Untitled. Paolo Manazza

Paolo Manazza, Project for Rumi's Portrait, 2016, 110x90

 

Dal 08 Giugno 2016 al 08 Luglio 2016

Milano

Luogo: Galleria Robilant+Voena

Indirizzo: via Fontana 16

Telefono per informazioni: +39 02 805 6179

E-Mail info: info@robilantvoena.com



Quest’estate per un mese Paolo Manazza presenta alcuni dei suoi più recenti lavori pittorici presso le prestigiose stanze della galleria Robilant+Voena a Milano in via Fontana 16.
Conosciuto da tutti come intellettuale, scrittore e collaboratore da oltre vent’anni del più importante quotidiano nazionale, Paolo Manazza è da sempre anche pittore e rivela, con questa serie di opere sorprendenti, che niente nasce dal caso.
Questi venti dipinti dai formati diversi esplorano il senso di sovrapposizione del colore - nel segno di tutti gli insegnamenti ricevuti dall’Informale europeo e statunitense - alla ricerca di una personale e contemporanea visione.
I lavori di questo artista si inseriscono nel grande recupero della pittura, intesa come momento gestuale e primario, che ritroviamo oggi in numerose situazioni internazionali e che percorre sempre, come un fil rouge, la storia dell'arte recente da Helen Frankenthaler a Günther Förg. Paolo Manazza fa un uso del colore totalmente spregiudicato senza concedere nulla all'incertezza e ci racconta come uno sguardo della realtà cromaticamente interpretata sia l'unico possibile modo di “vedere” il mondo interno ed sterno.
“Ogni dipinto di Paolo Manazza è un soliloquio – osserva Alan Jones nel catalogo della mostra – un dialogo tra l’artista e il proprio sé, come le due parti di Bach, una traduzione simultanea nella lingua della pittura dove la ‘composizione’ è la grammatica, e il colore è il vocabolario”. Mentre Giandomenico di Marzio scrive che “Paolo Manazza appartiene a quella generazione di artisti che ancora oggi, nel vasto mare dei nuovi linguaggi dell'arte contemporanea, si ostina a esplorare le infinite possibilità della pittura”
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo con un saggio di Alan Jones e altri contributi critici di Giandomenico Di Marzio e Massimo Mattioli.

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