Giacomo Sferlazzo. Ai confini dello spettacolo

© Ph Andrea Kunkl | Giacomo Sferlazzo, Contro l'identità

 

Dal 16 Giugno 2016 al 26 Giugno 2016

Roma

Luogo: Galleria Officinenove

Indirizzo: via del Casale Galvani 9

Orari: tutti i giorni 17.30-20.30

Curatori: Laura Carnemolla

Sito ufficiale: http://www.fotoleggendo.it/



Materiali di scarto, oggetti dimenticati in un viaggio, in una fuga disperata, perduti tra i flutti del mare, tra la sabbia del deserto, tra la noncuranza e il silenzio. Munnizza.
Ogni comunità necessita di definire se stessa in relazione a ciò che scarta, ci ricorda Z. Bauman.
I migranti, gli esuli, i rifugiati rappresentano essi stessi uno scarto, elemento chiave del gioco vizioso delle nostre paure tautologiche, utilizzate ad hoc per alimentare e deviare la discussione mediatica.
Nella cultura del disimpegno, della discontinuità e della dimenticanza in cui tutti siamo nel e sul mercato, al tempo stesso clienti e merce, quello che tutti temiamo è l’abbandono, l’esclusione, l’essere respinti, scaricati.1
Gli scarti umani della nostra contemporaneità rappresentano dunque un bersaglio necessario su cui scaricare le ansie e i timori di una precarietà collettiva. Lo Stato, nell’ultimo esausto tentativo di darsi una definizione, un ruolo, raccoglie tali ansie, le alimenta e le sfrutta arruolandole come necessità primarie per riaffermare un’identità che viceversa è labile, inesistente.
Giacomo Sferlazzo raccoglie questi oggetti, trovati nei luoghi simboli della migrazione dei nostri giorni: Lampedusa, Calais, la frontiera Messico-Usa e li ri-assembla, li custodisce, dona loro quella dignità che gli è stata sottratta, facendone reliquia, memoria, riflessione, provocazione.
Gli oggetti, attraverso la rielaborazione dell’artista, diventano metafora.
Non hanno bisogno del commento, non hanno bisogno di luce.
Sono reali, sono concreti, nella loro concretezza dimessa ci turbano: monito della divisione iniqua tra i sommersi e i salvati, testimoni di questo tempo senza logica, senza giustizia, emblema della realtà in cui anche gli esseri umani, le loro vite, le nostre vite, sono diventate vite di scarto.

Laura Carnemolla 
Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso 
Guy Debord - La società dello spettacolo 

Il 9 novembre del 1973 Pier Paolo Pasolini pubblicava sul Corriere della Sera un articolo dal titolo “Acculturazione e acculturazione” dove presagiva il completo appiattimento della società italiana sotto l’influsso dei nuovi mezzi di comunicazione e il consumismo da essi propagandato. Ancora prima Debord nel suo libro “La società dello spettacolo” del 1967, parlava di una società in cui il capitale stesso si era oggettivato nello spettacolo. Questo capovolgimento del reale si origina sin dal sistema di produzione dove la merce stessa assume un valore di scambio che trascende il suo valore d’uso, lo sorpassa, lo annienta e così facendo trascende il reale stesso. Se nel lavoro salariato avviene la produzione della merce e lo sfruttamento con cui si estrae il plus-valore, nel dopo lavoro si passa ad un altro movimento della catena di montaggio, l’illusione di “essere” nella vita reale davanti ad uno schermo. Dagli anni sessanta ad oggi i mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie hanno portato questo processo ad un punto di non-ritorno. Insieme a questo le contraddizioni reali si sono spostate nei nuovi confini: luoghi militarizzati in cui si mette in scena “Lo spettacolo del confine” che ancora una volta è il capovolgimento del reale, la sua rimodulazione in realtà virtuale ad uso e consumo di massa. 
Masse di persone, spesso in fuga da guerre e dalla guerra del capitale, diventano allora eserciti di lavoratori di riserva, mediaticamente rovesciati, criminalizzati ed usati per stimolare la grande “paura europea” e le politiche sulla sicurezza oppure con una doppia contorsione possono diventare masse di “poveri cristi” da salvare, magari con navi militari e droni di ultima generazione. 
Se è nei confini, oggi, che le contraddizioni del reale emergono e dunque vengono capovolte nella spettacolarizzazione, è forse ai confini dello spettacolo che bisogna andare a cercare per trovare una chiave di lettura del mondo contemporaneo? 

Giacomo Sferlazzo

Inaugurazione Giovedì 16 giugno 2016 alle ore 19

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