Hard Copy
Dal 18 Febbraio 2014 al 08 Marzo 2014
Roma
Luogo: Fondazione Pastificio Cerere
Indirizzo: via degli Ausoni 7
Orari: da lunedì a venerdì 15-19; sabato 16-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 45422960
E-Mail info: info@pastificiocerere.it
Sito ufficiale: http://www.pastificiocerere.com
Da martedì 18 febbraio a sabato 8 marzo 2014, la Fondazione Pastificio Cerere presenta Hard Copy, un progetto inedito ideato e realizzato da Johann Arens, Daniele Genadry e Jürgen Ots, giovani artisti in residenza a Roma presso la British School at Rome e l’Academia Belgica.
Con Hard Copy la Fondazione Pastificio Cerere inaugura la nuova stagione espositiva, segnando sempre più il suo interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione, offrendosi come un luogo aperto alla città, agli artisti, alle istituzioni italiane e straniere che vi operano. La mostra è un'occasione preziosa che permette a questi artisti di uscire dal contesto circoscritto dell’accademia dove sono ospiti e di entrare più attivamente nella vita culturale della capitale, in un fecondo scambio tra realtà internazionali.
Il titolo, Hard Copy, sottolinea l’idea di fondo della mostra, una riflessione sulla natura ambigua della copia. Per hard copy, infatti, si intende la copia cartacea di un file digitale che, al momento della stampa, acquisisce una consistenza fisica con una temporalità definita. Il file digitale è potenzialmente modificabile all’infinito e solo la copia cartacea riesce a fissarne le trasformazioni, ponendosi come una pausa temporale nell’ambito dell’esistenza virtuale. Allo stesso modo i lavori esposti sono il frutto di un lento processo di elaborazione di opere preesistenti che, presentate e materializzate in un diverso contesto, nella loro interazione sono soggette ad assumere significati diversi e inaspettati.
Riproponendo in chiave contemporanea questioni ispirate alla filosofia platonica, le opere sembrano voler mettere in discussione i meccanismi della riproduzione e le inerenti problematiche fenomenologiche degli oggetti temporanei. L’osservatore è dunque invitato a cogliere l’aspetto transeunte dell’opera, rompendone, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ogni idea di immutabilità e trasformandone la fruizione in un’esperienza visiva personale e mai definitiva.
Queste considerazioni sulla transitorietà fisica dell’opera d’arte nascono dalla condizione stessa degli artisti coinvolti, residenti momentanei e passeggeri nella città eterna per antonomasia, dove tutto sembra ineluttabilmente scritto sulla pietra.
Johann Arens (1981, Germania) vive fra Londra e Amsterdam. Da ottobre a dicembre 2013 è stato residente presso la British School at Rome; è attualmente residente alla Rijksakademie voor Beeldende Kunsten. Ha tenuto mostre personali presso Paradise Row, Londra; ASC Gallery, Londra; Service Garage, Amsterdam, e ha realizzato commissioni pubbliche per Arnolfini/Art Public Realm Bristol e Jerwood Foundation.
Arens usa linguaggio della scultura e del cinema per porre a diretto confronto la cultura visiva e lo spazio sociale. Nel suo immaginario si ripetono interni domestici e paesaggi virtualmente manipolati che dialogano per costruire realtà che sistematicamente cambiano e si evolvono.
Daniele Genadry (1980, USA) vive fra Beirut e New York. Da ottobre 2013 a giugno 2014 è residente presso la British School at Rome. Le sue mostre recenti includono After Hours, Kunsthalle Galapagos, NYC; Journeys, BEC, Beirut; 2nd AIM Biennial, Bronx Museum, NYC (2013); Blindspot (personale), Agial Gallery, Beirut; Sightlines (MER) (personale), Coop Gallery, Nashville, TN (2012).
Il lavoro di Daniele Genadry considera l’idea della copia sia come traduzione che come costruzione. Le sue opere riflettono sullo spazio fra due luoghi: attraverso punti di vista multipli, sguardo decentrato, cornici che slittano all’interno dell’opera, l’artista esamina la transizione tra passato e futuro.
Jürgen Ots (1978, Belgio) vive e lavora a Bruxelles. Da settembre 2013 a gennaio 2014 è stato residente presso L’Academia Belgica di Roma. Le mostre colletive più recenti includono: ReMap4, Atene; Rainbow juice, The Helper, New York; Another Castle, Etablissement d'en face, Bruxelles; Celluloid Brushes, Gallery Isabella Bortolozzi, Berlino; A world bound in secret knots, Fondazione Giuliani, Roma.
La sua ricerca si muove tra scultura, installazione e arti grafiche. Esplorando i confini dell’immagine tra azione ripetitiva e manipolazione, la materia si trasforma da rappresentazione a oggetto fissato nel tempo.
Con Hard Copy la Fondazione Pastificio Cerere inaugura la nuova stagione espositiva, segnando sempre più il suo interesse nei confronti della formazione e della sperimentazione, offrendosi come un luogo aperto alla città, agli artisti, alle istituzioni italiane e straniere che vi operano. La mostra è un'occasione preziosa che permette a questi artisti di uscire dal contesto circoscritto dell’accademia dove sono ospiti e di entrare più attivamente nella vita culturale della capitale, in un fecondo scambio tra realtà internazionali.
Il titolo, Hard Copy, sottolinea l’idea di fondo della mostra, una riflessione sulla natura ambigua della copia. Per hard copy, infatti, si intende la copia cartacea di un file digitale che, al momento della stampa, acquisisce una consistenza fisica con una temporalità definita. Il file digitale è potenzialmente modificabile all’infinito e solo la copia cartacea riesce a fissarne le trasformazioni, ponendosi come una pausa temporale nell’ambito dell’esistenza virtuale. Allo stesso modo i lavori esposti sono il frutto di un lento processo di elaborazione di opere preesistenti che, presentate e materializzate in un diverso contesto, nella loro interazione sono soggette ad assumere significati diversi e inaspettati.
Riproponendo in chiave contemporanea questioni ispirate alla filosofia platonica, le opere sembrano voler mettere in discussione i meccanismi della riproduzione e le inerenti problematiche fenomenologiche degli oggetti temporanei. L’osservatore è dunque invitato a cogliere l’aspetto transeunte dell’opera, rompendone, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ogni idea di immutabilità e trasformandone la fruizione in un’esperienza visiva personale e mai definitiva.
Queste considerazioni sulla transitorietà fisica dell’opera d’arte nascono dalla condizione stessa degli artisti coinvolti, residenti momentanei e passeggeri nella città eterna per antonomasia, dove tutto sembra ineluttabilmente scritto sulla pietra.
Johann Arens (1981, Germania) vive fra Londra e Amsterdam. Da ottobre a dicembre 2013 è stato residente presso la British School at Rome; è attualmente residente alla Rijksakademie voor Beeldende Kunsten. Ha tenuto mostre personali presso Paradise Row, Londra; ASC Gallery, Londra; Service Garage, Amsterdam, e ha realizzato commissioni pubbliche per Arnolfini/Art Public Realm Bristol e Jerwood Foundation.
Arens usa linguaggio della scultura e del cinema per porre a diretto confronto la cultura visiva e lo spazio sociale. Nel suo immaginario si ripetono interni domestici e paesaggi virtualmente manipolati che dialogano per costruire realtà che sistematicamente cambiano e si evolvono.
Daniele Genadry (1980, USA) vive fra Beirut e New York. Da ottobre 2013 a giugno 2014 è residente presso la British School at Rome. Le sue mostre recenti includono After Hours, Kunsthalle Galapagos, NYC; Journeys, BEC, Beirut; 2nd AIM Biennial, Bronx Museum, NYC (2013); Blindspot (personale), Agial Gallery, Beirut; Sightlines (MER) (personale), Coop Gallery, Nashville, TN (2012).
Il lavoro di Daniele Genadry considera l’idea della copia sia come traduzione che come costruzione. Le sue opere riflettono sullo spazio fra due luoghi: attraverso punti di vista multipli, sguardo decentrato, cornici che slittano all’interno dell’opera, l’artista esamina la transizione tra passato e futuro.
Jürgen Ots (1978, Belgio) vive e lavora a Bruxelles. Da settembre 2013 a gennaio 2014 è stato residente presso L’Academia Belgica di Roma. Le mostre colletive più recenti includono: ReMap4, Atene; Rainbow juice, The Helper, New York; Another Castle, Etablissement d'en face, Bruxelles; Celluloid Brushes, Gallery Isabella Bortolozzi, Berlino; A world bound in secret knots, Fondazione Giuliani, Roma.
La sua ricerca si muove tra scultura, installazione e arti grafiche. Esplorando i confini dell’immagine tra azione ripetitiva e manipolazione, la materia si trasforma da rappresentazione a oggetto fissato nel tempo.
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