Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina di Massimo Recalcati - Presentazione

Massimo Recalcati, Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina

 

Dal 20 Giugno 2018 al 20 Giugno 2018

Roma

Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo

Indirizzo: via Guido reni 4/a

Orari: h 21

Costo del biglietto: ingresso libero fino a esaurimento posti

Telefono per informazioni: +39 06.320.19.54

E-Mail info: info@fondazionemaxxi.it

Sito ufficiale: http://www.maxxi.art/



In memoria dei 50 anni dal terremoto che colpì la Valle del Belice in Sicilia, distruggendo la città di Gibellina, gli scatti inediti in bianco e nero di Aurelio Amendola – fotografo dell'arte e degli artisti – e le parole di Massimo Recalcati – intellettuale di spicco dei nostri giorni che reinterpreta l'immagine attraverso gli strumenti della psicoanalisi – rendono omaggio, nel volume edito da Magonza, ad Alberto Burri e al suo Grande Cretto (in libreria dal 21 giugno, disponibile dall’11 giugno sul sito www.magonzaeditore.it).
 
Mercoledì 20 giugno alle ore 21, nella piazza del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Massimo Recalcati presenta il volume Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina, in una lectio sul grande artista del secondo Novecento che ripercorre la storia dell'opera di Land Art più grande al mondo, iniziata nel 1985 e completata postuma nel 2015.
 
Per Massimo Recalcati «l'opera d’arte, come sanno bene tutti i grandi artisti, intrattiene sempre un rapporto con l’assoluto, con l’irraffigurabile, con il reale, con l’impossibile». Sudario di cemento steso sui resti di un paese distrutto, il Grande Cretto di Gibellina si fa toccante testimone ed eterno custode della Storia e delle persone che in quei luoghi hanno vissuto. Adagiato sulle macerie della vecchia Gibellina, il lavoro di Burri protegge e preserva, con il perpetuo invito al silenzio, la memoria dell'immane tragedia scatenata dal sisma. 
 
La ricostruzione del paese, completamente distrutto nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, portò alla creazione di una nuova realtà, chiamata Gibellina Nuova, dove l'allora sindaco Ludovico Corrao chiamò a sé, con un atto di responsabilità civile, i più importanti artisti del panorama contemporaneo.
Burri, unico tra questi, scosso dall'immagine delle rovine, volle la sua opera nella vecchia città lacerata. L'intervento dell'artista, che ricoprì l'intera Gibellina Vecchia con una distesa di cemento che tiene salde le materie e i ricordi, sancisce un legame tra il bisogno di elaborazione del trauma e lo scenario storico in cui esso si materializza, antico e mitico. Nella seconda parte del volume, una selezione antologica di testi di Régis Debray, Pietro Bellasi e Georges Didi-Huberman rintracciano le connessioni tra la realtà dell'immagine e l'istanza della morte, dell'invisibile, del perpetuo ritorno dell'inconosciuto, perché come nelle parole di Recalcati «l'arte non può accontentarsi di celebrare il visibile e il suo ordine conformistico, ma deve discendere nell'abisso dell'informe, del Terrificante, dove incontriamo, insieme alle macerie del mondo, le nostre».
 
Massimo Recalcati
Analista, direttore scientifico della Scuola di specializzazione in psicoterapia IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata). Nel 2002 partecipa alla fondazione della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. Ha svolto un’intensa attività di supervisione clinica presso diverse istituzioni sanitarie (comunità terapeutiche, centri di psicoterapia, SerT, reparti ospedalieri) di diverse città. L’insegnamento universitario di Massimo Recalcati ha inizio nel 1991, presso la Facoltà di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, come cultore della materia in “Filosofia Morale”, per la cattedra di Franco Fergnani. Attualmente insegna all'Università di Pavia e di Verona.
Tra i numerosi libri di cui è autore citiamo: Melanconia e creazione in Van Gogh (2009), L’uomo senza inconscio (2010), Cosa resta del padre? (2011), una monografia in due volumi su Jacques Lacan (2012, 2015), Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (2013), Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno (2015), Il mistero delle cose (2016), I tabù del mondo (2017), La pratica del colloquio clinico (2017).
 
Aurelio Amendola
Nel corso della sua lunga carriera di fotografo si dedica principalmente all’arte contemporanea, immortalando i protagonisti del Novecento: De Chirico, Lichtenstein, Pomodoro, Schifano, Warhol, per ricordarne solo alcuni. Tra le numerose monografie dedicate ai maggiori scultori e pittori contemporanei ricordiamo Marino Marini, Burri, Manzù, Fabbri, Ceroli, Vangi, Kounellis. È poi noto per le fotografie delle sculture del Rinascimento italiano: ha documentato l’opera di Jacopo Della Quercia, Michelangelo e Donatello, e illustrato singoli capolavori e monumenti quali il pulpito pistoiese di Giovanni Pisano, il fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo, sempre a Pistoia, Santa Maria della Spina e il Battistero a Pisa, San Pietro in Vaticano. San Pietro in Vaticano è il primo di una serie dedicata ai grandi temi dell’arte italiana visitati secondo l’ottica personale del fotografo. Moltissime le mostre di carattere internazionale che si sono tenute in Italia e all'estero. Fotografo e amico di Alberto Burri, custodisce l'archivio più ricco delle immagini dell'artista, delle sue opere e dei suoi momenti di lavoro.
 
L’evento fa parte del programma di YAP FEST 2018

ALBERTO BURRI. IL GRANDE CRETTO DI GIBELLINA
testo Massimo Recalcati, fotografie Aurelio Amendola
edito da Magonza


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