Carlo Vannini. Reggiane

Opera di Collettivo FX, fotografia di Carlo Vannini

 

Dal 11 Marzo 2017 al 30 Aprile 2017

Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia

Luogo: Vicolo Folletto Art Factories

Indirizzo: Vicolo Folletto 1

Orari: da mercoledì a sabato, ore 16.30-19.30; visite guidate e visite private fuori dagli orari di apertura su appuntamento.

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 342 6741987

E-Mail info: gallery@vicolofolletto.it

Sito ufficiale: http://www.vicolofolletto.it



Vicolo Folletto Art Factories celebra la storia delle Officine Meccaniche Reggiane e degli artisti che le hanno trasformate in uno dei più grandi laboratori di Street Art d’Europa. 
Dalle fotografie di Carlo Vannini, il libro “Reggiane”, pubblicato da corsiero editore con testi di Paolo Cagnan, Agnese Spinelli, Pietro Rivasi ed Enrico Stefanelli , e l’omonima mostra, allestita dall’11 marzo al 30 aprile presso la sede della Galleria.

L’inaugurazione dell’esposizione fotografica e la presentazione del progetto editoriale che ne raccoglie la testimonianza si terranno domenica 12 marzo alle ore 17.30. 

L’allestimento comprende oltre trenta fotografie di grandi dimensioni scattate da Carlo Vannini all’interno delle Officine Meccaniche Reggiane, con le opere che ne ricoprono i muri scrostati e devastati dal tempo e dall’incuria. 
Il volume (formato 30x42 cm, 160 pagine) contiene quasi 200 fotografie che, con l’intensità tipica di Vannini, raccontano la storia di edifici sventrati e trasformati in giganteschi atelier. 

Come scrive Enrico Stefanelli (direttore Photolux Festival), «Carlo Vannini osserva i segni degli artisti che hanno trascorso il loro tempo nelle Officine. Il punto di vista è quasi sempre quello frontale, spesso simmetrico, come nella migliore tradizione reggiana. A volte si sofferma sui particolari oppure ritaglia porzioni di muro. Attraverso la post-produzione Vannini pare allontanarsi dalla fotografia classica per avvicinarsi ad una reinterpretazione che invece sembra, per certi versi, molto simile alle opere grafiche degli artisti».

L’introduzione del libro è affidata a Paolo Cagnan (giornalista, già direttore della Gazzetta di Reggio) che per primo ha portato l’attenzione della città su quei luoghi e quegli artisti. L’approccio con la street art, dichiara Cagnan, è stato «folgorante, come i primi incontri “carbonari” con gli artisti (e alcuni splendidi amici che mi sono venuti in dote) che mi guardavano con sospetto. Avevano notato il mio interesse, ovviamente. Mi annusavano: erano lì perché volevano capire se potevano fidarsi. Ci sono volute settimane, mesi. Discussioni complicate con un mondo autoreferenziale, ideologicamente refrattario alla stampa e pieno di vezzi (oltre che di creatività, beninteso) che difficilmente si apre verso l’esterno. Ma qualcuno aveva deciso che ero stato promosso sul campo».

Le esperienze e la passione con cui sono nate le opere sono descritte, attraverso un’indistinta voce comune, dal racconto della giornalista Agnese Spinelli, scritto a partire da interviste ai protagonisti storici della scena artistica delle Officine Reggiane mescolate a ricordi diretti, mentre Pietro Rivasi (curatore di manifestazioni legate al mondo dell’arte urbana) ha puntualizzato la valenza della fotografia rispetto alla street art, alla sua divulgazione e alla sua conservazione.
«Un particolare ringraziamento – sottolineano il gallerista e l’editore – va a tutti gli street artist e i writer che hanno messo a disposizione il loro tempo, supportando il progetto. Non li citiamo uno a uno, come invece meriterebbero, solo per preservarne l’identità e la privacy».

«A oggi – concludono gli artisti attraverso la voce di Agnese Spinelli – non sappiamo quale futuro sarà riservato a quello che, di fatto, è il più grande laboratorio di street art d’Europa. La nostra arte è legata a doppio filo alla caducità, al trascorrere del tempo. Lungi da noi considerarci immortali. La nostra arte è spesso questione di minuti, è veloce, potente e scompare con la stessa velocità con cui è stata realizzata. Queste fotografie possono, in parte, mantenerne la memoria».

L’esposizione è aperta al pubblico da mercoledì a sabato ore 16.30-19.30 o su appuntamento.

Carlo Vannini è fotografo degli oggetti che fanno cultura: opere d’arte, reperti archeologici, restauri, strutture architettoniche, scorci urbanistici, ma anche manufatti senza nobiltà, eppure abitati da un forte senso della storia. È nato a Reggio Emilia nel 1956; lo zio pittore e il padre decoratore lo hanno avviato alla confidenza con i materiali artistici. Dopo una breve esperienza amatoriale, ha maturato una forte passione per la riproduzione professionale delle opere d’arte, che lo ha guidato in coinvolgenti avventure di documentazione del restauro, attraverso una progressiva acquisizione di tecniche fotografiche, quali ultravioletti, infrarossi, luce radente, luce trasmessa e luce a specchio. Insegna Fotografia per i Beni Culturali all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha realizzato fotografie per cataloghi e libri d’arte con i maggiori editori italiani: Franco Maria Ricci, Mazzotta, Allemandi, Skira, Federico Motta, Silvana. Tra dicembre 2015 e maggio 2016 ha eseguito la campagna fotografica in giga pixel 1:1 della Cappella Sistina, per il libro in tre volumi “La Cappella Sistina” (Scripta Maneant, 2016). Tra le pubblicazioni più recenti, la serie “Bizzarro Bazar” per le edizioni Logos: “La veglia eterna. La cripta dei Cappuccini di Palermo” (2014), “De Profundis. Il cimitero delle Fontanelle di Napoli” (2015), “Mors Pretiosa. Ossari religiosi italiani” (2015), “Sua Maestà anatomica. Il museo Morgagni di Padova” (2016). Con corsiero editore ha pubblicato i libri: “Memento” (2013), “Assenza?” (2014) e “I maestri muti dell’Appennino” (2015); e ha collaborato a: “Novanta artisti per una bandiera” (2013), “La Porta filosofica di Claudio Parmiggiani per il Sacro Eremo di Camaldoli” (2013), “Il gusto della contaminazione” (2015), “Calzolari, Morandi, Parmiggiani” (2015), “Tre cene per un sipario con Davide Benati, Giuliano Della Casa, Omar Galliani” (2015), “100+1 brevi di cronaca dai Musei Civici di Reggio Emilia” di Attilio Marchesini (2016), “Il sipario di Anselmo Govi per il teatro Ariosto” (2016).
Le Officine Meccaniche Reggiane, o più semplicemente “Reggiane”, erano un’azienda italiana nata all'inizio del Novecento per la produzione di materiali ferroviari, proiettili d’artiglieria e aerei da combattimento divenuta famosa, sul finire degli anni trenta, per la famiglia di aerei da caccia serie RE-2xxx. La loro storia è disponibile sul sito: www.officinemeccanichereggiane.it. 

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