Laura Federici. Racconti
 
										 
										
										
																		
																																												Laura Federici, Racconti, Chiostro San Nicolò, Spoleto
											
										
										
									Dal 6 July 2012 al 22 July 2012
Spoleto | Perugia
Luogo: Chiostro San Nicolò
Indirizzo: via Gregorio Elladio
Orari: da giovedì a domenica 16-18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 340 4020739
E-Mail info: antonellafabrizio@hotmail.it
Sito ufficiale: http://www.festivaldispoleto.com
								
								In occasionede La Mama Spoleto 2012, manifestazione fringe di Spoleto ed evento speciale del Festival dei 2Mondi,cheproporrà teatro, musica, danza e arti visive nei teatri e nelle piazze della città, il 6 Luglio 2012 nel suggestivo Chiostro di San Nicolò, si svolgerà l’inaugurazione della mostra personale di Laura Federici, Racconti.
 
Un progetto di lavoro eterogeneo, quello che l’artista reatina si appresta a presentare, e che include una selezione di opere suddivisa su tre piani tematici diversi, ed espressione poliedrica del percorso artistico della pittrice. Un percorso composito e sfaccettato, in cui i “soggetti figurativi” plasmati affidano al racconto e alla narrazione la loro chiave di lettura. Il paesaggio rurale, anzitutto, un viaggio nella campagna reatina, luogo nativo dell’artista ma al contempo elemento cardine cui ogni cosa deriva e ad essa fa ritorno. E ancora lo spazio urbano, verso il quale la Federici volge il suo sguardo attento, meticoloso, da architetto quale è, oltre ad essere pittrice. Un luogo che è lo spazio della città, della sua architettura. Un non luogo come professa l’artista. Infine, il racconto umano, antropologico, custodito nella figura umana, tratteggiata, quasi catturata nella sua vitalità ed energia, nel suo essere acerbo.
 
In ogni luogo elaborato attraverso il segno pittorico, l’artista cerca di ritrovare più che di restituire il sentimento di quell'attimo racchiuso in quello spazio. “Percezione più che riproduzione – afferma l’artista – e non riguarda solo le situazioni umane. Anche se dipingo Termini cerco di raccontare quel luogo per come l'ho sentito, non per come l'ho visto. Uno spazio 'mobile', vibrante, emotivo, come quello abitato dagli uomini, e con la pittura provo a ricordarlo e a raccontarlo.
 
E così lo scrittore Giosuè Calaciura soffermandosi sul lavoro dell’artista commenta: “Uno sguardo da naviganti per tutta la rosa dei venti, latitudini e longitudini, rilevamenti polari del punto nave ripetuti a conferma della rotta, la prua dirige su un mare assurdo dove i Cardinali sono solo una convenzione, una bugia, per attenuare il panico del marinaio. Nessuna tecnologia digitale e sincronica, nessun satellitare riuscirà mai a fornire le coordinate. La traversata di Laura Federici - la nostra traversata naturalmente tragica e inspiegabile - è consapevole di quanto siano inutili, inattendibili, gli strumenti. Laura ha l’orientamento animale di rotte interne e profondissime.
Risponde a segnali misteriosi e invisibili, forse le maree, il magnetismo terrestre, che la spingono a scavare, a navigare fuori rotta, a cercare quanto le è stato sottratto. A lei, e a noi più distratti, improvvisamente, spesso con inquietudine, risvegliati da Laura alla certezza della perdita. E con lei cerchiamo. Sicuramente deve essere lì, negli snodi orizzontali del Grande Raccordo Anulare, nel precipitare verticale degli alberi del parco, nella torre ferroviaria della Termini, nell’arco completo dello sguardo sulle campagne reatine, deve essere lì, nei fotogrammi di spiaggia, sul bagnasciuga giocano per sempre bambini. Deve essere lì, ripete Laura Federici, invitandoci ancora, e ancora a guardare più attentamente mentre luce e colore raccontano che il tempo della ricerca stringe. E’ l’ossessione del nostro destino. Tutto tende a scolorire, a diventare chiaro. A svanire.
 
 
Laura Federici, nata a Rieti, vive a Roma. Dopo gli studi di Architettura, ha esercitato per alcuni anni la professione, a cui ha sempre affiancato la pittura. Nella sua attività espositiva si annoverano, tra l’altro le personali svoltesi a Milano presso la galleria l’Affiche, ad Umbertide (Perugia), presso la Rocca - Centro per l’Arte Contemporanea, a Roma, presso lo Studio Morbiducci e la galleria il Segno.
							
							Un progetto di lavoro eterogeneo, quello che l’artista reatina si appresta a presentare, e che include una selezione di opere suddivisa su tre piani tematici diversi, ed espressione poliedrica del percorso artistico della pittrice. Un percorso composito e sfaccettato, in cui i “soggetti figurativi” plasmati affidano al racconto e alla narrazione la loro chiave di lettura. Il paesaggio rurale, anzitutto, un viaggio nella campagna reatina, luogo nativo dell’artista ma al contempo elemento cardine cui ogni cosa deriva e ad essa fa ritorno. E ancora lo spazio urbano, verso il quale la Federici volge il suo sguardo attento, meticoloso, da architetto quale è, oltre ad essere pittrice. Un luogo che è lo spazio della città, della sua architettura. Un non luogo come professa l’artista. Infine, il racconto umano, antropologico, custodito nella figura umana, tratteggiata, quasi catturata nella sua vitalità ed energia, nel suo essere acerbo.
In ogni luogo elaborato attraverso il segno pittorico, l’artista cerca di ritrovare più che di restituire il sentimento di quell'attimo racchiuso in quello spazio. “Percezione più che riproduzione – afferma l’artista – e non riguarda solo le situazioni umane. Anche se dipingo Termini cerco di raccontare quel luogo per come l'ho sentito, non per come l'ho visto. Uno spazio 'mobile', vibrante, emotivo, come quello abitato dagli uomini, e con la pittura provo a ricordarlo e a raccontarlo.
E così lo scrittore Giosuè Calaciura soffermandosi sul lavoro dell’artista commenta: “Uno sguardo da naviganti per tutta la rosa dei venti, latitudini e longitudini, rilevamenti polari del punto nave ripetuti a conferma della rotta, la prua dirige su un mare assurdo dove i Cardinali sono solo una convenzione, una bugia, per attenuare il panico del marinaio. Nessuna tecnologia digitale e sincronica, nessun satellitare riuscirà mai a fornire le coordinate. La traversata di Laura Federici - la nostra traversata naturalmente tragica e inspiegabile - è consapevole di quanto siano inutili, inattendibili, gli strumenti. Laura ha l’orientamento animale di rotte interne e profondissime.
Risponde a segnali misteriosi e invisibili, forse le maree, il magnetismo terrestre, che la spingono a scavare, a navigare fuori rotta, a cercare quanto le è stato sottratto. A lei, e a noi più distratti, improvvisamente, spesso con inquietudine, risvegliati da Laura alla certezza della perdita. E con lei cerchiamo. Sicuramente deve essere lì, negli snodi orizzontali del Grande Raccordo Anulare, nel precipitare verticale degli alberi del parco, nella torre ferroviaria della Termini, nell’arco completo dello sguardo sulle campagne reatine, deve essere lì, nei fotogrammi di spiaggia, sul bagnasciuga giocano per sempre bambini. Deve essere lì, ripete Laura Federici, invitandoci ancora, e ancora a guardare più attentamente mentre luce e colore raccontano che il tempo della ricerca stringe. E’ l’ossessione del nostro destino. Tutto tende a scolorire, a diventare chiaro. A svanire.
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