“L’irrefrenabile curiosità”. Capolavori del Novecento dalla Collezione di Leone Piccioni

“L’irrefrenabile curiosità”. Capolavori del Novecento dalla Collezione di Leone Piccioni, Musei Vaticani, Roma

 

Dal 13 November 2025 al 18 April 2026

Roma

Luogo: Musei Vaticani

Indirizzo: Viale Vaticano

Orari: Dal lunedì al sabato: dalle 8.00 alle 20.00 (ultimo ingresso h. 18.00) Ogni ultima domenica del mese: dalle 9.00 alle 14.00 (ultimo ingresso h. 12.30) Domenica e festivi: chiuso

Curatori: Micol Forti

Costo del biglietto: INGRESSO INCLUSO NEL PREZZO DEL BIGLIETTO

Telefono per informazioni: +39 06 69883145

E-Mail info: info.musei@scv.va

Sito ufficiale: http://www.museivaticani.va


In chiusura dell’Anno Giubilare 2025, i Musei Vaticani aprono al pubblico la mostra “L’irrefrenabile curiosità”. Capolavori del Novecento dalla Collezione di Leone Piccioni, frutto di una nuova, importante donazione, che conferma il fertile e ininterrotto dialogo tra l’Istituzione e i mecenati privati.
L’esposizione, a cura di Micol Forti, Responsabile della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, inaugura giovedì 13 novembre 2025, alle ore 17.30, nelle Salette della Torre Borgia, presentando i capolavori provenienti dalla collezione dell’intellettuale cattolico Leone Piccioni (Torino 1925-Roma 2018), che i suoi figli, Gloria e Giovanni, hanno voluto offrire in dono ai Musei del Papa. 

Scrittore, critico letterario e artistico, accademico, giornalista, regista, vice Direttore Generale della RAI, Leone Piccioni definiva la sua collezione “Mio vanto, mio Patrimonio”. Un epiteto che ben esprime la profondità del legame che l’intellettuale aveva con ogni singola opera di questa selezionatissima raccolta di dipinti, sculture, disegni e stampe di Maestri del Novecento. 

Nella sua vita, ricca di incontri, interessi e amicizie, l’amore per l’arte contemporanea ha occupato un posto di primaria importanza. Tramite principale tra Leone e il mondo artistico italiano e internazionale è stato il poeta Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto 1888- Milano 1970), con cui si era laureato a Roma nel 1948 e al quale rimarrà legato da una indissolubile amicizia. Grazie a lui l’orizzonte delle sue conoscenze si amplia, entrando in contatto diretto con molti grandi artisti, da Burri a Morandi, da Guttuso a Carrà, da Fautrier a Dorazio. Nomi presenti in mostra con capolavori scelti, che in filigrana svelano il gusto di Piccioni. Un gusto che va affinandosi nel tempo grazie all’approfondirsi del suo interesse per la sensibilità di ogni singolo artista e grazie ai rapporti che stringe con ognuno di loro. Rapporti speciali che sono all’origine di questa Collezione. Ogni ambiente espositivo racconta e illumina un aspetto specifico della sua nascita: l’importanza degli incontri umani, la ricchezza degli scambi nei cenacoli culturali che Piccioni frequenta e che indirizzeranno la scelta delle opere, le declinazioni del suo gusto raffinato, personale e mai prevedibile. Così, la prima Sala Leone e “Ungà”: un incontro lungo due vite introduce e inquadra la nascita della Collezione nell’ambito del legame tra Piccioni e Ungaretti, vera sorgente ispiratrice, focalizzando l’attenzione su alcuni degli artisti più cari ad entrambi: Maccari, Morandi, Guttuso, Severini, Fautrier. Segue l’ambiente dedicato a «L’Approdo» e l’ambiente artistico di Forte dei Marmi, che presenta alcuni dei principali protagonisti di questi due “luoghi” d’incontro e di scambio, culturale il primo, che identifica la testata RAI, prima radiofonica (1944) poi cartacea (1952) e infine televisiva (1963); geografico il secondo, meta di villeggiatura estiva di artisti e intellettuali del secolo scorso. 

Nelle sale Il gusto di Leone. Tra realismo e interessi sociali e Il gusto di Leone. Visioni originali e spirito della natura il pubblico viene accolto nel cuore del senso critico e delle scelte estetiche di Piccioni: la prima dà conto del suo sguardo attento alla realtà, alla condizione umana, alle tematiche sociali; la seconda svela un’attrazione per le “cose della natura” tradotte in opere visionarie, poetiche e sofisticate da artisti di diversa estrazione stilistica, da Manzù a Mafai, da Guarienti a Morlotti.

Legami e vicinanze è uno spazio più circoscritto, dedicato a due artisti toscani, meno noti al grande pubblico, ma particolarmente amati da Leone e a lui legati da una profonda amicizia: lo scultore Venturino Venturi e il pittore Mario Marcucci, che rielaborano con straordinaria e innovativa sensibilità la tradizione iconografica cristiana. 

Le due Sale Maestri e amici. Figura, realtà e astrazione e Maestri e amici. La Roma degli anni Sessanta, dimostrano l’ampiezza degli orizzonti estetici di Leone e prendono nome da uno dei suoi libri più noti, Maestri e amici del 1969, in cui ripercorre e racconta i più significativi incontri con alcuni dei protagonisti della cultura e dell’arte del Novecento: Burri, Afro, Capogrossi, Guttuso; e ancora Ceroli, Fioroni, Dorazio, Schifano.

Infine, l’ultima Sala, Scritture e visioni. Libri di pregio, dediche e fotografie, torna sul legame con Ungaretti e apre uno spiraglio sulla preziosità di alcune pubblicazioni raccolte o ricevute in dono da Piccioni nel corso della sua vita, da lui conservate nella sterminata biblioteca conservata nella sua casa romana, ora in parte donata dai figli all’Archivio Centrale dello Stato, insieme agli scambi epistolari con intellettuali e artisti.

La mostra vuole essere anche un omaggio a Leone Piccioni in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla sua nascita.

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