Gabriella Benedini. Non si riposa il mare

Gabriella Benedini, Costellazioni, 1990, polimaterico su tela, 70x100

Gabriella Benedini. Non si riposa il mare, Spazio Oberdan, Milano

 

Dal 21 Settembre 2012 al 04 Novembre 2012

Milano

Luogo: Spazio Oberdan

Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2

Orari: mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19.30; martedì e giovedì fino alle 22

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 77406302/ 638

E-Mail info: p.merisio@provincia.milano.it

Sito ufficiale: http://www.provincia.milano.it/cultura


Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è il titolo della mostra che inaugura giovedì 20 settembre allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, che costituisce la prima importante personale dedicata alla grande artista lombarda nella città dove vive e lavora da cinquant’anni sotto il segno della riservatezza.
L’esposizione, organizzata dalla Provincia di Milano e dall’Associazione “Cento Amici del Libro” con la curatela di Martina Corgnati, presenta oltre cinquanta fra le opere più recenti della produzione polimaterica di Gabriella Benedini, appartenenti alle serie delle Costellazioni, Arpe Navigazioni: tutti lavori ambientali creati per lo più con materiali di recupero, raccolti pazientemente sulle spiagge della Liguria, ai quali l’artista offre una seconda possibilità di vita. La mostra è inoltre arricchita da tre grandi installazioni site-specific per lo Spazio Oberdan: Costellazioni, Arpa Marina, Bibliotheca.
Il risultato è un affascinante percorso che si sviluppa attraverso nove sale, per portare il visitatore ad esplorare un vero e proprio universo ispirato per lo più dalla metafora  della navigazione, del viaggio e dell’emisfero celeste, elemento dialettico di orientamento e di relazione, ma anche di emozione e di fascino irresistibile per gli uomini di tutte le epoche e di tutte le generazioni.
 
 
“Sin dalle prime stagioni del suo lungo e paziente operare artistico - sottolinea la curatrice Martina Corgnati   – Gabriella Benedini ha avvertito  la necessità dell’altro, dell’incontro con cose lungamente appartenute al mondo e successivamente minate da consunzione, tanto da finire, da essere gettate ai margini del flusso del tempo e diventare detriti perduti incapaci di riscatto e di auto-conservazione, povere scaglie abbandonate, private di tutto fuorché della memoria imperfetta di ciò che erano, un tempo, state”.
 
"La mostra di Gabriella Benedini dimostra che Spazio Oberdan si riconferma, da alcuni anni, luogo nel quale gli artisti milanesi che hanno compiuto la propria attività a Milano  e in Provincia - osserva il Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano Novo Umberto Maerna  - hanno trovato stabilmente una loro casa, un punto nel quale ritrovarsi e riannodare i fili del discorso culturale in una città come la nostra, così ricca di espressioni artistiche e culturali, dando nuova vita agli oggetti. Inoltre, Gabriella Benedini aiuta ciascuno di noi nella ricostruzione di un percorso legato a questi autentici ‘luoghi della memoria’, quelli richiamati dagli oggetti in mostra a Spazio Oberdan. Tutto questo dimostra come le identità locali, quelle caratterizzanti ogni singolo luogo, diventano l’anima di una circolazione del pensiero che supera agevolmente le divisioni territoriali e la frammentazione, nutrendosi al contrario di questa eterogeneità scaturita da un sentimento comune".
 
La mostra si apre con due grandi Arpe, opere imponenti di oltre due metri ognuna e di grande impatto visivo, posizionate una accanto all’altra: due eleganti gusci verticali concavi e convessi,  bianchi e neri, che accolgono il visitatore sullo sfondo del lungo corridoio d’ingresso. E’ questo un segno forte voluto dall’artista per annunciare l’inizio di  un viaggio tutto interiore, da attraversare quasi d’un fiato lasciandosi condurre dal suono visivo che l’incontro delle due opere emettono, così da poter essere predisposti ad acquisire una nuova dimensione dell’esistenza.
 
Costellazioni. Il viaggio attraversa da sempre il lavoro di Gabriella Benedini che lo declina nella possibilità di ritrovare oggetti-testimonianza “pre-tecnologici” consumati dal tempo ai quali  ridona un mondo, un significato nuovo, emendandoli profondamente. Indizi premonitori e ammonitori.
Si incontra così nella prima sala Costellazioni, installazione site-specific, una delle opere più affascinanti e possenti della mostra: su una quinta in legno nera di 12 metri si susseguono a creare un orizzonte dieci riquadri regolari dal blu intenso sulla cui superficie affiorano e affondano piccole candide presenze in plastica bianca, grumi di pigmento, segni, lacerti di carta. Di fronte su un pavimento formato da lastre di piombo si appoggia l’opera Relitto, grande frammento calcificato di un’antica imbarcazione. Dialogo di una navigazione interrotta tra cielo e mito.
Un secondo ciclo di altre dodici Costellazioni, questa volta di dimensioni più ridotte (m. 6x1,40) si ritrovano nella quinta sala, di fronte alle quali l’artista ha adagiato l’opera Canoa, una sottile forma orizzontale di 3,25 metri di lunghezza che riflette sulla sua superficie tracce di cielo.
 
Arpa Marina,installazione site-specific, è sicuramente uno dei momenti di snodo principali della mostra, passaggio ponte tra la dimensione delle Costellazioni e quella delle Arpe, Vele, Mappe e Pendoli, cicli aperti, strumenti di misurazione del tempo e di orientamento nello spazio del viaggiatore. Arpa Marina occupa un’intera sala con la sua forma circolare caratterizzata da dodici grandi veli pendenti su cui sono incise mappe astrali, e nel mezzo un’Arpa anch’essa di grandi dimensioni (240x125x90). Un’altra sala invece è caratterizzata da nove Piccole Arpe,  delicate sculture armoniche.
 
“Gli ingredienti sono vecchi pezzi di ferro arrugginiti, attrezzi rotti, legni e cartoni, che ricostruiscono corpi vibranti aperti allo spazio, in cui inoltrano le loro flessibili corde, tese e invitanti come radici aeree - scrive nel testo in catalogo Martina Corgnati - Senza conoscerli, noi riconosciamo tuttavia questi oggetti, ci lasciamo convincere dalla loro delicata bellezza e dalla loro implicita musicalità, che sembra fatta per suscitare l’antica, universale ’armonia delle sfere’,  immaginata da Pitagora”. 
 
Arpe, Mappa, Rimescolare il tempo. Tre opere differenti racchiudono altrettanti temi cari all’artista: il tempo, il suono e le mappe, ovvero la capacità dell’uomo di orientarsi con quello che la natura mette a sua disposizione. Tre bianche  Arpe in  fiberglass (h.m.1,60) introducono  all’opera Mappa, ipotetica  carta
 
topografica della mitica città di Ninive eseguita su supporto di garza con carte istoriate e macerate (cm. 150x170),  e  Rimescolare il tempo,  scultura polimaterica (cm. 125x43) composta da un struttura di ferro con un lungo mestolo a indicare l’illusione dell’uomo di poter rimescolare l’inviolabile presenza del tempo.
 
Bibliotheca. E’ una delle tre installazioni appositamente pensate per lo Spazio Oberdan. Sono raccolti i libri polimaterici realizzati dall’artista per l’Associazione  “Cento Amici del Libro”, che ha chiesto a Gabriella Benedini  di creare centotrenta  opere originali, libera e poetica interpretazione delle liriche inedite di Maria Luisa Spaziani, intitolate Non si riposa il mare, stampate su torchio a mano da Enrico Tallone ad Alpignano. Il libro verrà presentato sempre allo Spazio Oberdan martedì 9 ottobre.
 
Questa iniziativa ha trovato il consenso dell’Associazione Italiana Biblioteche, che ha voluto dare il proprio patrocinio alla mostra in quanto sviluppa un nuovo pensiero intorno all’idea di biblioteca: “E’ stimolante sapere che le biblioteche possano essere considerate non solo luoghi di diffusione del sapere, ma anche di ispirazione artistica - sottolinea Stefano Parise, presidente AIB - In particolare la scelta di chiudere la mostra con una installazione dal titolo Bibliotheca è segno dell’attenzione che l’artista ha verso la conoscenza, fattore imprescindibile per la crescita di ogni persona”.
 
L’installazione Bibliotheca è un vero e  proprio ambiente, costituito da una serie di scaffalature interrotte da false “porte”, ciascuna delle quali introduce virtualmente alle diverse discipline del quadrivium (aritmetica, geometria, astronomia e musica),le arti e i campi del sapere medioevali, in sintonia con la ricerca di Gabriella Benedini. L’artista ha dimostrato da sempre una acuta sensibilità nei confronti delle scienze antiche, come l’alchimia, e delle sapienze, spesso misteriose, che hanno accompagnato l’umanità nel suo  lungo viaggio attraverso il tempo, la storia e il cosmo. Tutto il suo lavoro può infatti essere interpretato come un approfondimento della condizione umana, che si confronta con l’assoluto della natura e formula un tentativo di risposta alle grandi domande che i nostri progenitori, e ciascuno di noi, si sono rivolti per cercare di interpretare e comprendere l’universo fisico e astronomico, ma anche poetico e metafisico.
Adiacente all’installazione Bibliotheca si trova una sala dedicata ai Libri delle Edizioni Tallone.
 
L’ultima sala presenta il film d’artista in bianco e nero che Gabriella Benedini realizzò nel 1973 dedicato al tema, oggi attualissimo, dell’inquinamento.
 
La mostra Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è accompagnata da un catalogo Skira con testi critici di Martina Corgnati e Sandro Parmiggiani.
 
Castiglia di Saluzzo. In concomitanza con la mostra milanese, la Castiglia di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dedica all’artista cremonese una vasta antologica dal titolo Gabriella Benedini. Opere 1972-2012, organizzata dall’IGAV (Istituto Garuzzo per le Arti Visive) di Torino, ugualmente a cura di Martina Corgnati e aperta al pubblico dal 16 settembre al  14 ottobre 2012. La mostra di Saluzzo, legata a filo doppio all’esposizione milanese,  parte dal realismo esistenziale degli anni cinquanta e arriva alle installazioni e alle sculture dei primi anni Ottanta. Anche la mostra saluzzese si conclude con una omaggio ai “libri d’artista”, un genere cui Gabriella Benedini si dedica con entusiasmo e creatività da moltissimi anni: l’installazione Bibliotheca in questo caso consiste in tre serie di libri d’artista polimaterici realizzati nel corso del tempo, ai quali vanno aggiunti i libri della collezione di poesia Einaudi “modificati” dall’artista con interventi pittorici e grafici, a collage.
 

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