Dal 29 novembre al 2 marzo a Roma
Carlo Saraceni, sintesi del caravaggismo in chiave veneziana

Carlo Saraceni, Arianna abbandonata. Olio su rame, cm 40 x 52,5. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Ludovica Sanfelice
29/11/2013
Roma - Con grandi pale, piccoli rami, alcuni quadri mai esposti prima e numerosi restauri compiuti negli ultimi anni e finalizzati alla mostra, dal 29 novembre al 2 marzo, il Museo Nazionale di Palazzo Venezia ospita la prima esposizione monografica antologica dedicata all’arte di Carlo Saraceni che operò a Roma tra il 1598 il 1619 e qui divenne noto come Il Veneziano.
Furono questi gli anni migliori della sua produzione, gli regalarono fama e committenze importanti come la decorazione ad affresco della Sala Regia al Quirinale o il Transito della Vergine, destinato alla chiesa di Santa Maria della Scala in Trastevere, dove fu chiamato a sostituire la Morte della Vergine di Caravaggio, rimosso per l’eccesso di crudezza della raffigurazione.
Nella Roma del primo Seicento, all’influenza della rivoluzione caravaggesca non ci si poteva sottrarre e lo stesso Saraceni si misurò con il maestro declinando a suo modo la lezione tonale, rielaborandola fino a stemperarla in contrasti meno drammatici e violenti, e sintetizzandola attraverso un uso della luce e del colore riconducibile alla tradizione veneziana.
Il frutto del lungo lavoro di ricerca ideato da Rossella Vodret e curato da Maria Giulia Aurigemma insieme ad un comitato scientifico internazionale tende proprio a descrivere l’evoluzione artistica del Saraceni e ad approfondire il contesto in cui operò con esiti molto positivi.
L’idea di rivalutare un artista così poco indagato nasce come una scommessa alla quale la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma diretta da Daniela Porro ha voluto dedicarsi con profonda attenzione per offrire nuove possibilità di lettura ad un corpus di opere che hanno contribuito con raffinata eleganza a rivoluzionare l’estetica moderna.
Consulta anche:
Scheda della mostra
Biografia dell'artista
Le opere di Carlo Saraceni
Guida d'arte di Roma
Guida d'arte di Venezia
Guida d'arte di Napoli
Furono questi gli anni migliori della sua produzione, gli regalarono fama e committenze importanti come la decorazione ad affresco della Sala Regia al Quirinale o il Transito della Vergine, destinato alla chiesa di Santa Maria della Scala in Trastevere, dove fu chiamato a sostituire la Morte della Vergine di Caravaggio, rimosso per l’eccesso di crudezza della raffigurazione.
Nella Roma del primo Seicento, all’influenza della rivoluzione caravaggesca non ci si poteva sottrarre e lo stesso Saraceni si misurò con il maestro declinando a suo modo la lezione tonale, rielaborandola fino a stemperarla in contrasti meno drammatici e violenti, e sintetizzandola attraverso un uso della luce e del colore riconducibile alla tradizione veneziana.
Il frutto del lungo lavoro di ricerca ideato da Rossella Vodret e curato da Maria Giulia Aurigemma insieme ad un comitato scientifico internazionale tende proprio a descrivere l’evoluzione artistica del Saraceni e ad approfondire il contesto in cui operò con esiti molto positivi.
L’idea di rivalutare un artista così poco indagato nasce come una scommessa alla quale la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma diretta da Daniela Porro ha voluto dedicarsi con profonda attenzione per offrire nuove possibilità di lettura ad un corpus di opere che hanno contribuito con raffinata eleganza a rivoluzionare l’estetica moderna.
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