Piero della Francesca. Indagine su un mito

La Madonna della Misericordia, dettaglio del Polittico della Misericordia Piero della Francesca (1460 ca.)
Dal 13 Febbraio 2016 al 26 Giugno 2016
Forlì | Forlì-Cesena
Luogo: Musei San Domenico
Enti promotori:
- Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì
- Comune di Forlì
Comunicato Stampa:
I Musei San Domenico di Forlì annunciano, a partire dal 13 febbraio, “Piero della Francesca. Indagine su un mito”.

Va subito detto che una mostra come questa non si è mai realizzata.
A rendere possibile il sogno è intervenuto, con la direzione generale di Gianfranco Brunelli un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, nel quale figurano, tra gli altri, Frank Dabell, Guy Cogeval, Fernando Mazzocca, Paola Refice, Neville Rowley, Daniele Benati, Ulisse Tramonti, James Bradburne, Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Cheles, e Maria Cristina Bandera e Giovanni Villa.
Impresa difficile quella proposta a Forlì. Perché il riunire un nucleo adeguato di opere di Piero, artista tanto sommo quanto “raro”, è già operazione complessa.
Riuscire poi a proporre un confronto di questo livello con i più grandi maestri del Rinascimento, da Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello a Andrea del Castagno, tra gli altri, è operazione non semplice.
Così come è complesso il riuscire a documentare, riunendo sempre i veri capolavori, l’influsso di Piero sulla generazioni di artisti a lui successiva: Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano ma anche Giovanni Bellini e Antonello da Messina.
Ma questa mostra, che già così sarebbe un evento storico, si spinge oltre, indagando il mito di Piero quando esso rinasce, dopo i secoli dell’oblio, nel moderno, nei Macchiaioli, Borrani, Lega, Signorini, ad esempio. Ma soprattutto per il fascino che la sua pittura ha su molti artisti europei: da Johann Anton Ramboux o Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury.
Poi gli echi pierfrancescani che risuonano in Degas, Seurat e Signac, nei percorsi del postimpressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne. La fortuna novecentesca dell’artista è affidata agli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi confrontati con fondamentali artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
E’ l’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinque secoli a costituire il filo conduttore della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito. Dalla fortuna in vita - Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” - all’oblio, alla riscoperta.
L’eterna immobilità dei solidi umani di Piero, di questi volti appena sfiorati da un’ombra di passione continua ad eternare le sue figure, innalzandole al di sopra del caos, della mediocrità, in una pace sovrannaturale che ce le mostra ancora oggi come rivelazioni.
In occasione della Notte dei Musei, prevista per sabato 21 maggio p.v., la mostra "Piero della Francesca. Indagine su un mito", allestita ai Musei San Domenico di Forlì, rimarrà aperta fino alle ore 23 (con chiusura della biglietteria alle ore 22), consentendo al pubblico di visitare una delle esposizioni più apprezzate ed originali del 2016 in un contesto di particolare suggestione. Sempre all'interno dei Musei San Domenico, e sempre sino alle 23, sarà possibile visitare anche la Pinacoteca Civica.
L'annessa Chiesa di San Giacomo, recentemente restaurata, sarà invece aperta dalle 20 alle 23.
I Musei San Domenico di Forlì annunciano, a partire dal 13 febbraio, “Piero della Francesca. Indagine su un mito”.

Va subito detto che una mostra come questa non si è mai realizzata.
A rendere possibile il sogno è intervenuto, con la direzione generale di Gianfranco Brunelli un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, nel quale figurano, tra gli altri, Frank Dabell, Guy Cogeval, Fernando Mazzocca, Paola Refice, Neville Rowley, Daniele Benati, Ulisse Tramonti, James Bradburne, Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Cheles, e Maria Cristina Bandera e Giovanni Villa.
Impresa difficile quella proposta a Forlì. Perché il riunire un nucleo adeguato di opere di Piero, artista tanto sommo quanto “raro”, è già operazione complessa.
Riuscire poi a proporre un confronto di questo livello con i più grandi maestri del Rinascimento, da Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello a Andrea del Castagno, tra gli altri, è operazione non semplice.
Così come è complesso il riuscire a documentare, riunendo sempre i veri capolavori, l’influsso di Piero sulla generazioni di artisti a lui successiva: Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano ma anche Giovanni Bellini e Antonello da Messina.
Ma questa mostra, che già così sarebbe un evento storico, si spinge oltre, indagando il mito di Piero quando esso rinasce, dopo i secoli dell’oblio, nel moderno, nei Macchiaioli, Borrani, Lega, Signorini, ad esempio. Ma soprattutto per il fascino che la sua pittura ha su molti artisti europei: da Johann Anton Ramboux o Charles Loyeux, fino alla fondamentale riscoperta inglese del primo Novecento, legata in particolare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury.
Poi gli echi pierfrancescani che risuonano in Degas, Seurat e Signac, nei percorsi del postimpressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni metafisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne. La fortuna novecentesca dell’artista è affidata agli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli, Ferrazzi, Sironi confrontati con fondamentali artisti stranieri come Le Corbusier, Balthus e Edward Hopper che hanno consegnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità.
E’ l’affascinante rispecchiamento tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinque secoli a costituire il filo conduttore della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito. Dalla fortuna in vita - Luca Pacioli lo aveva definito “il monarca della pittura” - all’oblio, alla riscoperta.
L’eterna immobilità dei solidi umani di Piero, di questi volti appena sfiorati da un’ombra di passione continua ad eternare le sue figure, innalzandole al di sopra del caos, della mediocrità, in una pace sovrannaturale che ce le mostra ancora oggi come rivelazioni.
In occasione della Notte dei Musei, prevista per sabato 21 maggio p.v., la mostra "Piero della Francesca. Indagine su un mito", allestita ai Musei San Domenico di Forlì, rimarrà aperta fino alle ore 23 (con chiusura della biglietteria alle ore 22), consentendo al pubblico di visitare una delle esposizioni più apprezzate ed originali del 2016 in un contesto di particolare suggestione. Sempre all'interno dei Musei San Domenico, e sempre sino alle 23, sarà possibile visitare anche la Pinacoteca Civica.
L'annessa Chiesa di San Giacomo, recentemente restaurata, sarà invece aperta dalle 20 alle 23.
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