Giorgio Galimberti. Il sogno di George

© Giorgio Galimberti. Courtesy Glenda Cinquegrana Art Consulting. | Giogio Galimberti, Forme di spazio #29
Dal 27 January 2022 al 12 March 2022
Milano
Luogo: Glenda Cinquegrana Art Consulting
Indirizzo: Via Settembrini 17
Orari: dal martedì al sabato dalle 15.00 alle 19.00
Curatori: Glenda Cinquegrana
Telefono per informazioni: +39 02 49429104
E-Mail info: info@glendacinquegrana.com
Sito ufficiale: http://www.glendacinquegrana.com
“Lasciateli stare i sognatori, sono gente di carbone per vecchi treni a vapore, lasciateli stare nelle loro piccole case, che abitano come tasche, piene di spine e di more”. (G. Nadalini)
Glenda Cinquegrana Art Consulting è lieta di presentare“Il sogno di George” la prima personale che la galleria dedicata al fotografo italiano mid-career Giorgio Galimberti.
Il titolo della mostra, “Il Sogno di George” si riferisce ad alcune peculiari caratteristiche della pratica fotografica di Giorgio Galimberti. Come se guardasse al mondo con lo stupore e l’ingenuità di un bambino, la fotografia di Galimberti è frutto di un’operazione visiva di costante spiazzamento: la realtà del quotidiano da cui costantemente attinge è trasfigurata per diventare surrealtà, o meglio scenario da sogno. Quello di Giorgio è un mondo abitato da uomini, donne o figure infantili che ne percorrono costantemente i territori urbani con semplicità e candore, che sono necessarie a guardare al quotidiano con occhi di volta in volta nuovi. Il fotografo si identifica completamente con i protagonisti delle sue immagini, che altro non sono un prolungamento di sé stesso: e così Giorgio diventa George, come la Alice di Lewis Carroll compie il suo tuffo nella realtà dello specchio.
La fotografia di Galimberti celebra la nitidezza linguistica del bianco e nero come strumento di semplificazione visiva e crea scene che sono il risultato di un’ambiguità calcolata. È frutto di un trucco prospettico lo scatto che vede protagonista una ragazzina che cammina come un’equilibrista sulle creste dei grattacieli di New York; un omino che, ridotto alla dimensione di gnomo, si muove sullo sfondo di un paesaggio fatto di fiori e di pale eoliche in cui naturale ed artificiale coesistono (“Capracotta”, 2020). Come un funambolo, Giorgio si muove abilmente in questa realtà trasfigurata, giocando con destrezza con gli elementi della visione.
Intessuto delle influenze fotografiche di maestri come Andrè Kértesz e Mario Giacomelli, il bianco e nero di Galimberti non è solo strumento di sintesi formale, ma soprattutto un elemento catalizzatore di poesia: l’immagine ridotta allo stato di nero assoluto si fa capace di raccogliere ed amplificare le emozioni. Fra gli scatti più belli non possiamo non citare quello in cui un uomo perso nella moltiplicazione delle arcate di un’architettura dechirichiana, racconta lo spaesamento di un bambino che esita a diventare adulto o la solitudine dell’individuo al cospetto di una mondo troppo più grande di lui (“Maddaloni”, 2020). L’immagine che ha reso celebre Giorgio è quella che vede una fanciulla prigioniera di una balena di ferro (“Camogli” #01, 2017), rappresentazione perfetta dell’inquietudine e della prigionia nella realtà altra dello “specchio”.
Giorgio Galimberti è nato a Como nel 1980.. Da sempre appassionato di fotografia, complice anche un clima familiare aperto all’arte e alla creatività, fin da piccolo comincia ad avvicinarsi al mezzo fotografico attraverso le Polaroid. Con i primi tentativi di manipolazione e alterazione dell’immagine, Giorgio esplora approfonditamente la dimensione giocosa del supporto istantaneo. Successivamente Galimberti si riavvicina al mondo della fotografia digitale senza mai abbandonare del tutto la pratica analogica. Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collaborazioni con importanti gallerie d’arte Italiane e Internazionali che gli hanno permesso di entrare nella fotografia autoriale.
Si dedica alla didattica trasmettendo durante i suoi workshop e seminari il suo punto di vista sulla fotografia d’autore. Dal 2018 è testimonial LUMIX.
La mostra è accompagnata dal catalogo: “George”, con testi di A. Cucchetto, G. Nadalini, 2021, in collaborazione con Trieste Photo Days.
Opening: 27 gennaio 2022, ore 19
Glenda Cinquegrana Art Consulting è lieta di presentare“Il sogno di George” la prima personale che la galleria dedicata al fotografo italiano mid-career Giorgio Galimberti.
Il titolo della mostra, “Il Sogno di George” si riferisce ad alcune peculiari caratteristiche della pratica fotografica di Giorgio Galimberti. Come se guardasse al mondo con lo stupore e l’ingenuità di un bambino, la fotografia di Galimberti è frutto di un’operazione visiva di costante spiazzamento: la realtà del quotidiano da cui costantemente attinge è trasfigurata per diventare surrealtà, o meglio scenario da sogno. Quello di Giorgio è un mondo abitato da uomini, donne o figure infantili che ne percorrono costantemente i territori urbani con semplicità e candore, che sono necessarie a guardare al quotidiano con occhi di volta in volta nuovi. Il fotografo si identifica completamente con i protagonisti delle sue immagini, che altro non sono un prolungamento di sé stesso: e così Giorgio diventa George, come la Alice di Lewis Carroll compie il suo tuffo nella realtà dello specchio.
La fotografia di Galimberti celebra la nitidezza linguistica del bianco e nero come strumento di semplificazione visiva e crea scene che sono il risultato di un’ambiguità calcolata. È frutto di un trucco prospettico lo scatto che vede protagonista una ragazzina che cammina come un’equilibrista sulle creste dei grattacieli di New York; un omino che, ridotto alla dimensione di gnomo, si muove sullo sfondo di un paesaggio fatto di fiori e di pale eoliche in cui naturale ed artificiale coesistono (“Capracotta”, 2020). Come un funambolo, Giorgio si muove abilmente in questa realtà trasfigurata, giocando con destrezza con gli elementi della visione.
Intessuto delle influenze fotografiche di maestri come Andrè Kértesz e Mario Giacomelli, il bianco e nero di Galimberti non è solo strumento di sintesi formale, ma soprattutto un elemento catalizzatore di poesia: l’immagine ridotta allo stato di nero assoluto si fa capace di raccogliere ed amplificare le emozioni. Fra gli scatti più belli non possiamo non citare quello in cui un uomo perso nella moltiplicazione delle arcate di un’architettura dechirichiana, racconta lo spaesamento di un bambino che esita a diventare adulto o la solitudine dell’individuo al cospetto di una mondo troppo più grande di lui (“Maddaloni”, 2020). L’immagine che ha reso celebre Giorgio è quella che vede una fanciulla prigioniera di una balena di ferro (“Camogli” #01, 2017), rappresentazione perfetta dell’inquietudine e della prigionia nella realtà altra dello “specchio”.
Giorgio Galimberti è nato a Como nel 1980.. Da sempre appassionato di fotografia, complice anche un clima familiare aperto all’arte e alla creatività, fin da piccolo comincia ad avvicinarsi al mezzo fotografico attraverso le Polaroid. Con i primi tentativi di manipolazione e alterazione dell’immagine, Giorgio esplora approfonditamente la dimensione giocosa del supporto istantaneo. Successivamente Galimberti si riavvicina al mondo della fotografia digitale senza mai abbandonare del tutto la pratica analogica. Numerose le sue partecipazioni a mostre personali e collaborazioni con importanti gallerie d’arte Italiane e Internazionali che gli hanno permesso di entrare nella fotografia autoriale.
Si dedica alla didattica trasmettendo durante i suoi workshop e seminari il suo punto di vista sulla fotografia d’autore. Dal 2018 è testimonial LUMIX.
La mostra è accompagnata dal catalogo: “George”, con testi di A. Cucchetto, G. Nadalini, 2021, in collaborazione con Trieste Photo Days.
Opening: 27 gennaio 2022, ore 19
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