Afro Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole

© Fondazione Palazzo Albizzini | Alberto Burri, Sacco, 1953, sacco, olio, stoffa, vinavil su tela. Collezione Burri, Città di Castello I Ph. Alessandro Sarteanesi
Dal 17 April 2025 al 6 July 2025
Perugia
Luogo: Palazzo della Penna - Centro per le Arti Contemporanee
Indirizzo: Via Podiani 11
Orari: martedì-domenica: 10-19 (aperto di lunedì il 21 e il 28 aprile)
Curatori: Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini
Telefono per informazioni: +39 075 3745272
E-Mail info: info.perugia@lemacchinecelibi.coop
Sito ufficiale: http://turismo.comune.perugia.it
Dal 18 aprile al 6 luglio 2025, a Perugia, presso Palazzo della Penna - Centro per le Arti Contemporanee si terrà una mostra, dal titolo Afro Burri Capogrossi. Alfabeto senza parole, che metterà a confronto il percorso di tre protagonisti dell’Informale italiano, quali Afro Basaldella (1912-1976), Alberto Burri (1915-1995) e Giuseppe Capogrossi (1900-1972), indagando il passaggio dalla figurazione all’astrazione.
L’esposizione, curata da Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, prodotta e organizzata dal Comune di Perugia e Magonza, con la partecipazione della Fondazione Archivio Afro, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Fondazione Archivio Capogrossi, si concentra – attraverso più di cento opere, provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, l’Accademia di Belle Arti di Perugia, le Fondazioni e gli Archivi degli artisti e numerosi prestatori privati – sul momento di svolta stilistica che vide i tre artisti superare le ricerche figurative degli anni Trenta e Quaranta per seguire, nei primi anni Cinquanta, una individualità formale di respiro internazionale.
Per l’Assessore alle Politiche culturali del Comune di Perugia Marco Pierini “la mostra, col suo taglio critico innovativo, offre uno spaccato inedito sull’opera dei tre artisti, concentrandosi principalmente sul processo, i tormenti, le sperimentazioni, che li hanno condotti – ciascuno per strade diverse – agli esiti notevolissimi delle loro stagioni più conosciute e celebrate. È una tappa importante per la completa restituzione del Palazzo della Penna alla sua vocazione di Centro per le arti contemporanee, avviata con la mostra dedicata a Dorothea Lange che si è chiusa il 23 marzo con grande successo”.
Oltre una concomitanza cronologica delle rispettive conversioni a un linguaggio di segno e materia, ad accomunare Afro, Burri e Capogrossi fu la loro presenza attiva a Roma, punto di snodo fondamentale per quelle indagini che li porteranno ad indagare i modelli francesi e americani.
Roma, infatti, fu luogo di incontri e trampolino di lancio verso la scena internazionale, soprattutto newyorkese, dove le loro ricerche riscossero un significativo successo; Afro, ad esempio, che nel 1950 già si trovava a New York per collaborare con la Catherine Viviano Gallery, passò da una pittura neocubista ad una astratta, contraddistinta da una intensa libertà gestuale, da un uso espressivo e lirico del colore, dalla caratteristica stesura a velature; dal canto suo, Alberto Burri, compie il suo passaggio all’astratto intorno al 1947-48, con opere in cui la materia (legno, ferro, sacchi di juta, pietra pomice, plastica, cellotex e Vinavil) assume rilevanza nello sviluppo di un nuovo alfabeto astratto. Capogrossi, la cui cifra si distingue dalla matericità di Burri per la modulazione del suo “segno” di elementare semplicità in infinite combinazioni, divenne ben presto un protagonista, al punto da essere rappresentato negli Stati Uniti, nel 1955, insieme ad Afro e Burri, alla fondamentale mostra The New Decade. 22 European Painters and Sculptors, allestita al MoMA.
Una sezione dell’esposizione è riservata alle opere su carta di Afro, Burri e Capogrossi che consentirà di porre l’attenzione sul tema del disegno, che entrando nei meccanismi più intimi dell’elaborazione creativa, lascia emergere i tentativi, le ipotesi e le idee foriere di novità.
La mostra intende anche approfondire, attraverso materiali d’archivio – alcuni inediti –, riviste, cataloghi dell’epoca, libri d’artista, l’interesse che critici, poeti e letterati ebbero nei confronti dei tre artisti; esemplari sono i casi di Emilio Villa, Leonardo Sinisgalli, e Cesare Brandi.
Accompagna l’iniziativa un catalogo Magonza – a cura di Luca Pietro Nicoletti e Alessandro Sarteanesi – che presenta, un saggio di Luca Pietro Nicoletti, una conversazione tra Moira Chiavarini, Tommaso Mozzati e Marcello Barison, due testi di approfondimento di Andrea Cortellessa e Francesca Romana Morelli, e tre schede sugli artisti di Francesco Donola, Mattia Farinola, Gaia Simonetto.
Inaugurazione: giovedì 17 aprile 2025, ore 18.00
L’esposizione, curata da Luca Pietro Nicoletti e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, prodotta e organizzata dal Comune di Perugia e Magonza, con la partecipazione della Fondazione Archivio Afro, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Fondazione Archivio Capogrossi, si concentra – attraverso più di cento opere, provenienti dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, l’Accademia di Belle Arti di Perugia, le Fondazioni e gli Archivi degli artisti e numerosi prestatori privati – sul momento di svolta stilistica che vide i tre artisti superare le ricerche figurative degli anni Trenta e Quaranta per seguire, nei primi anni Cinquanta, una individualità formale di respiro internazionale.
Per l’Assessore alle Politiche culturali del Comune di Perugia Marco Pierini “la mostra, col suo taglio critico innovativo, offre uno spaccato inedito sull’opera dei tre artisti, concentrandosi principalmente sul processo, i tormenti, le sperimentazioni, che li hanno condotti – ciascuno per strade diverse – agli esiti notevolissimi delle loro stagioni più conosciute e celebrate. È una tappa importante per la completa restituzione del Palazzo della Penna alla sua vocazione di Centro per le arti contemporanee, avviata con la mostra dedicata a Dorothea Lange che si è chiusa il 23 marzo con grande successo”.
Oltre una concomitanza cronologica delle rispettive conversioni a un linguaggio di segno e materia, ad accomunare Afro, Burri e Capogrossi fu la loro presenza attiva a Roma, punto di snodo fondamentale per quelle indagini che li porteranno ad indagare i modelli francesi e americani.
Roma, infatti, fu luogo di incontri e trampolino di lancio verso la scena internazionale, soprattutto newyorkese, dove le loro ricerche riscossero un significativo successo; Afro, ad esempio, che nel 1950 già si trovava a New York per collaborare con la Catherine Viviano Gallery, passò da una pittura neocubista ad una astratta, contraddistinta da una intensa libertà gestuale, da un uso espressivo e lirico del colore, dalla caratteristica stesura a velature; dal canto suo, Alberto Burri, compie il suo passaggio all’astratto intorno al 1947-48, con opere in cui la materia (legno, ferro, sacchi di juta, pietra pomice, plastica, cellotex e Vinavil) assume rilevanza nello sviluppo di un nuovo alfabeto astratto. Capogrossi, la cui cifra si distingue dalla matericità di Burri per la modulazione del suo “segno” di elementare semplicità in infinite combinazioni, divenne ben presto un protagonista, al punto da essere rappresentato negli Stati Uniti, nel 1955, insieme ad Afro e Burri, alla fondamentale mostra The New Decade. 22 European Painters and Sculptors, allestita al MoMA.
Una sezione dell’esposizione è riservata alle opere su carta di Afro, Burri e Capogrossi che consentirà di porre l’attenzione sul tema del disegno, che entrando nei meccanismi più intimi dell’elaborazione creativa, lascia emergere i tentativi, le ipotesi e le idee foriere di novità.
La mostra intende anche approfondire, attraverso materiali d’archivio – alcuni inediti –, riviste, cataloghi dell’epoca, libri d’artista, l’interesse che critici, poeti e letterati ebbero nei confronti dei tre artisti; esemplari sono i casi di Emilio Villa, Leonardo Sinisgalli, e Cesare Brandi.
Accompagna l’iniziativa un catalogo Magonza – a cura di Luca Pietro Nicoletti e Alessandro Sarteanesi – che presenta, un saggio di Luca Pietro Nicoletti, una conversazione tra Moira Chiavarini, Tommaso Mozzati e Marcello Barison, due testi di approfondimento di Andrea Cortellessa e Francesca Romana Morelli, e tre schede sugli artisti di Francesco Donola, Mattia Farinola, Gaia Simonetto.
Inaugurazione: giovedì 17 aprile 2025, ore 18.00
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