I "pulcini" di Casiraghy
Dal 08 Febbraio 2018 al 31 Marzo 2018
Milano
Luogo: Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Indirizzo: corso Magenta 59
Orari: da martedì a venerdì 14-19; sabato 9-11.30 (ultimo ingresso 11). Chiuso domenica e lunedì
Curatori: Andrea Tomasetig
Enti promotori:
- Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 031 303492
E-Mail info: galleriearte@creval.it
Sito ufficiale: http://www.creval.it/
La Fondazione Gruppo Credito Valtellinese inaugura, con la curatela di Andrea Tomasetig, giovedì 8 febbraio alle 18.30 presso la Galleria Gruppo Credito Valtellinese di Milano – Refettorio delle Stelline, la grande esposizione antologica delle oltre diecimila pubblicazioni Pulcinoelefante di Alberto Casiraghy dal titolo I “pulcini” di Casiraghy. Tipografia e Poesia.
La fama e il prestigio conquistati nel tempo da Casiraghy e dalle sue edizioni Pulcinoelefante sono tali da annoverarlo tra i nomi più illustri degli stampatori italiani. Dal 1982 crea libri nella magica casa-officina brianzola di Osnago, in provincia di Lecco, in cui ogni stanza è invasa da carte, strumenti di lavoro, curiosità.
Come in un luogo d’altri tempi da Casiraghy scrittori, artisti, intellettuali, ma anche amici e persone qualsiasi si incontrano, chiacchierano e creano. Impossibile da eguagliare è il numero degli autori coinvolti nella realizzazione delle sue opere: centinaia e centinaia (lombardi di nascita o d’adozione, provenienti da tutta Italia e dal mondo) hanno lasciato e continuano a lasciare le loro tracce nei preziosi libriccini stampati e illustrati in poche copie. Enrico Baj, Maurizio Cattelan, Gillo Dorfles, Emilio Isgrò, Franco Loi, Giorgio Manganelli, Gualtiero Marchesi, Bruno Munari, Fernanda Pivano, Arturo Schwarz, Ettore Sottsass, Sebastiano Vassalli, fino a Andy Warhol e i poeti della beat generation, per citare solo alcuni nomi. Su tutti spicca il rapporto privilegiato con Alda Merini, della quale sono stati pubblicati circa millequattrocento titoli.
I volumetti nati nella casa di Alberto sono delle vere e proprie opere d’arte, frutto del lavoro di un artigiano dell’editoria che ama il libro come oggetto d’arte oltre che di cultura. Inconfondibile la struttura tipo: due fogli di carta pregiata color avorio poi piegati e cuciti a mano sul dorso per complessive otto pagine, testo composto a mano con caratteri mobili in piombo Bodoni e stampato dalla mitica macchina piana Nebiolo, in copertina titoli e una piccola immagine con interventi, quindi il breve e fulminante testo (un aforisma – lui stesso ne è un ottimo autore –, una riflessione, una poesia, ecc.), segue una grafica o un’opera originale (molte sono di sua creazione) o addirittura sorprendenti oggetti incorporati, infine il colophon con l’indicazione della tiratura che varia da 15 a 33 copie. La mostra milanese vuole essere un omaggio al più originale stampatore italiano contemporaneo, mettendone in luce le molteplici vesti di tipografo, grafico, autore, editore e pedagogo e celebrandolo come l’erede più vicino di Bruno Munari.
Oltre duecento volumetti (molti dispiegati nella loro interezza – copertina, testo, opera grafica, colophon – per permettere di gustarli appieno), esposti con originalità insieme a un ampio numero di bozze volteggianti negli spazi espositivi a disposizione tattile del pubblico, raccontano il suo mondo. Il percorso, “all’insegna della leggerezza e della poesia” come tiene a precisare, è diviso in tre grandi sezioni: la Filosofia della vita (Saggezza, Amore, Natura); gli Amici (Scrittori, Artisti, Alda Merini); le Arti (Poesia, Musica, Arte, Gastronomia, Tipografia, Libri). La mostra è, inoltre, notevolmente arricchita con gli strumenti del lavoro tipografico (caratteri, matrici xilografiche, cliché) e con documenti originali (fotografie, disegni, lettere, manifesti, oggetti e curiosità) provenienti dalla casa-officina di Osnago.
A completamento della mostra una sala è dedicata alla proiezione de “Il fiume ha sempre ragione”, diretto da Silvio Soldini nel 2016. Il film documentario narra le vicende di due uomini, Alberto Casiraghy e il ticinese Josef Weiss, accomunati dalla passione per la tipografia.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi introduttivi del curatore Andrea Tomasetig e di Stefano Salis.
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