Roberto Ferri. Oscura Luce
Roberto Ferri, L'amore, la morte e il sogno, Particolare, 2017, Olio su tela, 200 x 110 cm | Courtesy of Roberto Ferri e Fondazione Stelline
Dal 14 March 2018 al 1 April 2018
Milano
Luogo: Fondazione Stelline
Indirizzo: Corso Magenta 61
Orari: Mar - Dom 10 - 20 | Lun chiuso
Costo del biglietto: Ingresso libero
E-Mail info: fondazione@stelline.it
Sito ufficiale: http://www.stelline.it/
Dal 14 marzo al 1° aprile la Fondazione Stelline ospita la mostra Oscura Luce, una selezione di opere del pittore Roberto Ferri, a cura di Angelo Crespi e con il sostegno della Liquid Art System, fondata da Franco Senesi.
Nato a Taranto nel 1978 Roberto Ferri è uno dei giovani esponenti di quella figurazione italiana che, sulla scorta della grande tradizione rinascimentale e poi barocca, ha saputo reinventare una pittura dal gusto classico ma assolutamente contemporanea. Un genere che oltre a Roberto Ferri, con diverse sensibilità e modi, ha tra i suoi esponenti più noti e affermati Nicola Samorì, Agostino Arrivabene, Giovanni Gasparo.

Quella di Ferri è una pittura sublimata da una tecnica che sfiora il virtuosismo, in cui sugli elementi iconografici della tradizione si innestano strumenti tipici del surrealismo.
«Il risultato», sottolinea il curatore Angelo Crespi, «sono opere di una straordinaria bellezza, minata però da una profonda inquietudine, di corpi che si adeguano alla mollezza della ragione, colti nel dormiveglia, presi in quel soprassalto tra sonno e vita. Il nero è il limite dentro il quale sprofondano le certezze, il non colore che genera per esuberanza miracolosa la luce e dunque anche le cromie ma appena accennate, flebili e quasi momentanee increspature di una buia totalità. Si compie così l’ossimoro della “luce oscura” per chi è abituato di notte alla visione scotopica con cui si coglie prima la brillantezza, il baluginare delle cose, e solo dopo - scrutando - se ne apprezza la cromaticità. Le membra si radicano, sembrano sul punto di farsi altra scorza, in una metamorfosi solo in apparenza naturalistica, che invece, se guardata con attenzione, è una sorta di ibridazione meccanica, in cui gli ingranaggi o le catene rimandano a visioni ombrose, ai miti di quella cultura romantica che si oppose in nome dell’oscurità e delle forze ctonie allo stolido ottimismo del positivismo nei confronti di un progresso senza fine».
Roberto Ferri (1978) è stato allievo per elezione dei grandi maestri del Cinquecento e del Seicento, da Michelangelo a Caravaggio, e poi dell’accademismo sette-ottocentesto. Ha esposto in molti paesi e in prestigiose istituzioni d’arte e musei, ha partecipato a importanti fiere internazionali e collettive, non disdegnando neppure le commesse pubbliche di prestigio, realizzando opere straordinarie, come la Via crucis per la Cattedrale di Noto, ricostruita dopo il terremoto.
Di Roberto Ferri hanno scritto, tra i tanti, Maurizio Calvesi, Vittorio Sgarbi, Francesco Buranelli, Claudio Strinati.
Opening: 13 marzo 2018 h 18.30
Orari: Mar - Dom 10 - 20 | Lun chiuso
Vedi anche:
• Gli ossimori dipinti di Roberto Ferri
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