Dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale i documenti dagli Archivi di Stato
Raffaello e i tesori di Roma antica: l'attualità di una lettera di 500 anni fa
 
										
										 
										
										
																		
																									Raffaello Sanzio, Autoritratto, primi anni del 1500. Olio su tavola, 47,5 x 33 cm. Gallerie degli Uffizi
															
							Francesca Grego
02/03/2020
							Roma -  Che un grande artista come Antonio Canova sia stato il primo paladino del patrimonio culturale italiano lo sapevamo. Ma che già tre secoli prima Raffaello si ergesse a difensore dei capolavori di Roma antica è una novità. Avremo modo di scoprirlo nei dettagli alle Scuderie del Quirinale, nella mostra epocale che da mercoledì 5 marzo celebrerà i 500 anni dalla scomparsa del Divin Pittore. 
Oltre a un'impressionante sfilza di dipinti, disegni, arazzi e progetti architettonici, Raffaello 1520-1483 presenterà ai visitatori un documento eccezionale: una lettera datata 1519 conservata presso l'Archivio di Stato di Mantova in cui, attraverso il tramite dell'intellettuale e umanista Baldassarre Castiglione, il Sanzio indicava al papa la via maestra per preservare i monumenti antichi dalle distruzioni e dagli sventramenti perpetrati a Roma nei primi decenni del Cinquecento.
Il pontefice in questione è Leone X, la cui immagine fu consegnata all'eternità dall'Urbinate nel celebre ritratto conservato agli Uffizi, oggi al centro di contestazioni e polemiche intorno alla partecipazione alla mostra romana. Fu lui a nominare Raffaello prefetto alle antichità, con il compito di visionare e requisire tutti i marmi e i reperti archeologici utili alla Fabbrica di San Pietro, valutandone lo stato di conservazione. Ma il pittore andò oltre: nella missiva esprime dolore e disperazione di fronte al degrado delle vestigia di un luminoso passato, condannando l'incuria di chi – compresi i precedenti pontefici – autorizzava l'uso di preziosi monumenti come cave di materiale o addirittura come ingrediente per la produzione di calcina. A cinque secoli di distanza, riconosciamo nelle sue accorate rimostranze gli stessi principi di tutela e salvaguardia del patrimonio nazionale che sono alla base dell'articolo 9 della Costituzione italiana e della funzione delle attuali soprintendenze.
Anche l'Archivio di Stato di Firenze partecipa alla mostra con il prestito di una lettera, questa volta datata 1518 e indirizzata a Giulio de' Medici, futuro papa Clemente VII. Qui l'argomento è il progetto per Villa Madama, tra le residenze più ammirate e imitate del Rinascimento. Per Raffaello rappresentò un vero e proprio sogno, interrotto due anni dopo dalla morte prematura. Dell'elegante villa suburbana, concepita espressamente per gareggiare con le ville dell'antica Roma e con quelle contemporanee come Villa Farnesina, l'Urbinate curò architettura e decorazioni, poi portate a termine da colleghi e allievi illustri come Antonio da Sangallo e Giulio Romano.
 
Alle Scuderie del Quirinale le lettere saranno contestualizzate in una sala di importanza strategica, insieme a ricostruzioni di Roma antica e a alla riproduzione in 3D del cartone preparatorio per l'arazzo del Sacrificio di Listra, in prestito dai Musei Vaticani, realizzata su concessione della Royal Collection e in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra.
“Siamo orgogliosi di partecipare a una mostra di tale rilievo internazionale e qualità scientifica”, ha detto il direttore generale Archivi Anna Maria Buzzi: “i tesori degli Archivi accompagnano e completano le grandi opere d'arte e testimoniano, con l'autenticità che solo gli Archivi di Statp sanno fornire, la vicenda umana e artistica del grande maestro”.
 
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					Oltre a un'impressionante sfilza di dipinti, disegni, arazzi e progetti architettonici, Raffaello 1520-1483 presenterà ai visitatori un documento eccezionale: una lettera datata 1519 conservata presso l'Archivio di Stato di Mantova in cui, attraverso il tramite dell'intellettuale e umanista Baldassarre Castiglione, il Sanzio indicava al papa la via maestra per preservare i monumenti antichi dalle distruzioni e dagli sventramenti perpetrati a Roma nei primi decenni del Cinquecento.
Il pontefice in questione è Leone X, la cui immagine fu consegnata all'eternità dall'Urbinate nel celebre ritratto conservato agli Uffizi, oggi al centro di contestazioni e polemiche intorno alla partecipazione alla mostra romana. Fu lui a nominare Raffaello prefetto alle antichità, con il compito di visionare e requisire tutti i marmi e i reperti archeologici utili alla Fabbrica di San Pietro, valutandone lo stato di conservazione. Ma il pittore andò oltre: nella missiva esprime dolore e disperazione di fronte al degrado delle vestigia di un luminoso passato, condannando l'incuria di chi – compresi i precedenti pontefici – autorizzava l'uso di preziosi monumenti come cave di materiale o addirittura come ingrediente per la produzione di calcina. A cinque secoli di distanza, riconosciamo nelle sue accorate rimostranze gli stessi principi di tutela e salvaguardia del patrimonio nazionale che sono alla base dell'articolo 9 della Costituzione italiana e della funzione delle attuali soprintendenze.
Anche l'Archivio di Stato di Firenze partecipa alla mostra con il prestito di una lettera, questa volta datata 1518 e indirizzata a Giulio de' Medici, futuro papa Clemente VII. Qui l'argomento è il progetto per Villa Madama, tra le residenze più ammirate e imitate del Rinascimento. Per Raffaello rappresentò un vero e proprio sogno, interrotto due anni dopo dalla morte prematura. Dell'elegante villa suburbana, concepita espressamente per gareggiare con le ville dell'antica Roma e con quelle contemporanee come Villa Farnesina, l'Urbinate curò architettura e decorazioni, poi portate a termine da colleghi e allievi illustri come Antonio da Sangallo e Giulio Romano.
Alle Scuderie del Quirinale le lettere saranno contestualizzate in una sala di importanza strategica, insieme a ricostruzioni di Roma antica e a alla riproduzione in 3D del cartone preparatorio per l'arazzo del Sacrificio di Listra, in prestito dai Musei Vaticani, realizzata su concessione della Royal Collection e in collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra.
“Siamo orgogliosi di partecipare a una mostra di tale rilievo internazionale e qualità scientifica”, ha detto il direttore generale Archivi Anna Maria Buzzi: “i tesori degli Archivi accompagnano e completano le grandi opere d'arte e testimoniano, con l'autenticità che solo gli Archivi di Statp sanno fornire, la vicenda umana e artistica del grande maestro”.
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