I never asked to be your mountain

Dalla mostra 'I never asked to be your mountain'

 

Dal 17 Novembre 2017 al 07 Dicembre 2017

Bologna

Luogo: Localedue

Indirizzo: via Azzo Giardino 12/c

Curatori: Valentina Lacinio



LOCALEDUE presenta *I never asked to be your mountain*, collettiva a cura di Valentina Lacinio che raccoglie opere di Fabrizio PerghemFrancesco Snote e Marco Strappato.

In occasione dell’opening nella medesima data alle ore 17 presso l’Auditorium del MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna interviene KABUL magazine per approfondire i temi della mostra e presentare Compost, il secondo volume della nuova collana K-Pocket Guide. Intervengono per KABUL Magazine Caterina Molteni e Francesca Vason. Intervengo per la mostra di LOCALEDUE la curatrice e gli artisti.

«E voi, che cosa cercate?»

Oggi è il terzo giorno, abbiamo arrangiato un bivacco per riposare le ossa sgretolate dal clima ostile. Marco ha acceso un piccolo fuoco, ci aspetta lì seduto e intanto contempla la foto scattata a poche ore dalla partenza. È l'immagine di un lago dall'acqua verde acido, densissima (Fake Lake n.1, 2011), il primo luogo in cui abbiamo stazionato qualche ora; su quella riva surreale abbiamo cominciato a chiamarci reciprocamente per nome. Fabrizio sta in disparte, rovista nello zaino, durante il tragitto ha raccolto dei monili di ghiaccio, è deciso a portarli in cima. Stamane mi ha mostrato il suo amuleto per le spedizioni, una piccola cartolina stropicciata del Cervino trovata durante quella che lui chiama la sua prima vera esperienza di ascensione (Above the forest, 2013). Ci riuniamo per raccogliere le idee, Francesco ci mostra degli appunti, ha una serie di teorie dettagliate su come affrontare il viaggio (Condizione per Orizzonte, 2017). Ha costruito sulla mappa un reticolo complesso di latitudini e longitudini che dimostra come in questo paesaggio non esista alcuna sensibile anomalia spaziale. Un grande anello di curvatura più o meno largo, impenetrabile, circonda il luogo a una certa distanza con un baluardo invisibile, intangibile. 
Dopo lunghe discussioni decidiamo che l'unica strategia è camminare il più possibile nelle ore diurne, continuando con prudenza durante la notte, rallentati dai pesi e dall'aria pungente. 
Non abbiamo rotte certe da seguire, ci siamo dati un protocollo di azione da rispettare passo dopo passo, nel nostro cammino affaticato l'orizzonte dovrà sempre mantenersi obliquo.

“Ed ecco che siamo approdati al continente sconosciuto, nucleo di sostanze superiori impiantate nella crosta terrestre, protetto dagli sguardi della curiosità e della cupidigia dalla curvatura del suo spazio - come una goccia di mercurio, per la sua tensione superficiale, rimane impenetrabile al dito che cerca di toccarne il centro. Con i nostri calcoli - non pensando ad altro - con i nostri desideri - abbandonando ogni altra speranza - , con i nostri sforzi - rinunciando a ogni agio -, avevamo forzato l'entrata di quel nuovo mondo. Così ci sembrava. Ma sapemmo in seguito che, se avevamo potuto approdare ai piedi del Monte Analogo, era perchè le porte invisibili di quell'invisibile contrada erano state aperte per noi da quelli che la custodivano. Il gallo che squilla nel latte dell'alba crede che il suo canto generi il sole; il bambino che urla in una stanza chiusa crede che le sue grida facciano aprire la porta; ma il sole e la madre vanno per le vie tracciate dalle leggi del loro essere. Ci avevano aperto la porta, quelli che vedono noi mentre noi non possiamo vederci, rispondendo con generosa accoglienza ai nostri calcoli puerili, ai nostri desideri instabili, ai nostri piccoli e maldestri sforzi.”
(Note ritrovate tra le carte di René Daumal in R. Daumal, “Il Monte Analogo”, Adelphi, Milano 1991)

Inaugurazione Venerdì 17 novembre dalle ore 18:30 alle ore 21:30

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