Dall’8 aprile al 1° ottobre la riscoperta del maestro del Seicento
Dal Louvre a Perugia il capolavoro del Sassoferrato

Giovan Battista Salvi detto il Sassoferrato, Santa Caterina da Siena con Gesù Bambino. Ro Ferrarese, Fondazione Cavallini Sgarbi
Francesca Grego
04/04/2017
Perugia - Dopo più di due secoli torna dal Louvre L’Immacolata Concezione, capolavoro del pittore marchigiano Giovan Battista Salvi, più noto come il Sassoferrato.
Trasferito in Francia dai commissari imperiali di Napoleone insieme a innumerevoli opere della più alta tradizione artistica italiana, dall’8 aprile il dipinto sarà al centro di una grande mostra allestita presso il complesso benedettino di San Pietro.
A gettare nuova luce sulla grandiosa pala d’altare sarà il confronto con la pittura di Pietro Perugino e Raffaello, potenti fonti di ispirazione per il lavoro dell’autore: dal bellissimo Cristo in Pietà del maestro umbro a due preziose copie della Deposizione dell’Urbinate, fino alla Maddalena del Tintoretto, oltre 40 dipinti illustrano la genesi e il valore di un grande talento del Seicento italiano.
Fra le opere più rappresentative del Sassoferrato, che per il solo complesso di San Pietro ne eseguì ben 17, troviamo la potente immagine devozionale della Madonna del Giglio, ma anche Giuditta con la testa di Oloferne, in assoluto fra le più alte e originali realizzazioni, insieme alla grande Annunciazione della Vergine e alla Madonna col Bambino e Santa Caterina da Siena.
Curata da Cristina Galassi e Vittorio Sgarbi, la mostra Sassoferrato. Dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita si avvale dell’eccezionale collaborazione del grande museo francese con le Gallerie Nazionali dell’Umbria e delle Marche e l’Università di Perugia, oltre a poter contare su prestigiosi prestiti da numerose collezioni italiane e internazionali.
Trasferito in Francia dai commissari imperiali di Napoleone insieme a innumerevoli opere della più alta tradizione artistica italiana, dall’8 aprile il dipinto sarà al centro di una grande mostra allestita presso il complesso benedettino di San Pietro.
A gettare nuova luce sulla grandiosa pala d’altare sarà il confronto con la pittura di Pietro Perugino e Raffaello, potenti fonti di ispirazione per il lavoro dell’autore: dal bellissimo Cristo in Pietà del maestro umbro a due preziose copie della Deposizione dell’Urbinate, fino alla Maddalena del Tintoretto, oltre 40 dipinti illustrano la genesi e il valore di un grande talento del Seicento italiano.
Fra le opere più rappresentative del Sassoferrato, che per il solo complesso di San Pietro ne eseguì ben 17, troviamo la potente immagine devozionale della Madonna del Giglio, ma anche Giuditta con la testa di Oloferne, in assoluto fra le più alte e originali realizzazioni, insieme alla grande Annunciazione della Vergine e alla Madonna col Bambino e Santa Caterina da Siena.
Curata da Cristina Galassi e Vittorio Sgarbi, la mostra Sassoferrato. Dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita si avvale dell’eccezionale collaborazione del grande museo francese con le Gallerie Nazionali dell’Umbria e delle Marche e l’Università di Perugia, oltre a poter contare su prestigiosi prestiti da numerose collezioni italiane e internazionali.
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