La Gioconda cambia casa

La Gioconda di leonardo da vinci
18/04/2005
E’ tempo di cambiamenti per la più enigmatica delle dame. Appena lo scorso gennaio lo studioso Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Vinci, aveva dichiarato che il celebre viso della Gioconda (1513-1516) di Leonardo non sarebbe appartenuto alla fiorentina Monna Lisa Gherardini, bensì a un’amante di Giuliano De’ Medici. Della “seconda Gioconda”, ritratto di Monna Lisa, moglie del mercante fiorentino del Giocondo, non si conoscerebbero le sorti.
Lasciando agli esperti il delicato compito di individuare corrispondenze tra arte e realtà, resta per tutti il fascino inarrivabile del misterioso sorriso. “Inarrivabile”, pare, anche percorrendo le sale del Louvre, se l’architetto peruviano Lorenzo Piqueras ha motivato il milionario trasloco della Gioconda, da una sala all’altra del museo francese, anche con ragioni prettamente logistiche. Era inimmaginabile, a suo dire (e come non dargli ragione), che gli oltre 6 milioni di visitatori annuali, in cerca di un incontro con la bella signora, dovessero cercare il dipinto di sala in sala, svoltando ad ogni angolo del museo, e creando insostenibili code per transitare davanti all’opera.
La “Gioconda” è stata quindi spostata dalla vecchia sala che la ospitava, la Sala Rosa (dove era stata temporaneamente sistemata), alla Sala degli Stati (840 metri quadri, al primo piano del Louvre), dove era collocata dal 1950 al 2001. La sala è una spaziosa galleria, servita come camera dibattimentale del Parlamento fino al 1870. I nuovi ambienti sono stati perfettamente ristrutturati (al costo di quasi 5 milioni di euro!) dopo quattro anni di accurati lavori, rivolti non solo a facilitare la circolazione dei visitatori, ma anche a risolvere i problemi di acustica, di climatizzazione e di illuminazione, che prima non permettevano di apprezzare adeguatamente il capolavoro. Piqueras, vincitore del concorso internazionale, ha quindi curato anche un nuovo sistema di illuminazione, misto fra luce naturale ed artificiale.
Il capolavoro di Leonardo non è più appeso alla parete, ma è posto al centro della rinnovata sala, all’interno di una “cassaforte trasparente”, come l’ha definita l’italiano laboratorio museotecnico Goppion di Milano, curatore della sofisticatissima teca, dalla limpidezza perfetta. Nella sala sono esposti anche capolavori della pittura veneziana del ‘500, e di Veronese, in particolare, il grande quadro “Le nozze di Cana”, sulla parete di fronte alla Gioconda.
La Gioconda, come ogni anno, è stata inoltre sottoposta ad accurate indagini per verificarne lo stato di conservazione. Nonostante l’eccezionale qualità del legno scelto da Leonardo, il quadro tende infatti ad incurvarsi.
Vien da chiedersi se ... il sorriso della bella dama non sia anche espressione di lusingato compiacimento per le tante, innumerevoli, incessanti attenzioni che le vengono dedicate, pur di continuare ad innamorarsi della sua indecifrabile bellezza.
Lasciando agli esperti il delicato compito di individuare corrispondenze tra arte e realtà, resta per tutti il fascino inarrivabile del misterioso sorriso. “Inarrivabile”, pare, anche percorrendo le sale del Louvre, se l’architetto peruviano Lorenzo Piqueras ha motivato il milionario trasloco della Gioconda, da una sala all’altra del museo francese, anche con ragioni prettamente logistiche. Era inimmaginabile, a suo dire (e come non dargli ragione), che gli oltre 6 milioni di visitatori annuali, in cerca di un incontro con la bella signora, dovessero cercare il dipinto di sala in sala, svoltando ad ogni angolo del museo, e creando insostenibili code per transitare davanti all’opera.
La “Gioconda” è stata quindi spostata dalla vecchia sala che la ospitava, la Sala Rosa (dove era stata temporaneamente sistemata), alla Sala degli Stati (840 metri quadri, al primo piano del Louvre), dove era collocata dal 1950 al 2001. La sala è una spaziosa galleria, servita come camera dibattimentale del Parlamento fino al 1870. I nuovi ambienti sono stati perfettamente ristrutturati (al costo di quasi 5 milioni di euro!) dopo quattro anni di accurati lavori, rivolti non solo a facilitare la circolazione dei visitatori, ma anche a risolvere i problemi di acustica, di climatizzazione e di illuminazione, che prima non permettevano di apprezzare adeguatamente il capolavoro. Piqueras, vincitore del concorso internazionale, ha quindi curato anche un nuovo sistema di illuminazione, misto fra luce naturale ed artificiale.
Il capolavoro di Leonardo non è più appeso alla parete, ma è posto al centro della rinnovata sala, all’interno di una “cassaforte trasparente”, come l’ha definita l’italiano laboratorio museotecnico Goppion di Milano, curatore della sofisticatissima teca, dalla limpidezza perfetta. Nella sala sono esposti anche capolavori della pittura veneziana del ‘500, e di Veronese, in particolare, il grande quadro “Le nozze di Cana”, sulla parete di fronte alla Gioconda.
La Gioconda, come ogni anno, è stata inoltre sottoposta ad accurate indagini per verificarne lo stato di conservazione. Nonostante l’eccezionale qualità del legno scelto da Leonardo, il quadro tende infatti ad incurvarsi.
Vien da chiedersi se ... il sorriso della bella dama non sia anche espressione di lusingato compiacimento per le tante, innumerevoli, incessanti attenzioni che le vengono dedicate, pur di continuare ad innamorarsi della sua indecifrabile bellezza.
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