Obliati spazi. Fotografie di Matteo Beducci
© Matteo Beducci | Matteo Beducci, L'Aquila
Dal 6 November 2021 al 4 December 2021
Ancona
Luogo: Galleria d'Arte Puccini
Indirizzo: Via Matteotti 31/A
Orari: dal mercoledì al sabato 17.00 - 19.30
Curatori: Antonio Luccarini
S’inaugura il prossimo 6 novembre, alla Galleria d'Arte Puccini di Via Matteotti 31/A ad Ancona, una mostra di fotografie dell’anconetano Matteo Beducci.
Innamorato della fotografia sin da bambino quando, grazie a suo padre, è stato introdotto in un mondo che lo ha subito affascinato e che poi ha cominciato a praticare con l’uso della sua prima macchina, una Polaroid, ha cominciato la sua attività di autore fotografico con la streetphotography (fotografia di strada), andando tra le città alla ricerca di momenti di vita quotidiana con scatti che fermassero questi istanti, per poi approdare e dedicarsi ultimamente all'urbex (esplorazione urbana).
In mostra sono esposte opere realizzate nel corso degli ultimi anni quando l’interesse del fotografo si dirige verso l’analisi immaginifica di luoghi della realtà particolarmente caratteristici, spazi interni che conservano un fascino nobile nel loro stato di “inquieto”, quasi fantastico abbandono, come sospesi nel tempo.
Gli scatti fotografici svelano questo stato di latitanza, che rivelano piuttosto alla sensibilità dell’artista un accentuato senso di distacco da parte del pensiero dalla realtà, così come da parte dei sentimenti e degli affetti. Le fotografie, realistiche e di una cruda delicatezza, rimandano l’osservatore ad intime, evocate sfumature dell’animo d'intensa dolcezza poetica.
Eppure, come sottolinea Antonio Luccarini nel testo di presentazione in catalogo, le immagini segnalano, anche un più triste “effetto di nientificazione dello svolgimento temporale, che non soltanto trasforma e rovina, ma addirittura può cancellare le forme del mondo, viventi e non viventi. Proprio perché le tematiche affrontate rivelano l’intenzione di sottrarre all’oblio spazi abbandonati che recano i segni di una imminente fine, gli scatti di Matteo Beducci rimandano alla funzione primaria di ogni documentazione fotografica, cioè di impedire la perdita totale che segue inesorabilmente ogni durata esistenziale. Ma in queste opere c’è un ulteriore direzione poetica da seguire e comprendere: ci sono luoghi che ancora nel loro stato di abbandono sono carichi di segni, di tracce, di impronte. E’ in gioco un'evocazione per certi versi straziante e dolorosa di presenze cancellate che riescono a parlare ancora proprio attraverso i silenzi, le mancanze e le rovine: lo sguardo dell’autore, in definitiva, ha voluto fissare per sempre assenze capaci ancora di narrare antichi fasti e storie remote, restando nell’ambito della ricerca della bellezza e della verità che lasciano sempre un calco sul reale... quale effetto del loro passaggio.”
Beducci è alla costante ricerca di architetture come ville, palazzi, dimore tra le più affascinanti e luoghi urbani abbandonati, ricchi di storie da raccontare alla ricerca della bellezza intrinseca che questi luoghi sanno regalare se colti con l’occhio attento del fotografo.
La sua prima esposizione fotografica risale al 2018, presso gli spazi di Foto De Angelis, ad Ancona, nella quale ha cercato di raccontare la vita in un casale di campagna abbandonato, raccogliendo immagini di possibili esistenze trascorse, immaginandone il luogo, abitato o usato, forse, anche da gente di passaggio in cerca di riparo.
Beducci è stato invitato a pubblicare una sua foto, realizzata con la tecnica del drone, nella rivista “Pixel Photo Magazine”, periodico indipendente di foto amatoriali.
Innamorato della fotografia sin da bambino quando, grazie a suo padre, è stato introdotto in un mondo che lo ha subito affascinato e che poi ha cominciato a praticare con l’uso della sua prima macchina, una Polaroid, ha cominciato la sua attività di autore fotografico con la streetphotography (fotografia di strada), andando tra le città alla ricerca di momenti di vita quotidiana con scatti che fermassero questi istanti, per poi approdare e dedicarsi ultimamente all'urbex (esplorazione urbana).
In mostra sono esposte opere realizzate nel corso degli ultimi anni quando l’interesse del fotografo si dirige verso l’analisi immaginifica di luoghi della realtà particolarmente caratteristici, spazi interni che conservano un fascino nobile nel loro stato di “inquieto”, quasi fantastico abbandono, come sospesi nel tempo.
Gli scatti fotografici svelano questo stato di latitanza, che rivelano piuttosto alla sensibilità dell’artista un accentuato senso di distacco da parte del pensiero dalla realtà, così come da parte dei sentimenti e degli affetti. Le fotografie, realistiche e di una cruda delicatezza, rimandano l’osservatore ad intime, evocate sfumature dell’animo d'intensa dolcezza poetica.
Eppure, come sottolinea Antonio Luccarini nel testo di presentazione in catalogo, le immagini segnalano, anche un più triste “effetto di nientificazione dello svolgimento temporale, che non soltanto trasforma e rovina, ma addirittura può cancellare le forme del mondo, viventi e non viventi. Proprio perché le tematiche affrontate rivelano l’intenzione di sottrarre all’oblio spazi abbandonati che recano i segni di una imminente fine, gli scatti di Matteo Beducci rimandano alla funzione primaria di ogni documentazione fotografica, cioè di impedire la perdita totale che segue inesorabilmente ogni durata esistenziale. Ma in queste opere c’è un ulteriore direzione poetica da seguire e comprendere: ci sono luoghi che ancora nel loro stato di abbandono sono carichi di segni, di tracce, di impronte. E’ in gioco un'evocazione per certi versi straziante e dolorosa di presenze cancellate che riescono a parlare ancora proprio attraverso i silenzi, le mancanze e le rovine: lo sguardo dell’autore, in definitiva, ha voluto fissare per sempre assenze capaci ancora di narrare antichi fasti e storie remote, restando nell’ambito della ricerca della bellezza e della verità che lasciano sempre un calco sul reale... quale effetto del loro passaggio.”
Beducci è alla costante ricerca di architetture come ville, palazzi, dimore tra le più affascinanti e luoghi urbani abbandonati, ricchi di storie da raccontare alla ricerca della bellezza intrinseca che questi luoghi sanno regalare se colti con l’occhio attento del fotografo.
La sua prima esposizione fotografica risale al 2018, presso gli spazi di Foto De Angelis, ad Ancona, nella quale ha cercato di raccontare la vita in un casale di campagna abbandonato, raccogliendo immagini di possibili esistenze trascorse, immaginandone il luogo, abitato o usato, forse, anche da gente di passaggio in cerca di riparo.
Beducci è stato invitato a pubblicare una sua foto, realizzata con la tecnica del drone, nella rivista “Pixel Photo Magazine”, periodico indipendente di foto amatoriali.
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