schede monografiche redatte dalla curatrice, accoglie un contributo di Giovanna Calvenzi.
Alberto Gandolfo
Nasce a Palermo nel 1983. Da sempre appassionato di fotografia, nel 2010 inizia un percorso di formazione presso un istituto di settore della sua città.
Apprende le tecniche di stampa del bianco e nero seguendo un workshop con Antonio Manta, approfondisce generi e approcci diversi, in un percorso specifico con autori quali Valerio Bispuri ed Efrem Raimondi. Ispirato da quest'ultimo e dalla produzione di grandi maestri, come Richard Avedon e Paolo Roversi, si specializza nel ritratto.
Negli ultimi anni ha realizzato numerosi progetti, ritraendo personaggi comuni ed esponenti della cultura nazionale ed internazionale.
Le sue opere sono state esposte in diverse sedi, tra cui si ricordano: la GAM – Galleria d'Arte Moderna di Palermo, Fondazione Teatro Massimo di Palermo e in occasione dei Voies Off, durante il prestigioso festival internazionale Les Rencontres de La Photographie d'Arles.
Nel 2016 fonda Église, realtà nata con lo scopo di promuovere la fotografia, attraverso l'articolazione di attività di formazione ed espositive continue sul territorio palermitano.
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