Giuditta decapita Oloferne
Il soggetto di Giuditta che decapita Oloferne è uno degli episodi dell'Antico Testamento più frequentemente rappresentati nella storia dell'arte. Tuttavia - con la sola importante eccezione di Giuditta e Oloferne del Caravaggio conservata a Roma, nella Galleria nazionale d'arte antica - mai si è giunti a raffigurare una scena così cruda e drammatica come quella dipinta in questa tela di Artemisia Gentileschi. L'episodio al quale si riferisce l’opera è narrato nel Libro di Giuditta: l'eroina biblica, assieme ad una sua ancella, si reca nel campo nemico; qui circuisce e poi decapita Oloferne, il feroce generale nemico. Il quadro - di soggetto perfettamente analogo a quello della tela, un po' più piccola e dai diversi colori, eseguita in precedenza e conservata oggi nel Museo Capodimonte di Napoli con lo stesso titolo – è quello che più immediatamente si associa al nome della Gentileschi. L'analisi del quadro, in chiave psicologica, ha portato alcuni critici contemporanei a vedervi il desiderio femminile di rivalsa rispetto alla violenza sessuale subita da parte di Agostino Tassi.
LE OPERE
L'Inclinazione
1515 | Olio su tela | 61 x 152 cm.
Madonna col Bambino
1611 | Olio su tela
Ritratto di Gonfaloniere
Olio su tela | 208 x 128 cm.
Allegoria dell’Inclinazione
1615 | Olio su tela | 152 x 61 cm.
Giuditta
1613 | Olio su tela | 199 x 162 cm.
Giuditta decapita Oloferne
1620 | Olio su tela | 162 x 199 cm.
Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne
1623 | Olio su tela | 141 x 184 cm.
Giaele e Sisara
1620 | Olio su tela | 125 x 86 cm.