Enrico Paulucci: un pittore in porta
Dal 19 Novembre 2014 al 22 Febbraio 2015
Torino
Luogo: Juventus Museum
Indirizzo: via Druento 153/42
Orari: 10:30-18; sabato, domenica e festivi 10:30-19:30; chiuso martedì
Costo del biglietto: € 18 museo+stadium tour+mostra, € 12 museo+mostra, € 5 solo mostra
Telefono per informazioni: 899.999.897
E-Mail info: juventus.museum@juventus.com
Sito ufficiale: http://www.juventus.com
Lo Juventus Museum ospita dal 19 novembre al 22 febbraio un’antologica dedicata A Enrico Paulucci, uno dei primi portieri della Signora, guardiano dei pali delle giovanili bianconere negli anni ‘20 del secolo scorso.
Dopo l’esposizione “Invasione di campo”, al JMuseum va in scena un altro cortocircuito culturale tra arte, tempo e pallone. A partire da mercoledì 19 novembre, infatti, il tempio della storia bianconera esporrà le opere di Enrico Paulucci,pittore della generazione 1901 con un passato da portiere bianconero.
Erano i primi anni 20’, la Juve vincitrice di uno scudetto era poco più vecchia di Paulucci e giocava in un campo con la tribuna in legno, scarpe bullonate ai piedi, e gli spogliatoi giusto sotto la tribuna.
La mostra, dal titolo “EnricoPaulucci: un pittore in porta”, organizzata in collaborazione con l’Archivio Paulucci, racconta attraverso dipinti, disegni, guazzi, fotografie e scritti inediti come la passione per la pittura sia vissuta dall’artista di pari passo con quella del calcio, ai tempi dei “campi verdi e delle margheritine, delle scarpe e della magliette comperate per correre con gioia e semplicità in un prato appena fuori città” (nelle parole di Laura Riccio, curatrice dell’esposizione).
La rassegna è composta da 20opere che spaziano da “Juventus. Una partita” a “Il Pittore Juventino. Autoritratto” e “Non sarà mai più così bello il gioco del calcio. (Autoritratto giovanile)” ed includono inoltre paesaggi, nature morte e opere ad ispirazione classica.
A partire dal giorno della sua inaugurazione al pubblico, il 19 novembre, rimarrà aperta fino al 22 febbraio 2015.
Immagine dopo immagine viene raccontata una storia al cui centro stanno Torino e naturalmente la Juventus: agli inizi degli anni Venti, il pittore genovese classe 1901 milita infatti nelle giovanili bianconere, vestendo la maglia da portiere e arrivando a disputare alcune amichevoli con la prima squadra. In contemporanea, frequenta in città artisti quali Chessa, Levi, Galante, Menzio e Boswell, con cui costituirà il “Gruppo dei Sei”.
Nel 1928 si reca a Parigi dove ha modo di conoscere la pittura francese, dall’Impressionismo in avanti, interessandosi in particolare alle opere di Picasso, Matisse, Dufy e Braque. Nel 1939 gli viene assegnata la cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, che dirige dal 1955, ovvero l’anno dopo la sua esposizione alla Biennale di Venezia.
Le sue opere hanno fatto il giro del mondo: Londra, Parigi, Linz, Praga, Il Cairo, San Paolo, Stoccolma, Barcellona, New York e i paesi scandinavi solo per citare alcuni dei luoghi che hanno avuto l’onore di ospitare i suoi quadri. Che ora finalmente approdano al JMuseum, in un cortocircuito temporale assolutamente unico.
Nelle foto di squadra dell'epoca, ingiallite dal tempo, Enrico Paulucci posa, ancora giovanissimo, a braccia conserte, aria spavalda e sguardo dritto in camera.
«Dopo di me venne Combi, gran portiere […] Io mi tuffavo bene, ero un portiere “plongeur”, ma qualche volta il pallone mi scappava di mano. Ma i pennelli no, già li usavo per i miei primi quadri», scrive l’artista nell’ottobre 1997, due anni prima di lasciarci.
Anche se “non sarà mai più così bello il gioco del calcio” – per dirla con Paulucci - il sincretismo tra arte, cultura e pallone operato dal JMuseum con questa ennesima esposizione contribuisce ad alimentarne quel certo, eterno fascino.
Venato, ancora una volta, di tinte bianconere.
Dopo l’esposizione “Invasione di campo”, al JMuseum va in scena un altro cortocircuito culturale tra arte, tempo e pallone. A partire da mercoledì 19 novembre, infatti, il tempio della storia bianconera esporrà le opere di Enrico Paulucci,pittore della generazione 1901 con un passato da portiere bianconero.
Erano i primi anni 20’, la Juve vincitrice di uno scudetto era poco più vecchia di Paulucci e giocava in un campo con la tribuna in legno, scarpe bullonate ai piedi, e gli spogliatoi giusto sotto la tribuna.
La mostra, dal titolo “EnricoPaulucci: un pittore in porta”, organizzata in collaborazione con l’Archivio Paulucci, racconta attraverso dipinti, disegni, guazzi, fotografie e scritti inediti come la passione per la pittura sia vissuta dall’artista di pari passo con quella del calcio, ai tempi dei “campi verdi e delle margheritine, delle scarpe e della magliette comperate per correre con gioia e semplicità in un prato appena fuori città” (nelle parole di Laura Riccio, curatrice dell’esposizione).
La rassegna è composta da 20opere che spaziano da “Juventus. Una partita” a “Il Pittore Juventino. Autoritratto” e “Non sarà mai più così bello il gioco del calcio. (Autoritratto giovanile)” ed includono inoltre paesaggi, nature morte e opere ad ispirazione classica.
A partire dal giorno della sua inaugurazione al pubblico, il 19 novembre, rimarrà aperta fino al 22 febbraio 2015.
Immagine dopo immagine viene raccontata una storia al cui centro stanno Torino e naturalmente la Juventus: agli inizi degli anni Venti, il pittore genovese classe 1901 milita infatti nelle giovanili bianconere, vestendo la maglia da portiere e arrivando a disputare alcune amichevoli con la prima squadra. In contemporanea, frequenta in città artisti quali Chessa, Levi, Galante, Menzio e Boswell, con cui costituirà il “Gruppo dei Sei”.
Nel 1928 si reca a Parigi dove ha modo di conoscere la pittura francese, dall’Impressionismo in avanti, interessandosi in particolare alle opere di Picasso, Matisse, Dufy e Braque. Nel 1939 gli viene assegnata la cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, che dirige dal 1955, ovvero l’anno dopo la sua esposizione alla Biennale di Venezia.
Le sue opere hanno fatto il giro del mondo: Londra, Parigi, Linz, Praga, Il Cairo, San Paolo, Stoccolma, Barcellona, New York e i paesi scandinavi solo per citare alcuni dei luoghi che hanno avuto l’onore di ospitare i suoi quadri. Che ora finalmente approdano al JMuseum, in un cortocircuito temporale assolutamente unico.
Nelle foto di squadra dell'epoca, ingiallite dal tempo, Enrico Paulucci posa, ancora giovanissimo, a braccia conserte, aria spavalda e sguardo dritto in camera.
«Dopo di me venne Combi, gran portiere […] Io mi tuffavo bene, ero un portiere “plongeur”, ma qualche volta il pallone mi scappava di mano. Ma i pennelli no, già li usavo per i miei primi quadri», scrive l’artista nell’ottobre 1997, due anni prima di lasciarci.
Anche se “non sarà mai più così bello il gioco del calcio” – per dirla con Paulucci - il sincretismo tra arte, cultura e pallone operato dal JMuseum con questa ennesima esposizione contribuisce ad alimentarne quel certo, eterno fascino.
Venato, ancora una volta, di tinte bianconere.
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