Dall’11 settembre al 15 ottobre

La Spagna a Roma, un racconto lungo mille anni

Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio, Dettaglio, Roma | Foto: Quinok (Opera propria), 20 maggio 2014,  via Wikimedia Creative commons
 

Francesca Grego

12/09/2025

Roma - Dal Foro di Traiano al Tempietto del Bramante, dal Castel Sant’Angelo all’Estasi di Santa Teresa d'Avila, un filo rosso si dipana per le strade di Roma e giunge fino in Spagna. Tra il XVII e il XIX secolo la Chiesa di San Giacomo degli Spagnuoli, punto di riferimento della comunità iberica nell’Urbe da metà Quattrocento, fu lo sfondo dei celebri giochi d’acqua che si tenevano in Piazza Navona, e in Campo Marzio lo spagnolo era lingua corrente. In epoche antiche illustri imperatori giunsero a Roma dalla Penisola iberica e più tardi i sovrani spagnoli assoldarono grandi artisti per realizzare nella Città Eterna edifici e opere d’arte, tuttora testimoni di un legame millenario. 

Da oggi, venerdì 11 settembre, fino al prossimo 15 ottobre, una mostra preziosa lo racconta nelle prestigiose sedi della Sala Dalì dell’Istituto Cervantes e della Real Academia de España en Roma. Accanto all’esposizione, un ricco programma di eventi collaterali invita a entrare nel vivo dell’eredità storico-artistica iberica nella Capitale: sabato 13 settembre alle 10.30, una passeggiata guidata con partenza dalla Sala Dalì dell’Istituto Cervantes condurrà i visitatori alla scoperta dei monumenti spagnoli - dalla Chiesa di Santiago degli Spagnoli a Palazzo Altemps, dalla Chiesa di Monserrato fino al Foro di Traiano - mentre dal 16 settembre un ciclo di incontri approfondirà l’argomento spaziando dall’epoca imperiale al Barocco. 

Nata dalla collaborazione del Progetto di ricerca ANIHO, della Scuola Spagnola di Storia e Archeologia di Roma (EEHAR-CSIC), dell'Instituto Cervantes di Roma e dall'Accademia di Spagna a Roma, con il supporto del Progetto PCCR e dell'Ambasciata di Spagna in Italia, Monumenti di spagnoli a Roma segue nel tempo e nello spazio le tracce della presenza ispanica nella Città Eterna, regalandoci una mappa dinamica di una lunga storia di relazioni. Punto di partenza della mostra è il colossale volume Monumenti di spagnoli a Roma, e di portoghesi e ispano-americani di Elìas Tormo y Monzò (1869-1957), umanista, storico dell’arte, instancabile viaggiatore ed eccezionale promotore del contatto diretto con le opere, nonché primo professore di storia dell’arte nelle università spagnole, che durante la Guerra Civile si trasferì nell’Urbe per insegnare alla Scuola Spagnola di Roma.  

La mostra ne presenta l’opera e la figura, per poi guidarci tra luoghi noti e meno noti attraverso foto d’epoca e immagini contemporanee, stampe, illustrazioni e documenti. Ci sono monumenti celebri di cui pochi conoscono il legame con la Spagna: il Tempietto di San Pietro in Montorio, più conosciuto come Tempietto del Bramante, per esempio fu commissionato al famoso architetto rinascimentale dai sovrani Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona per sciogliere un voto. In seguito fu il convento di una congregazione spagnola ed ancora oggi parte degli edifici circostanti il tempietto ospitano la sede dell'Accademia di Spagna.
La Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, tra Corso Rinascimento e Piazza Navona, invece fu eretta nel Quattrocento su un’area sacra alla tradizione per la memoria dei martiri che avevano trovato la morte nello Stadio di Domiziano. L’edificio fu intitolato al protettore della Reconquista, Santiago, prendendo il nome di San Giacomo degli Spagnuoli. Il canonico della Cattedrale di Siviglia, Don Alfonso de Paradinas, lo fece costruire a proprie spese affidando i lavori a Bernardo Rossellino e morendo destinò i propri averi alla chiesa, che in seguito fu mantenuta dai lasciti degli spagnoli presenti a Roma. All’inizio dell’Ottocento, tuttavia, San Giacomo era in piena decadenza, perciò fu abbandonata in favore di Santa Maria in Monserrato e poi venduta ai missionari francesi del Sacro Cuore. Santa Maria in Monserrato, poi accorpata alla Chiesa di San Giacomo della Corona di Castiglia (Piazza Navona), è attualmente la chiesa nazionale di Spagna a Roma. 

Il racconto prosegue con il Foro e le statue di Traiano, e con il Mausoleo di Adriano (oggi Castel Sant’Angelo), dove aleggia lo spirito di due grandi imperatori di origine iberica. E se la celeberrima Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini in Santa Maria della Vittoria ci trasporta nelle atmosfere mistiche della Spagna barocca, nella Basilica di Santa Maria Maggiore è possibile ammirare una statua meno conosciuta, ma eloquente: quella del re Filippo IV, forgiata nel bronzo ancora da Bernini e da Girolamo Lucenti, dove il sovrano iberico è presentato come un eroico guerriero protettore della Chiesa cattolica. Il viaggio è ancora lungo e denso di sorprese: da scoprire sono il vecchio Collegio Spagnolo di Palazzo Altemps, il ritratto di Innocenzo X dipinto da Velàsquez (oggi alla Galleria Doria Pamphilj), la casa quattrocentesca del nobile valenciano Don Pedro Vaca, smontata ai primi del Novecento e ricostruita altrove per far posto a una nuova ala del Parlamento, la via Chacón (Alfonso Ciacconio), sull'Aventino, e perfino il Monte Testaccio, nato dall’accumulo dei cocci di anfore arrivate dall’Andalusia colme di prezioso olio d’oliva.