Archivi Impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea di Cristina Baldacci - Presentazione

Cristina Baldacci, Archivi impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea (Johan & Levi, 2016)

 

Dal 13 Dicembre 2017 al 13 Dicembre 2017

Milano

Luogo: Ex Chiesa di San Carpoforo

Indirizzo: via Formentini 10

Orari: h 15

Telefono per informazioni: +39 02.86.95.52.52

E-Mail info: comunicazione@accademiadibrera.milano.it

Sito ufficiale: http://https://www.accademiadibrera.milano.it



Mercoledì 13 dicembre ore 15

Presentazione del libro di Cristina Baldacci
Archivi Impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea  Johan&Levi Milano 2016

Dialogano con l’autrice
Linda Fregni Nagler e Maurizio Guerri introduce Marcella Anglani 
Come si declina artisticamente l’archivio? Quali sono le varie tipologie in cui esso si declina artisticamente? Come l’artista si appropria del paradigma dell’archivio nel Novecento?  Cristina Baldacci, nel suo libro Archivi impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea, cerca di rispondere a queste domande. Ben prima che la diffusione dei social network e dei mezzi di registrazione ci rendesse tutti potenziali archivisti, gli artisti contemporanei hanno ripensato le forme di catalogazione usando linguaggi e media a loro disposizione, spesso ispirandosi a compendi visivi e "musei portatili" di illustri antecedenti novecenteschi, come il Bilderatlas di Warburg e il museo immaginario di Malraux. Dall'atlante di Gerhard Richter, una collezione di migliaia di immagini utilizzate come fonti iconografiche per la pittura, all'album di Hanne Darboven, una monumentale cosmologia che condensa storia personale e memoria collettiva, al museo di Marcel Broodthaers, un sagace strumento di critica istituzionale, allo schedario di Hans Haacke, un mezzo di indagine e di impegno sociopolitico, varie sono le tipologie in cui si declina l’archivio artisticamente.
Ecco allora che l'archivio non è più solo un cumulo inerte di documenti da cui scaturisce quel turbamento che Derrida associa al processo mnestico, ma diventa, in senso foucaultiano, un dispositivo critico capace di rigenerare le consuete logiche di salvaguardia, utilizzo e diffusione del sapere, di riattivare la memoria e la coscienza politica. In quest'ottica, l'artista diventa attore primario del cambiamento sociale e culturale. Cristina Baldacci ripercorre in questo volume la lunga e articolata storia dell'interesse per la pratica archivistica ricomponendo il ricco mosaico dei ruoli e dei significati che l'archivio ha assunto nel corso del tempo e la sua rilevanza come opera d'arte, quindi come sistema classificatorio atipico e, per certi versi, impossibile.
Con l’autrice giovedì 13 dicembre interverranno il filosofo  Maurizio Guerri e l’artista Linda Fregni Nagler, modera e introduce Marcella Anglani
 
Cristina Baldacci (Milano, 1977) è storica e critica dell’arte contemporanea. Dopo il dottorato e due anni di ricerca all’Università iuav di Venezia, è ora fellow all’ici Berlin Institute for Cultural Inquiry. I suoi interessi riguardano soprattutto l’archivio e l’atlante come forme di conoscenza visiva, le strategie del montaggio, la scultura contemporanea, le relazioni tra arte, immagini e nuovi media. All’attività accademica affianca la collaborazione a riviste d’arte e la curatela di mostre.

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