Impronte Sfiorate. Paola Michela Mineo e vite custodite all’I.C.A.M.

Paola Michela Mineo, Vita in custodia, 2013. Paola e Suvada, fotografia digitale

 

Dal 03 Luglio 2014 al 05 Ottobre 2014

Milano

Luogo: Spazio Oberdan

Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2

Orari: da martedì a domenica 10-19.30; martedì e giovedì fino alle 22

Curatori: Marco Testa

Enti promotori:

  • Provincia di Milano
  • Ministero della Giustizia

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 77406302

E-Mail info: p.diandrea@provincia.milano.it

Sito ufficiale: http://www.paolamichelamineo.com/improntesfiorate


Da giovedì 3 luglio a domenica 5 ottobre 2014 si terrà presso lo Spazio Oberdan di Milano la mostra d’arte contemporanea Impronte Sfiorate - Paola Michela Mineo e vite custodite all’I.C.A.M. a cura di Marco Testa. 
La mostra Impronte Sfiorate presenta sei grandi installazioni realizzate da Paola Michela Mineo che costituiscono il risultato finale di un progetto - durato due anni - sviluppato dall’artista all’interno dell’ICAM, il primo Istituto realizzato in Europa per la custodia attenuata per madri con prole. Nato nel 2006 - in base ad un accordo tra Ministero della Giustizia, Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano - con l’obiettivo di restituire un’infanzia “normale” a quei bambini con una madre detenuta, l’ICAM oggi è un modello in espansione su tutto il territorio nazionale. Paola Mineo ha lavorato in questo contesto particolare, dedicandosi alle madri detenute, coinvolgendone alcune in un’esperienza intensa, diretta, in cui l’arte – e l’interazione personale - ha impresso un cambiamento importante, quasi “determinante”, del loro status: da detenute in regime speciale a vere co-protagoniste di una performance d’arte contemporanea, lavorando su se stesse, insieme ai loro educatori, e dando vita ad un circuito virtuoso di naturale empatia. 
Nella mostra Impronte Sfiorate l’opera di Paola Michela Mineo non è solo il risultato finale, quello visibile, scultoreo, ridotto a reliquia contemporanea del processo creativo che lo rappresenta. Nella mostra Impronte Sfiorate, Paola Michela Mineo si spoglia del proprio ruolo di artista e ricostruisce la memoria stessa di quel processo, restituendola attraverso i residui che l’hanno generata. Piccoli frammenti scultorei, immagini, suoni, odori, video, fotografie sono gli oggetti che compongono le sei installazioni, nello spazio Oberdan, in cui il pubblico potrà conoscere e interagire con una realtà sconosciuta e spesso dimenticata: quella detentiva.
L’arte contemporanea si fa, così, medium di conoscenza e di comunicazione di una realtà sociale particolare. La percezione di un vissuto altrui, reso in una sorta di condivisione sensoriale, cresce, si dilata e muta nella coscienza degli spettatori. Vite fatte di sbagli e contraddizioni, di attese e di speranze generano sogni che spesso non coincidono con la realtà quotidiana. La condizione di prigioniero, in senso lato, spinge a considerarsi parte di quel mondo che in fondo non è poi così distante in cui è facile ritrovare la “normale” quotidianità umana.
“La cultura, spesso incrocia e ‘interseca’ la realtà e i suoi anfratti più remoti, con modalità a cui normalmente non siamo portati a pensare. – sottolineano Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano e Massimo Pagani, Assessore alla Famiglia e Politiche Sociali - Ne è la dimostrazione evidente la mostra “Impronte Sfiorate”, che presenta sei grandi installazioni realizzate da Paola Michela Mineo nell’ambito di un progetto sviluppato dall’artista all’interno dell’ICAM di Milano, il primo Istituto realizzato in Europa per la custodia attenuata per madri con prole. L’arte contemporanea – concludono Maerna e Pagani - si fa, così, strumento di conoscenza e di comunicazione di una realtà sociale particolare.” 
La ricerca artistica di Paola Michela Mineo trae ispirazione dall’Arte relazionale e all’Arte-terapia, distinguendosene però nella forma e nella metodologia. L’artista da anni ha elaborato touchArt, una forma artistica con la quale indaga i meandri relazionali in cui la sua scultura, plasmata sul corpo del modello, diviene seconda pelle e al tempo stesso corazza; si fa calco, ovvero documento fisico, di un passaggio, la cui memoria assume forme che rammentano porzioni di sculture classiche, quasi fossero frammenti archeologici o impronte di un ricordo. 
Nel curriculum dell’artista, il primo lavoro sviluppato completamente con questo nuovo linguaggio multidisciplinare è stato l’installazione “Sudario”, selezionata al Premio Arte Laguna (1°fase 2012) e poi portata in mostra da Marco Testa al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC) dell’Università Sapienza di Roma nel 2013 nella mostra Voci dell’arte contemporanea a Roma.

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