Henry Chapman. Writing

Henry Chapman. Writing

 

Dal 06 Marzo 2015 al 10 Aprile 2015

Napoli

Luogo: T293 Napoli

Indirizzo: via Tribunali 293

Orari: da lunedì a venerdì 12-19

E-Mail info: info@t293.it

Sito ufficiale: http://www.t293.it


T293 è lieta di presentare Writing, la mostra di debutto dell’artista americano Henry Chapman. Composta da nuovi dipinti, una video installazione e un testo scritto dall’artista per questa occasioneWriting indaga le poetiche del tempo esperite tramite il tatto e l’osservazione.
Nei dipinti di Chapman, la descrizione incarna il tempo: notazionale, calligrafica, ed extralinguistica, non importa quale sia il tema. “Il linguaggio che si trova appena fuori dalla porta”, come lo stesso Chapman scrive nel testo che accompagna la mostra. Un corridore, uno scrittore, e un attentatore suicida appaiono sulla tela come macchie, segni puntinati, piccoli gesti lirici, e sprazzi di colori brillanti su superfici bianco-pallide o persino grigie.
L’impegno di questi lavori verso il realismo è reso manifesto nella paratattica relazione tra i temi trattati. Immagini tratte dalla guerra al terrore – una decapitazione, un terrorista suicida, e la relazione sulle torture recentemente rilasciata dalla CIA – esistono proprio accanto a momenti di esperienza decisamente meno estremi, come il movimento di mani che digitano sulla tastiera di un computer, il passaggio delle diverse fasi lunari, e i mezzi passi di maratoneti in corsa.
Prendendo spunto dal suo interesse per gli studi del movimento di Giacomo Balla, i dipinti di Chapman hanno la velocità come filo conduttore tra svariati soggetti. Nella sua collaborazione con l’artista americana Kyle Williams, Chapman proietta questa sua attenzione su una figura colta in un movimento perennemente frenetico. Future si basa su un aneddoto riguardante il momentaneo furto di una testa scultorea di Brancusi, aneddoto che esprime appieno l’ansietà oltre l’impermanenza, la deformazione, e il processo artistico come un atto di cancellazione.
Il testo di Chapman che accompagna la mostra si rivela come un alfabeto incompleto tra i due estremi che i suoi dipinti riconciliano. Inizia dicendo: “Non escluderò mai il dolore”. E finisce con: “Non escluderò mai il piacere”.

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