Transart 2017

© Ph. Gresi | Inuksuit

 

Dal 07 Settembre 2017 al 27 Settembre 2017

Bolzano

Luogo: Sedi varie del Trentino Alto-Adige

Indirizzo: sedi varie

Sito ufficiale: http://https://transart.it/it/



Dal 7 al 27 settembre ritorna il festival di cultura contemporanea Transart. La rassegna, giunta alla 17esima edizione, attraverserà i luoghi più curiosi e spettacolari del Trentino Alto Adige: fabbriche e baite, pascoli d’alta quota, innovativi parchi tecnologici e caserme abbandonate, giardini segreti, strade, case private e sale studio dell’università. Il lungo filo rosso del festival unisce i punti più diversi della geografia della regione per invitare il pubblico a vivere esperienze dilatate nel tempo, in una danza continua nello spazio: dentro un’immaginaria Torre di Babele costellata di incontri e performance per più di dieci ore, immersi in un mare verde attraversato da più di 70 percussionisti, davanti a cubi di luce pulsanti, in ascolto dei suoni dell’aurora boreale o fra le esperienze artistiche nate nel cuore di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, o al centro del dolore e della rinascita della nostra nazione, con un Requiem musicale, dedicato alle vittime del terremoto del Centro Italia.

Si parte il 7 settembre al Museo Civico di Bolzano che prenderà vita per trasformarsi nell’hub creativo del festival (07 - 27.09). Le stanze meno utilizzate, gli spazi più nascosti si trasformeranno nelle mani degli artisti invitati a trasfigurarlo: gli esperimenti elettroacustici dei giovani artisti Nicolas Perret e Silvia Ploner, al secolo Island Songs, muoveranno le fondamenta e illumineranno le sale del museo della luce del nord con i loro due primi progetti complementari ‘Nýey’ e ‘All depends on the Sun’. Durante l’opening del festival presenteranno in prima mondiale la performance Stellar surf: un viaggio dentro i suoni prodotti dall’aurora boreale. Molti studi hanno cercato di spiegare il fenomeno, ma nessuno è mai riuscito a provare l’esistsenza di suoni percettibili all’orecchio umano. 
Nýey’ racconta la storia di un’isola emersa dalle acque del nord nel 1963. L’isola è stata oggetto di studi come pochi altri territori, in quanto offre la possibilità unica di studiare la formazione di un ecosistema in scala, fin dal suo principio. Island Songs investiga il passato, il presente e il presunto futuro dell’isola attraverso registrazioni fatte in loco. Il pezzo che ne risulta si evolve intorno ai motivi della creazione, della colonizzazione, e metamorfosi di un territorio.

Nel 1963, a largo della costa islandese, è emersa un’isola dopo un’eruzione vulvanica sott’acqua, un evento raro che accade solitamente due volte in un secolo. Gli viene dato il nome Surtsey, da Surtr, il gigante del fuoco della mitologia norrena. La superficie di questa nuova terra è cresciuta dopo ulteriori eruzioni del giugno 1967 quando ha raggiunto le dimensioni di 2.65 metri quadrati.
Surtsey è diventata oggetto di ricerca come nessun altro territorio, dal momento che offre la possibilità unica di studiare la creazione di un ecosistema in scala. Un piccolo numero di sceinziati ha avuto accesso all’isola una volta all’anno per quattro giorni. Da quel giorno più che metà del territorio di Surtsey è scomparso. Le violente onde invernali consumano le sue coste e i venti erodono la superficie. Gli scienziati stimano che per il 2120, due terzi della superficie scompariranno. Come più giovane membro dell’arcipelago Westman, Surtsey serve alla scienza come finestra sul passato delle isole più vecchie. Allo stesso tempo queste vecchie isole sono studiate come specchio per capire cosa Surtsey potrà essere in futuro. Ispirato da questo approccio - l’isola, come una specie di “capsula del tempo” – investighiamo il passato di Surtsey, il presente e il possibile futuro con suoni alla deriva da registrazioni fatte su e attorno all’isola di
Bjarnarey, Elliðaey, Heimaey e Surtsey. Il suono che risulta evolve attorno i motivi della creazione, della colonizazione e della metamorfosi di un territorio.

All depends on the sun
Nel nord più estremo, a qualche grado appena dal Polo nord, puoi essere abbastanza fortunato da vedere un’ombra ovale di luce scorrere attraverso il cielo. Queste luci sono note come Aurore Boreali nel nord e come Aurora Australe al Polo sud. E’ noto che queste aurore sono accompagnate da infrasuoni (frequenze molto al di sotto della soglia della capacità uditiva dell'orecchio umano), ma i loro suoni udibili sono un mistero. Nel 1969 questo infrasuono è stato misurato e accettato come il solo suono dell’aurora. In the Ci sono centinaia di persone che dicono di aver sentito dei suoni che accompagnavano la luce del nord. In All Depends on the Sun, Nicolas Perret e Silvia Ploner viaggiano dalla Finlandia per immergersi in una investigazione del suono collegata all’aurora boreale. Da quasi ogni parte del mondo in cui l’aurora boreale è visibile, la fede nel suono è un dato. La parte importante di questa questione è che altri scienziati che sono stati nelle regioni del nord, non hanno mai sentito il minimo suono che potrebbe con certezza essere attribuito all'Aurora Boreale. Nicolas Perret e Silvia Ploner lavorano con tecnologie di registrazione per registrare ambienti misteriori, territori remoti e fenomeni sconosciuti. Considerando gli ambienti che indagano come laboratori, il loro interesse è attratto dal debole, dall'inappetibile, dall'inaspettato, dal dettaglio sonoro, dall'inapprezzabile.
07.-27.09  
Bolzano > MUSEO CIVICO DI BOLZANO 
AUDIO INSTALLATION  
Martin Messier >Boîte Noire 
Con BOÎTE NOIRE (Black box), Martin Messier installa un fascio di luce in suono e movimenti, e lo proietta in un grande prisma trasparente. Cercando di definire i limiti di questo elemento inafferabile, materializza l’estensione delle forme e scompone  le sue frequenze.  
In una stanza scura, il black box, lo spettatore vede e sente lo sviluppo dello spettro bianco: le sue contrazioni e distensioni, le sue curve e linee, la sua apparizione e scomparsa. È come se il black box, pieno di segnali spettrali, contenesse pezzi del passato e, con questa installazione, Messier, invitasse il pubblico a mettere insieme la storia.  
Una teca di vetro sospesa a mezz’aria è riempita di fumo e attraversata da raggi luminosi emanati da un videoproiettore. Le oscillazioni sonore, udibili dagli speaker, sono trasformate in luce. I fasci luminosi, incontrando e attraversando la nebbia, acquistano una tridimensionalità concreta, fisica. Un dispositivo, quello costruito da Messier, di visualizzazione tridimensionale del suono ottenuta tramite l’interazione di elementi naturali primari.
Martin Messier è un compositore, performer e videomaker. Se il suono è al centro della sua ricerca, il suo interesse si sposta rapidamente sulle possibilità di contaminazione tra differenti forme espressive. È attraverso il rapporto tra suono e materiali concreti (oggetti o corpi) che l’opera di Messier prende forma: una continua ricerca della ridefinizione del concetto di musica concreta, creando suoni con oggetti della vita quotidiana come sveglie, penne, macchine auto-concepite e macchine da cucire, reinventate nella loro funzione. Il lavoro di Martin Messier è stato presentato in diversi festival ed eventi nazionali come Mutek, FTA e Mois Multi e internazionali come Transmediale di Berlino, Sónar di Barcellona, Nemo di Parigi, Scopitone di Nantes e arte di oggi de L’Aia. “La chambre des machines” ha anche ricevuto una menzione presso il prestigioso Ars Electronica.

EXHIBITION  
Operndorf Afrika è un progetto artistico internazionale nato in Burkina Faso in Africa occidentale nel 2009 da un’idea dell’artista Tedesco Christoph Schlingensief (1960-2010). È l’ultimo, e “il più importante”, progetto di Schlingensief.  Attraverso questo progetto, l’obiettivo dell’artista era quello di modificare l’immagine che abbiamo dell’Africa, creando una piattaforma di scambio artistico internazionale. Dal 2015 grazie al progetto Artist-in-Residence di Operndorf Afrika, il villaggio è un centro internazionale per l’arte e per gli operatori culturali, che può essere utilizzato come luogo di ritiro e di espressione.  La mostra esposta al TRANSART HUB, vuole dare una panoramica del progetto Artist-in-Residence e consentire un dialogo, scambio e critica per favorire lo sviluppo della visione e del potenziale di Operndorf Afrika.  
 
CULT.night > PERFORMANCE, MUSIC, FILM, THEATRE 
08.09 > ore 18.00 – 01.00  
Bolzano TEATRO COMUNALE
SALA GRANDE > ore 18.00 + 22.00
Kate McIntosh > In Many Hands IE PI > 90 min  
 
Chi ha ha recentemente fatto esperienza di una performance di Kate MCIntosh verrà coinvolto in un numero di livelli differenti. Alcune persone avranno demolito o smantellato oggetti interni e giardini per creare qualcosa di nuovo (worktable). Altri avranno ricercato i tipi di collettivismo gettando pezzi di mobili sul palcoscenico, unendosi per creare un'orchestra di pioggerelle o raccogliendo i propri batteri (All Ears). Kate McIntosh è ancora curioso di come coinvolgere gli spettatori, incoraggiandoli così ad esplorare sia le proprie motivazioni sia quelle del gruppo.
Con In Mani Molte, McIntosh si immerge in un mondo tattile e multisensoriale. Le invita a provare, toccare, ascoltare e sentire l'odore. Lei torna sul palco e sceglie una serie di situazioni sensoriali che ti permettono di sperimentare. In molte mani è parte di laboratorio, art fair fair, e parte di sensotopia: prendi il tuo tempo per esplorare e seguire il naso!

Kate McIntosh trascende sempre i confini della performance, del teatro e dell'installazione. Sarà artista in residenza dal 2017, e ha precedentemente comparso a Kaaitheater con Untried Untested, Dark Matter e Hair from the Throat. Dopo circa 45 minuti, probabilmente non c'è nessuno nella stanza le cui mani non sono completamente sporche ... Una rara e meravigliosa offerta di concentrarsi su di te senza perdere di vista i tuoi simili.

STUDIO > ore 19.00 + 20.30 + 22.30
OHT > Squares do not (normally) appear in nature
 
FOYER DEL TEATRO+PIAZZA VERDI+GIARDINO DEI CAPUCCINI > ore 18.00 – 23.00
JUST ACT  
 
KAPUZINERGARTEN GIARDINO DEI CAPUCCINI > ore 19.30
Upload Bands 
 
FOYER DEL TEATRO > ore 23.30
DJ > Luca Fronza 

La tradizionale Cult.urnacht di VBB - Vereinigten Bühnen Bozen, apre un nuovo capitolo e collabora con Transart17 per un evento ricco di musica, performance, teatro e cinema. CULT.nacht avrà luogo in tutte le sale del Teatro Comunale di Bolzano, nella piazza antistante e nel giardino dei Capuccini. Nel corso della serata si potrà assistere allo spettacolo interattivo In Many Hands, all’installazinoe Squares do not (normally) appear in nature di OHT. Il progetto JUST ACT, propone performance di innumerevoli associazioni culturali e sportive di Bolzano, le quali, fra musica, teatro, rap, capoeira, film, danza, creeranno un intreccio di generi spazio-temporale.  
La serata include inoltre la musica live del gruppo finalist di Upload ___, e si concluderà sulle note del DJ Set di Luca Fronza.  

20.09 > IN MANY HANDS > PERFORMANCE  
Bolzano > Teatro Comunale
“In Many Hands” di Kate McIntosh porta il pubblico in una dimensione multisensoriale e tattile e lo invita a partecipare a un’esperienza collettiva ed immergersi in fenomeni tattili provenienti da vari materiali. “In Many Hands” è sia un’esplorazione della fisicità, che un sottile esperimento sociale sulla comunicazione non verbale fra individui sconosciuti. Se è vero che si impara facendo, quello che si impara durante questa performance è una sensibilizzazinoe dei nervi, una messa a punto dell’attenzione, un’accensione dell’interesse. “In Many Hands” è  in parte un laboratorio, in parte una spedizine e in parte meditazione.  Solo su prenotazione.  Ragazzi dai 12 anni 

08.09 > PERFORMANCE INSTALLATION 
Bolzano > Teatro Comunale
OHT | OFFICE FOR A HUMAN THEATRE > SQUARES DO NOT (NORMALLY) APPEAR IN NATURE 
Squares do not (normally) appear in natureè un progetto teatrale e installativo ispirato da Josef Albers, il concetto d’astrazione e gli unicorni. Pone a confronto il pubblico con uno spazio senza attori attraverso 13 esperimenti visivi e sonori. La base del lavoro è la consapevolezza del colore attraverso luce, nebbia, vetro, font e immagini che diventano protagonisti della scena. Una metafora letterale di come solo apparenti temi astratti sono gli attori della ricerca di Josef Albers
attraverso le forme, la realtà e l’osservazione. 

09.09 > MUSIC  
Bolzano > facoltà di design alla libera università Bolzano > ore 11.00 – 19.00

UNERHÖRT - INAUDITO   
Blackpage Orchestra  

BLACK PAGE ORCHESTRA è un ensemble che propone un tipo di musica senza compromessi. Il nome deriva dalla composizione di Fank Zappa Black page, un pezzo il cui punto consiste nell’alta densità delle note e degli eventi simili a un foglio nero.
Accanto a questo chiaro approccio esttico l’ensembe si focalizza sulla composizione usando elettronica, video e differenti tecnologie in un consteo artistico come pezzi dal carattere performativo.

ensemblechromoson  

conTaktpercussion group 
Con il formato INAUDITO, il compositore e curatore Hannes Kerschbaumer mette in primo piano la prassi esecutiva della musica contemporanea.  A Transart, insieme a Kerschbauer, si farà un ulteriore passo avanti in questa pratica. 9 ore, 6 piani, 3 ensemble, 21 postazioni segnano il nuovo progetto chiamato INAUDITO-UNGEHÖRT. Lo sforzo è inaudito, la musica che ascolterete sarà inaudita e alla fine scoprirete che è inaudito non aver mai ascoltato quella musica. L’orecchio aperto al nuovo vivrà la facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano come una Torre di Babele ricca di suoni nuovissimi. Il pubblico creerà il proprio percorso, come un’esperienza di architettura del pensiero/meditazione, attraverso una ricerca di suono che può durare fino a 9 ore. La Blackpage Orchestra, l’ensemble cromoson e il quartetto di percussionisti conTakt saranno gli esecutori di questa prestazione musicale titanica dilatata nel tempo. Concerti per Ensemble, selfie musicali, confessioni dei musicisti, e molte postazioni singole saranno gli elementi costitutivi di INAUDITO / UNGEHÖRT.  Vivetelo come un’opera che componete voi stessi!  
 
09.09 > CLUBBING 
Bolzano > STAHLBAU PICHLER > ore 22.00
LIVE AUDIO-VIDEO INSTALLATION  
Matthew Schoen > Home Appliance (2016)  
MUTEK PLAYS TRANSART – THE ADVANCED CLUBBING  
 
Line Up >  Woulg & Push One Stop (VJ) Alicia Hush Mathew Jonson (live) Mike Shannon (DJ) 
Fondato a Montréal (Canada) nel 2000, MUTEK è un festival di arti digitali e musica elettronica dedicato alla sviluppo e divulgazione della creatività digitale nel suono, musica e arte audiovisiva. L’evento principale, divenuto uno dei più importanti al mondo è quello che ha luogo a Montréal ogni anno per cinque giorni. Negli anni MUTEK ha proposto edizioni in tutto il mondo: Città del Messico (dal 2003), Barcellona (dal 2010), Buenos Aires e Dubai (dal 2017). Per Transart, MUTEK cura una serata che racchiude il carattere più festivo del festival e celebra la creatività canadese con una lineup di artisti che si sono esibiti nelle edizioni passate di Montréal e in tutto il mondo.  
Oltre alla regolare lineup nella sala principale del capannone, la serata prevede un’installazione audio e video e live set nella stanza di tintura, dell’artista Matthew Schoen.  
  
MOVIE MONDAY 
11.09. > ore 20.30
David Lynch: The Art Life   
Dokumentarfilm 
Dänemark, USA, 2016 
Con The Art Life David Lynch accompagna lo spettatore in un intimo e personale viaggio nel tempo, raccontando gli anni della sua formazione artistica. Dall'infanzia nella tranquilla provincia Americana fino all'arrivo a Philadelphia, le tappe del percorso che ha portato Lynch a diventare uno dei più enigmatici e controversi registi del cinema contemporaneo. Originale miscela di immagini, musica ed estratti dai suoi primi film, DAVID LYNCH THE ART LIFE illumina gli oscuri meandri del suo mondo visionario, offrendo la possibilità di comprendere sia l’artista sia l'uomo. 
“The Art Life è un perfetto documentario di cinema, un regalo a tutti gli appassionati, di cui ci piacerebbe avere altri episodi, perché l’enigma di uno degli artisti più brillanti della nostra epoca è ben lungi dall’essere svelato.”  Daniela Catelli 
 
15.09 Music 
Bolzano > ALPEWA > ore 20.30  
THE AUGMENTED PIANO  
Nicole Lizée > David Lynch Etudes für Klavier und Video (2015) > IE PI > 15’-25’  
Chiyoko Slavnics > Constellation I-III für Klavier und Sinuswellen (2011) > IE PI > 10’  
Ann Southam > Simple Lines of Inquiry (2007) mit dem Video Machine for Taking Time von David Rokeby (2006-2007) > IE PI > 40’-60’ 
Klavier > Eve Egoyan  
  
Suoni e immagini tratti da film e serie TV del celebre regista David Lynch sono manipolati e accompagnati dal suono di un pianoforte, andando a creare un viaggio immersivo e psichedelico. Il pezzo per pianoforte che accompagna le immagini è lo specchio della natura dei lavori di Lynch: surreali, assurdi, a tratti violenti e inquietanti e spesso raffiguranti scene senza riferimenti di tempo (atemporali), dialoghi contorti e finali illogici. Il pezzo va oltre le colonne sonore prodotte da Angelo Badalamenti, Alan Splet e Lynch e si imbatte in un suono mistico e meticoloso. Lo stile della scrittura  
Il pezzo è stato commissionato da Eve Egoyan con il sostegno generoso del Canada Council for the Arts.  
 “David Lynch Etudes contiene il matrimonio meglio riuscito fra suono e immagini che io abbia mai visto. Né suono, né immagine sono dipendente l’uno dall’altro, tuttavia nessuno dei due avrebbe senso di esistere in solitaria.” The Sydney Morning Herald, 20 gennaio, 2017 
 
16.09
Silandro > Caserma Druso  
Ingrid Hora > SCHEIBENSCHEIDEN TOSATONDA> UA PA 
Ogni sera al tramonto le donne si incontrano 
per allenarsi coi piattelli. Il 16 settembre le sirene resteranno mute, sulle colline appaiono donne  che con specchi abbagliano il villaggio e lanciano parole. Sulla piazza tre cavalieri di fieno tengono i piattelli per le donne. 
  
L'artista Ingrid Hora e la coreografa Claudia Tomasi si confrontano con l'antica tradizione dello Scheibenschlagen, un rituale di fertilità e di benvenuto alla primavera, che ogni anno a febbraio viene messo in scena dagli uomini della Val Venosta. 
La “strega” viene appiccata, i dischi infuocati lanciati nell'aria. 
Con un approccio decostruttivo,  le artiste rivisitano i simboli consolidati, inventano insolite costellazioni di movimenti e, insieme alle donne del villaggio di Silandro, intrecciano l'antico e il nuovo, dando vita ad un rito apotropaico e surreale. 
  
MOVIE MONDAY 
18.09. > ore 20.30 Uhr  
Bozen Bolzano > Filmclub > Dr. Streiter Gasse 8d Via Dottor Streiter 
Denk ich an Deutschland in der Nacht   
Deutschland 2017, 105 Min   
Nel suo documentario „Denk ich an Deutschland in der Nacht“ "Penso alla Germania di notte”, il regista Romuald Karmakar racconta di come nasce la musica elettronica.  
Quando Heinrich Heine pensava alla Germania di notte, sicuramente non aveva in mente il ballo sui ritmi electro. Tuttavia, fra il poeta e il documentario c’è più che una connessione superficiale. Heine e Karmakar hanno in comune il senso del nascosto /dell’enigma. Dove il poeta parlava della madre, intesa come casa, il regista del documentario mette allo scoperto, in modo tutt’altro che romantico, il processo creativo dei propri protagonisti. Questi ultimi vengono ripresi durante il lavoro ai festival ma anche durante semplici interviste, e alla domanda di come si possa contiuare a ballare spensierati dopo l’attacco nel nightclub parigino Bataclan, ci si avvicina ancora di più all’insonnia di Heine.  

20.09 > THEATER 
Bolzano > MUSEION > ore 20.30
PENSION EUROPA (2014) 

Aktionstheater Ensemble  
Una serata fra sei donne alla disperata ricerca di una visione. Puro, nudo, talvolta poetico, ma estremamente potente, il quotidiano viene analizzato e discusso senza timore. Vengono poste domande come: quale è la rilevanza di un individuo in un sistema così vasto? Che rilevanza ha il mio operato? Dove trovo la mia auto-determinazione? Tutto deve per forza essere sempre parte di qualcosa di più grande? Quando una cosa incorretta è veramente errata, e dove sta la linea di demarcazione? Chi si sente parte dell’Europa e chi si sente escluso da questo sistema? Confessioni veritiere, bizzarre, scurrili, tragiche e direttamente ispirate alla vita di tutti i giorni; a tratti senza pietà, a tratti concilianti. Tutto dipende dai punti di vista.  
Nominato per il Nestroy „beste Off-Produktion“ (2015) 
 
22.09 > TRANSART CLUBBING  
THE ITALIAN NEW WAVE PLAYS TRANSART 
Bolzano > NOI (Ex Alumix) > ore 22.00 
> Lorenzo Senni 
> Ninos Du Brasil 
> Petit Singe 
> Bienoise 
> XIII 
> Club To Club Soundsystem 
  
The Italian New Wave è il format di Club To Club Festival che promuove la nuova creatività musicale italiana nel mondo attraverso showcase ed iniziative uniche.
The Italian New Wave plays Transart porterà venerdì 22 settembre negli spazi del NOI (ex Alumix) di Bolzano una selezione di artisti che, con le loro produzioni uniche e innovative, stanno contribuendo a diffondere i nuovi suoni della Penisola su scala globale: Lorenzo Senni, Ninos Du Brasil, Petit Singe, Bienoise, XIII e Club To Club Soundsystem.  
Sta conquistando le lodi della critica internazionale la pointillistic trance di Lorenzo Senni, instancabile ricercatore dei meccanismi e degli elementi che compongono la musica dance, nonché il primo italiano a entrare nella prestigiosa scuderia dell'etichetta britannica Warp, che con “Persona”, recupera la trance dei primi anni Novanta con ironia e leggerezza. È di respiro internazionale anche la techno-batucada firmata Ninos Du Brasil, il duo composto dall'artista Nico Vascellari e da Nicolò Fortuni, la cui miscela audace e improbabile di rumore elettronico e samba si traduce in live carnevaleschi. Suggestioni tribali da latitudini differenti, reminescenti della natia India, caratterizzano la produzione di Hazina Francia, in arte Petit Singe, uno dei nomi più interessanti del nuovo underground elettronico italiano, il cui stile unisce raffiche di beat poliritmici a melodie dal romanticismo spaesato e psichedelico. Si muovono su simili territori di ricerca avanguardistica i produttori piemontesi Bienoise, la cui musica è stata descritta come techno a forma libera, glitch house, folktronica, forgiata pazientemente grazie alle influenze vastissime e alla cura maniacale nel costruire suoni tra sperimentazione digitale e improvvisazione jazz, e XIII, il misterioso membro del collettivo torinese Gang of Ducks che con il suo sapiente uso di sintetizzatori modulari, beat digitali, registrazioni e sample crea un'atmosfera ambient oscura dalle contaminazioni techno. 
  
PLAY TRANSART
25.09 >MUSIKTHEATER
Bolzano > STADTTHEATER GRIES > Galerie Telser Galleria 13 > ore 10.00
VILLA WUNDER (2017)
Uno spettacolo di teatro musicale contemporaneo per bambini dai 5 anni
Una coproduzione fra: Jeunesse, Festival Transart, Theaterfestival SteudlTENN e KLANGSPUREN Schwaz
Composizione: Manuela Kerer
Villa Wunder è una casa del tutto normale, una di quelle con le finestre, le porte, e un tetto che copre le teste. Nonostante ciò, Villa Wunder ha qualcosa di straordinariamente diverso da tutte le altre case del vicinato: fa musica con tutti gli oggetti... con le maniglie delle porte, con i rubinetti e con la scopa per spazzare la neve. Un giorno la casa viene scossa da un terremoto. Dopo questo evento niente è più al suo posto: c’è un grande disordine. Gli oggetti magici troveranno il loro spazio? Con l’aiuto dell’amabile, ma maldestro proprietario di casa Sale, e la sua scopa piena di vita Pepe, gli oggetti cercano il loro posto nella casa.

MULTIMEDIA PERFORMANCE  
26.09 > ore 20.30 
St. Jakob San Giacomo > TEATRO SAN GIACOMO 

Martin Messier & Anne Thériault> Con Grazia  
 
DOLCEMENTE, CON GRAZIA, IN MODO ASSOLUTO 
Maestri nell’arte di dare forme visive ai suoni, virtuosi di tutti movimenti e mestieri i maestri Martin messier e Anne Thériault sono esplosivi umani che frantumano la tensione di un’opera dedicata alla demolizione di oggetti. In Con Grazia (suonano la campana=traduzione letteraria) della morte della materia. 
Nell’ombra della distruzione performativa meticolosa, le macchine rombano e ruggiscono, pronte a creare rumore e chaos. 

Il Festival di Spoleto 2017 vuole ripartire con un momento di riflessione e raccoglimento dedicando una serata al terremoto che ha colpito il centro Italia. Forse solo musica e poesia possono avvicinarsi senza retorica a questa enorme massa di dolore, e tentare un atto vivificante. Il Festival ha così commissionato a Silvia Colasanti la scrittura di un Requiem, per Soli, Coro e Orchestra in cui testi latini della Messa da Requiem dialogano con nuovi testi, scritti per l’occasione dalla poetessa Mariangela Gualtieri. Sarà un canto di congedo ai morti del terremoto, alle piccole e grandi ombre, il rifiuto di un’idea lugubre della Morte e di un Dio adirato, giudice, autoritario e punitivo. Ma anche un canto di speranza e di ringraziamento. Il lavoro avrà una struttura oratoriale, con diversi Personaggi: una cantante/Cuore ridotto in cenere, una voce recitante/La dubitante, il Coro di chi non dubita, il Bandoneon/Respiro della terra. La cantante e la recitante - qui la poetessa stessa – dialogano con Coro e Orchestra, o disegnano momenti intimi e lirici, che si alternano a situazioni corali e magmatiche. Infine sarà il bandoneon solista a personificare un desiderio di rinascita, che è richiesta di perdono per la piccolezza umana e canto di ringraziamento alla terra e al cielo: con la pietà, l’ardore e la dolcezza di cui il rito laico di musica e poesia sono capaci. 
Ho immaginato un lavoro austero, rituale. Con le note malinconiche di un bandoneon in genere associato al tango e il suono di alcune pietre di fiume mescolato al bisbiglio della preghiera. cenere, una voce recitante/La dubitante, il Coro di chi non dubita, il Bandoneon/Respiro della terra. La cantante e la reIl Requiem per soli, coro e orchestra ha come titolo Stringeranno nei pugni una cometa: è un verso di Dylan Thomas. Dura un’ora, ha una struttura oratoriale “perché ho voluto attribuire dei personaggio. Ci sono parti corali in latino, di liturgia eclesiastica e parti in italiano sui testi di Mariangela Gualtieri, poetessa e attrice che reciterà lei stessa. Si innesca una dialettica sulla morte, tra la liturgia canonica e una visione laica, dubitante.
Nella musica di Colasanti l’elemento drammaturgico è molto presente, i suoi lavori sono pieni di suggestioni letterari. Ha disseminato il Requiem di citazioni e didascalie. Popolarità è la chiave di lettura per comprendere Silvia Colasanti. Il Requiem, viene eseguito per la prima volta nell piazza del Duomo di Spoleto. “E’ importante che un brano di musica contemporanea si esegua in ina piazza-. Spesso il compositore in epoca moderna si è dimenticato di dialogare con il pubblico. La musica deve avere un valore sociale, di riconoscibilità collettiva.
Primo pezzo di musica sacra per Colasanti. “Il sacro è trascendente, fa parte di un mondo che non muta, non soggetto all’evoluzione del linguaggio.
Così si è rifatta alle origini della polifonia, a un respiro largo sul passato, vissuta però in un contesto formale e timbrico modernissimo.

Ai fiati, agli ottoni. Alle percussioni e all’arpa e agli archi si associano alcune pietre di fiume suonate all’inizio, buttate o strofinate, mescolate al bisbiglio della preghiera, come elementi teatrali.

Ha scritto lavori di teatro musicale, monologhi, brani per orchestra e per solisti come Accardo, Bashmet, Dessay, Quarta. Ha un progetto con Vladimir Jurowsky a Berlino e due commissioni alla Fenice di Venezia.

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