Fino al 12 ottobre a Palazzo Ducale
Urbino celebra Simone Cantarini, l’ultimo maestro del Montefeltro

Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma I Courtesy Galleria Nazionale delle Marche
Francesca Grego
23/05/2025
Pesaro e Urbino - Dopo la mostra su Federico Barocci, a Palazzo Ducale di Urbino continua la riscoperta dei grandi pittori marchigiani. Protagonista del nuovo progetto è Simone Cantarini, detto il Pesarese, vertice della pittura seicentesca in regione ma non solo, erede di una luminosa tradizione iniziata con Raffaello e proseguita con Barocci. A cura di Luigi Gallo, Anna Maria Ambrosini Massari e Yuri Primarosa, Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma è frutto di un importante lavoro di ricerca, nutrito da prestiti eccellenti e collaborazioni prestigiose, come quella con le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, partner del progetto.
Alla base della mostra c’è l’ingresso nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche di un significativo nuclei di opere dell’artista proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e di due pale d’altare giunte dalla Pinacoteca di Brera grazie al progetto Cento opere tornano a casa, più altri cinque dipinti in arrivo grazie a un comodato sottoscritto con Intesa Sanpaolo. “La mostra è l’espressione di un museo che cresce”, ha affermato il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo, “offrendo al pubblico la meravigliosa pittura di Simone Cantarini. In lui si cristallizza l’eredità di una regione unica per varietà e importanza del patrimonio culturale”.

Simone Cantarini, Autoritratto, Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini
“L’esposizione dedicata a Cantarini - prosegue Gallo - è un percorso comprendente opere provenienti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, che offrono un’occasione preziosa per conoscere la straordinaria creatività del Pesarese”. Fino al prossimo 12 ottobre a Palazzo Ducale troveremo quasi 60 dipinti, testimoni dell’estro del Pesarese: ritratti - per cui secondo i contemporanei Cantarini era “provisto di una particolar dote” - allegorie, opere di soggetto sacro e mitologico, compresi quasi tutti i più significativi “quadri da stanza” dell’artista, alcuni dei quali sono stati restaurati per l’occasione. Il confronto con altri grandi pittori del suo tempo, Guido Reni in primis, metterà in evidenza il ruolo di Cantarini nel panorama della grande pittura italiana del Seicento. Dopo essersi formato alla scuola urbinate di Raffaello e Barocci, infatti, l’artista entrò in contatto con le ricerche di Reni a Bologna e poi fu a Roma presso i Barberini, dove si dedicò allo studio dell’antico. Tutti questi stimoli si cristallizzano in una originale sintesi di classicismo e naturalismo, di tradizione e novità, ben evidenziata nel percorso di Palazzo Ducale, che segue l’artista lungo tutta la sua evoluzione.

Simone Cantarini, Madonna con Bambino in gloria e i santi Barbara e Terenzio, Galleria Nazionale delle Marche, in deposito dalla Pinacoteca di Brera (2021), dalla chiesa di San Cassiano a Pesaro
Ma la mostra urbinate è anche il racconto di un’altra parabola: quella del Ducato del Montefeltro, che proprio negli anni in cui opera Cantarini giunge all’epilogo della sua storia. Nel 1623, con la morte prematura di Federico Ubaldo della Rovere, si chiude infatti la felice stagione dell’indipendenza di Urbino, enclave di cultura e raffinatezza ormai accerchiata dallo Stato Pontificio. Tre anni dopo, l’anziano Francesco Maria II rinuncerà al potere cedendo il ducato a Papa Urbano VIII Barberini. Mentre il Montefeltro da centro si fa periferia, intellettuali e gli artisti attivi alla corte di Federico Ubaldo, come Cantarini, prendono la via di Roma e di Bologna. La perdita di identità politica non segnerà la fine del peculiare linguaggio artistico urbinate, con il Pesarese e, più tardi, con il Guerrieri a portare avanti la bandiera di una tradizione figurativa complessa e variegata.
Il prossimo 30 maggio un altro appuntamento ricorderà gli splendori del Ducato di Urbino a Palazzo Ducale: dopo un accurato restauro riaprirà lo Studiolo di Federico da Montefeltro, il più celebre tra i signori della città e tra le figure più influenti del Rinascimento italiano. Lo Studiolo, l’ambiente più intimo dell’appartamento del duca, offre uno spaccato del gusto e della cultura del signore quattrocentesco, tra preziosi arredi intagliati, opere d'arte e testimonianze della storia del Ducato.

Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma I Courtesy Galleria Nazionale delle Marche
Alla base della mostra c’è l’ingresso nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche di un significativo nuclei di opere dell’artista proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e di due pale d’altare giunte dalla Pinacoteca di Brera grazie al progetto Cento opere tornano a casa, più altri cinque dipinti in arrivo grazie a un comodato sottoscritto con Intesa Sanpaolo. “La mostra è l’espressione di un museo che cresce”, ha affermato il direttore della Galleria Nazionale delle Marche Luigi Gallo, “offrendo al pubblico la meravigliosa pittura di Simone Cantarini. In lui si cristallizza l’eredità di una regione unica per varietà e importanza del patrimonio culturale”.

Simone Cantarini, Autoritratto, Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini
“L’esposizione dedicata a Cantarini - prosegue Gallo - è un percorso comprendente opere provenienti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, che offrono un’occasione preziosa per conoscere la straordinaria creatività del Pesarese”. Fino al prossimo 12 ottobre a Palazzo Ducale troveremo quasi 60 dipinti, testimoni dell’estro del Pesarese: ritratti - per cui secondo i contemporanei Cantarini era “provisto di una particolar dote” - allegorie, opere di soggetto sacro e mitologico, compresi quasi tutti i più significativi “quadri da stanza” dell’artista, alcuni dei quali sono stati restaurati per l’occasione. Il confronto con altri grandi pittori del suo tempo, Guido Reni in primis, metterà in evidenza il ruolo di Cantarini nel panorama della grande pittura italiana del Seicento. Dopo essersi formato alla scuola urbinate di Raffaello e Barocci, infatti, l’artista entrò in contatto con le ricerche di Reni a Bologna e poi fu a Roma presso i Barberini, dove si dedicò allo studio dell’antico. Tutti questi stimoli si cristallizzano in una originale sintesi di classicismo e naturalismo, di tradizione e novità, ben evidenziata nel percorso di Palazzo Ducale, che segue l’artista lungo tutta la sua evoluzione.

Simone Cantarini, Madonna con Bambino in gloria e i santi Barbara e Terenzio, Galleria Nazionale delle Marche, in deposito dalla Pinacoteca di Brera (2021), dalla chiesa di San Cassiano a Pesaro
Ma la mostra urbinate è anche il racconto di un’altra parabola: quella del Ducato del Montefeltro, che proprio negli anni in cui opera Cantarini giunge all’epilogo della sua storia. Nel 1623, con la morte prematura di Federico Ubaldo della Rovere, si chiude infatti la felice stagione dell’indipendenza di Urbino, enclave di cultura e raffinatezza ormai accerchiata dallo Stato Pontificio. Tre anni dopo, l’anziano Francesco Maria II rinuncerà al potere cedendo il ducato a Papa Urbano VIII Barberini. Mentre il Montefeltro da centro si fa periferia, intellettuali e gli artisti attivi alla corte di Federico Ubaldo, come Cantarini, prendono la via di Roma e di Bologna. La perdita di identità politica non segnerà la fine del peculiare linguaggio artistico urbinate, con il Pesarese e, più tardi, con il Guerrieri a portare avanti la bandiera di una tradizione figurativa complessa e variegata.
Il prossimo 30 maggio un altro appuntamento ricorderà gli splendori del Ducato di Urbino a Palazzo Ducale: dopo un accurato restauro riaprirà lo Studiolo di Federico da Montefeltro, il più celebre tra i signori della città e tra le figure più influenti del Rinascimento italiano. Lo Studiolo, l’ambiente più intimo dell’appartamento del duca, offre uno spaccato del gusto e della cultura del signore quattrocentesco, tra preziosi arredi intagliati, opere d'arte e testimonianze della storia del Ducato.

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