Dal 1° aprile sulla nuova piattaforma on demand ideata da Nexo Digital
Su Nexo+ Renoir e la bambina con il nastro blu, il racconto avvincente di un capolavoro bandito
Pierre-Auguste Renoir, Mademoiselle Irène Cahen d'Anvers (La piccola Irene), 1880, olio su tela, 65x54 cm. Stiftung Sammlung E.G. Bührle, Zurigo
Samantha De Martin
31/03/2021
A bordo di un treno diretto a Parigi, pronto a lasciare la Germania nel settembre del 1945, viaggia un passeggero speciale.
È una tela che una donna sta cercando perché rappresenta per lei l’affascinante ricordo della sua infanzia, oltre a essere tutto ciò che le resta della sua famiglia.
Il quadro che la donna insegue è un capolavoro di Auguste Renoir e lei è una Irène Cahen d'Anvers ormai anziana, la stessa protagonista del dipinto, la bambina dai folti capelli rossi immortalata dal pittore nel 1880, 60 anni prima, quando aveva appena otto anni, su richiesta del padre, il banchiere Louis Cahen d'Anvers.
Eppure dietro questo capolavoro dalle pennellate fluide, che accoglie un’innocente figura dalla capigliatura fluente, il cui sguardo ceruleo ci incanta con quel vortice di emozioni che oscillano tra la malinconia, la noia e la tristezza, si cela un destino tormentato e tragico - caratterizzato da rifiuti, furti, spoliazioni, trasferimenti - dove la storia dell’opera si intreccia a quella della sua protagonista, ai drammatici eventi della Guerra, alla tragica sorte di milioni di ebrei, allo stile del suo artista, il pittore della joie de vivre, e alla sua incontenibile evoluzione che svela i progressivi cambiamenti di una palette cromatica, carica, nel tempo, di sfumature sempre più vivaci.
A raccontare le vicessitudini del ritratto di Irène Cahen d'Anvers, a lungo ostracizzato, detestato, nascosto, rubato, è il docufilm Renoir e la bambina con il nastro blu. È il primo titolo del mese dedicato agli amanti dell’arte, disponibile da domani, 1°aprile, su Nexo+, la nuova piattaforma on demand ideata da Nexo Digital per regalare agli utenti un viaggio di 1500 ore nel polifonico universo della grande arte, oltre che della musica, della storia, della danza.
Frédéric Bazille, Ritratto di Renoir, 1867
Attraverso una narrazione fluida, concisa ed estremamente coinvolgente, che si avvale di lettere, documenti, filmati storici di Renoir - oltre al contributo dello scrittore Pierre Assouline, della storica dell’arte Emmanuelle Polack e di Lukas Gloor, direttore e curatore della Collezione Emil Bührle di Zurigo - il docufilm segue la tormentata traiettoria del quadro e getta nuova luce sul suo pittore, restituendoci un Renoir a tratti inedito, l’artista che, agli esordi, distende il colore sulla tela per puro divertimento.
Grazie a questa produzione firmata Harbor Films, scritta da Nicolas Lévy-Beff e Nadine Lermite, lo spettatore si addentra nelle ore più buie della Francia della prima metà del XX secolo, tra l’ombra della guerra e le spoliazioni eseguite dal Commando Reichsleiter Rosenberg, l’unità speciale del partito nazista che aveva il compito di saccheggiare e confiscare tutto il materiale ritenuto politicamente importante nei paesi occupati dalle truppe germaniche, tra cui anche numerose opere d’arte.
La storia di Irène e della sua famiglia procede parallela a quella del ritratto, testimone di uno dei più vorticosi traffici d’arte della storia, a tratti se ne allontana per ricongiungersi nuovamente, in una vicenda intricata fatta di separazioni, molto spesso volute, e inaspettati riavvicinamenti.
Parallelamente alla vicenda della tela, il docufilm ha il merito di ricostruire anche quella del suo pittore, la sua carriera di artista squattrinato, che fa inizialmente fatica a sbarcare il lunario, e sfida la sua quasi invalidante artrite rematoide arrivando a chiedere, in punto di morte, una tela e dei pennelli per dipingere i fiori sul davanzale della sua finestra.
Irene e i suoi figli | Courtesy Nexo Digital
In questo racconto a più voci la protagonista rimane lei, quella tela ostracizzata sin dalla sua prima apparizione, rifiutata come “troppo moderna”, oscurata dalla “macchia impressionista”, eppure destinata a diventare una delle produzioni più sorprendenti del suo geniale autore. Lo spettatore, seguendone le vicende, stana lentamente i fantasmi che popolano il passato dell’opera, un quadro estremamente “vivo”, sebbene accolto con freddezza dai suoi committenti, al punto da essere confinato nelle stanze della servitù, e poi nelle trame, talvolta oscure, della storia.
Attribuito per errore a un altro proprietario, nel corso delle sue tormentate vicende, utilizzato a un certo punto da Hermann Göring, luogotenente di Hitler, come moneta di scambio e ceduto, nel 1942 in cambio di un’opera del pittore senese Girolamo Del Pacchia, il ritratto di Irène vedrà persino falsificate le sue dimensioni e la data di creazione, confondendo involontariamente le strade che porteranno al suo ritrovamento.
Il viso musicale, eppure percorso da un lampo interiore, di quella bambina alla quale non hanno ancora rubato il cielo però si salva. Come anche la sua proprietaria, Irène, che sopravvive alla guerra. Solo all’età di 74 anni si troverà davanti alla modella di 66 anni prima. Con lei resta in vita anche il quadro. Oggi lo si può ammirare a Zurigo. In quel guizzo silenzioso che l’attraversa, e che trova un varco negli occhi, è racchiusa tutta la sua vicenda, una storia di ripudio e di salvezza.
La guerra è finita. Ma le peripezie della tela non si placano nemmeno quando l’opera giunge nelle mani della sua legittima proprietaria.
Il perché lo si potrà scoprire a partire da domani, su Nexo+.
E per gli appassionati dell'Impressionismo e i suoi “addicted”, la scoperta della grande arte prosegue con Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce o ancora con Impressionisti segreti, il docu-film che racconta la rivoluzione artistica del movimento, regalando un viaggio immersivo tra capolavori e dettagli inediti.
NEXO+ è la piattaforma On Demand ideata da Nexo Digital. L’abbonamento mensile costa 9,99 € al mese. Clicca qui per maggiori informazioni.
Pierre Auguste Renoir, Irène Cahen d'Anvers (La petite Irène), Olio su tela, 54 x 65 cm, Zurigo, Collezione Bührle | Tramite Wikimedia Commons
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È una tela che una donna sta cercando perché rappresenta per lei l’affascinante ricordo della sua infanzia, oltre a essere tutto ciò che le resta della sua famiglia.
Il quadro che la donna insegue è un capolavoro di Auguste Renoir e lei è una Irène Cahen d'Anvers ormai anziana, la stessa protagonista del dipinto, la bambina dai folti capelli rossi immortalata dal pittore nel 1880, 60 anni prima, quando aveva appena otto anni, su richiesta del padre, il banchiere Louis Cahen d'Anvers.
Eppure dietro questo capolavoro dalle pennellate fluide, che accoglie un’innocente figura dalla capigliatura fluente, il cui sguardo ceruleo ci incanta con quel vortice di emozioni che oscillano tra la malinconia, la noia e la tristezza, si cela un destino tormentato e tragico - caratterizzato da rifiuti, furti, spoliazioni, trasferimenti - dove la storia dell’opera si intreccia a quella della sua protagonista, ai drammatici eventi della Guerra, alla tragica sorte di milioni di ebrei, allo stile del suo artista, il pittore della joie de vivre, e alla sua incontenibile evoluzione che svela i progressivi cambiamenti di una palette cromatica, carica, nel tempo, di sfumature sempre più vivaci.
A raccontare le vicessitudini del ritratto di Irène Cahen d'Anvers, a lungo ostracizzato, detestato, nascosto, rubato, è il docufilm Renoir e la bambina con il nastro blu. È il primo titolo del mese dedicato agli amanti dell’arte, disponibile da domani, 1°aprile, su Nexo+, la nuova piattaforma on demand ideata da Nexo Digital per regalare agli utenti un viaggio di 1500 ore nel polifonico universo della grande arte, oltre che della musica, della storia, della danza.
Frédéric Bazille, Ritratto di Renoir, 1867
Attraverso una narrazione fluida, concisa ed estremamente coinvolgente, che si avvale di lettere, documenti, filmati storici di Renoir - oltre al contributo dello scrittore Pierre Assouline, della storica dell’arte Emmanuelle Polack e di Lukas Gloor, direttore e curatore della Collezione Emil Bührle di Zurigo - il docufilm segue la tormentata traiettoria del quadro e getta nuova luce sul suo pittore, restituendoci un Renoir a tratti inedito, l’artista che, agli esordi, distende il colore sulla tela per puro divertimento.
Grazie a questa produzione firmata Harbor Films, scritta da Nicolas Lévy-Beff e Nadine Lermite, lo spettatore si addentra nelle ore più buie della Francia della prima metà del XX secolo, tra l’ombra della guerra e le spoliazioni eseguite dal Commando Reichsleiter Rosenberg, l’unità speciale del partito nazista che aveva il compito di saccheggiare e confiscare tutto il materiale ritenuto politicamente importante nei paesi occupati dalle truppe germaniche, tra cui anche numerose opere d’arte.
La storia di Irène e della sua famiglia procede parallela a quella del ritratto, testimone di uno dei più vorticosi traffici d’arte della storia, a tratti se ne allontana per ricongiungersi nuovamente, in una vicenda intricata fatta di separazioni, molto spesso volute, e inaspettati riavvicinamenti.
Parallelamente alla vicenda della tela, il docufilm ha il merito di ricostruire anche quella del suo pittore, la sua carriera di artista squattrinato, che fa inizialmente fatica a sbarcare il lunario, e sfida la sua quasi invalidante artrite rematoide arrivando a chiedere, in punto di morte, una tela e dei pennelli per dipingere i fiori sul davanzale della sua finestra.
Irene e i suoi figli | Courtesy Nexo Digital
In questo racconto a più voci la protagonista rimane lei, quella tela ostracizzata sin dalla sua prima apparizione, rifiutata come “troppo moderna”, oscurata dalla “macchia impressionista”, eppure destinata a diventare una delle produzioni più sorprendenti del suo geniale autore. Lo spettatore, seguendone le vicende, stana lentamente i fantasmi che popolano il passato dell’opera, un quadro estremamente “vivo”, sebbene accolto con freddezza dai suoi committenti, al punto da essere confinato nelle stanze della servitù, e poi nelle trame, talvolta oscure, della storia.
Attribuito per errore a un altro proprietario, nel corso delle sue tormentate vicende, utilizzato a un certo punto da Hermann Göring, luogotenente di Hitler, come moneta di scambio e ceduto, nel 1942 in cambio di un’opera del pittore senese Girolamo Del Pacchia, il ritratto di Irène vedrà persino falsificate le sue dimensioni e la data di creazione, confondendo involontariamente le strade che porteranno al suo ritrovamento.
Il viso musicale, eppure percorso da un lampo interiore, di quella bambina alla quale non hanno ancora rubato il cielo però si salva. Come anche la sua proprietaria, Irène, che sopravvive alla guerra. Solo all’età di 74 anni si troverà davanti alla modella di 66 anni prima. Con lei resta in vita anche il quadro. Oggi lo si può ammirare a Zurigo. In quel guizzo silenzioso che l’attraversa, e che trova un varco negli occhi, è racchiusa tutta la sua vicenda, una storia di ripudio e di salvezza.
La guerra è finita. Ma le peripezie della tela non si placano nemmeno quando l’opera giunge nelle mani della sua legittima proprietaria.
Il perché lo si potrà scoprire a partire da domani, su Nexo+.
E per gli appassionati dell'Impressionismo e i suoi “addicted”, la scoperta della grande arte prosegue con Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce o ancora con Impressionisti segreti, il docu-film che racconta la rivoluzione artistica del movimento, regalando un viaggio immersivo tra capolavori e dettagli inediti.
NEXO+ è la piattaforma On Demand ideata da Nexo Digital. L’abbonamento mensile costa 9,99 € al mese. Clicca qui per maggiori informazioni.
Pierre Auguste Renoir, Irène Cahen d'Anvers (La petite Irène), Olio su tela, 54 x 65 cm, Zurigo, Collezione Bührle | Tramite Wikimedia Commons
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