Wael Shawky

© Wael Shawky / Courtesy Lisson Gallery, Londra / Sfeir-Semler Gallery, Beirut - Amburgo | Wael Shawky, Ismail ibn Buri, Reggente di Damasco, in Cabaret Crusades: The Path to Cairo, 2012, fermo immagine

 

Dal 03 Novembre 2016 al 05 Febbraio 2017

Rivoli | Torino

Luogo: Castello di Rivoli – Museo d'Arte Contemporanea

Indirizzo: piazzale Mafalda di Savoia

Orari: da martedì a venerdì 10-17; sabato e domenica 10-19; 24 e 31 dicembre 10-17; lunedì chiuso, aperto il lunedì di Pasqua, chiuso 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre. La Biglietteria chiude 15 minuti prima della chiusura del Museo

Curatori: Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria

Enti promotori:

  • Regione Piemonte
  • Città di Torino
  • Città di Rivoli
  • Fondazione CRT
  • Unicredit

Costo del biglietto: intero € 6,50, ridotto € 4,50 ragazzi 11-14 anni, pensionati, insegnanti, studenti, militari, associazioni culturali ed enti convenzionati, possessori della Pyou Card (giovani tra i 15 e 29 anni). Gratuito per i minori di 11 anni, per i disabili e accompagnatori

Telefono per informazioni: +39 011 9565222

Sito ufficiale: http://www.castellodirivoli.org



La retrospettiva di Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971), allestita al Castello di Rivoli, presenta una serie di opere filmiche, sculture e nuovi altorilievi lignei ispirati alla storia delle Crociate, narrata dal punto di vista degli arabi anziché degli europei.
L‘artista trasforma lo spazio della Manica Lunga, le cui pareti sono state dipinte di blu, in un ambiente scenografico e spettacolare. Il percorso espositivo, che inizia con i nuovi altorilievi, si snoda attraverso una costruzione all’interno della quale è proiettato Cabaret Crusades: The Horror Show File (2010) per poi proseguire verso un giardino che include ventisei sculture. Si giunge quindi a un’altra costruzione che rievoca un minareto al cui interno è proiettato Cabaret Crusades: The Path to Cairo (2012). L’allestimento prosegue con una serie di fotografie di marionette e si conclude con il terzo video della trilogia, The Secrets of Karbala (2015). “I visitatori – scrive Marcella Beccaria - vengono trasportati in un passato remoto i cui echi sono però riconoscibili nel nostro instabile presente di guerre mediorientali e nuove incertezze”.
Ispirata a fonti medievali islamiche quali Usama Ibn Munqidh e Ibn al-Qalànisi - oltre a Le Crociate viste dagli Arabi (1983), dello storico libanese Amin Maalouf - Cabaret Crusades si sofferma sulla storia delle campagne militari volute dalla Chiesa in Terra Santa.

L’artista inizia la narrazione con le prime Crociate, dal 1096 al 1099, messe in scena nel primo capitolo di Cabaret Crusades: The Horror Show File. Prosegue con la storia degli eventi tra la Prima e la Seconda Crociata, dal 1099 al 1145, rappresentata in Cabaret Crusades: The Path to Cairo. Queste opere scavalcano le più tradizionali nozioni relative allo scontro di civiltà tra mondo occidentale e culture islamiche. L’utilizzo di marionette al posto di attori veri e propri, permette alla trilogia di mantenere un tono magico, apparentemente discordante con l’argomento violento e macabro descritto. Shawky si è servito di antichi burattini del Settecento provenienti dalla collezione Lupi di Torino per il primo film e di marionette in ceramica realizzate appositamente per il secondo.
The Secrets of Karbala è l’ultimo capitolo della trilogia e vede l’uso di marionette in vetro di Murano nelle quali le sembianze dei personaggi intrecciano forme umane, animali e memorie di antiche maschere africane. L’opera presenta scorci della Battaglia di Kerbela (680), il principale e tragico evento che portò alla tuttora esistente divisione tra Islam sciita e sunnita. La narrazione termina con la presa di Costantinopoli da parte dei Crociati nel 1204.
La trilogiaaffronta il problema della storia e delle vicende umane travolte da ambizione e rivalità, da tradimenti e violenze.
 
Carolyn Christov-Bakargiev, curatore della rassegna, scrive: “Nelle opere di Shawky, l’efficace senso di straniamento e la distanza dal trauma sono determinati dalla natura artificiale e meccanica delle marionette: i personaggi sono oggetti, non persone in carne e ossa. Allo stesso tempo, la condizione del burattino è anche più in generale un acuto – seppur indiretto - riferimento ai nostri tempi, in cui le cose sono sempre più controllate a distanza […]. Ma Shawky non accetta la natura “telecomandata” dell’esperienza nell’era digitale […]. La dedizione quasi obsoleta di Shawky all’artigianato e alla memoria (ad esempio quando recita alla perfezione una lunghissima sura appresa negli anni dell’infanzia) si scontra con il leitmotiv della velocità nell’era digitale e avvicina la pratica artistica a una forma di meditazione ed esercizio, simile allo studio o alla preghiera”.
 
Laura U. Marks, docente alla Grant State University, Vancouver (Canada), ed esperta in new media del mondo contemporaneo arabo, nel suo testo in catalogo afferma che “Il gioco delle marionette ha una poeticità in sé conclusa, in quanto testo, medium e azione si complementano e si completano a vicenda. È semplice per l’estetica sopraffare la narrazione, soprattutto per gli spettatori del nostro tempo in cui burattini reali sono un medium raro. La materialità e la meccanicità delle marionette diventano gli eroi della storia, con i personaggi che esse rappresentano. Guardando questi film, siamo costantemente tesi, temendo e sperando per il burattino, elogiando mentalmente l’abilità dei marionettisti, e partecipando alla storia. Mise-en-scène, cinematografia, montaggio e suono amplificano queste tensioni. Tale estetica materialmente molto densa risulta essere il mezzo ideale per raccontare le storie delle crociate attraverso gli occhi arabi”.

Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971), dopo aver frequentato la Facoltà di Belle Arti presso l’Università della sua città natale, nel 2000 ha conseguito il Master of Fine Arts alla University of Pennsylvania. Dopo il clamoroso esordio internazionale a dOCUMENTA (13) nel 2012, tra le mostre recenti ricordiamo Cabaret Crusades, MoMA PS1, New York (2015); Wael Shawky, Mathaf, Doha (2015); Cabaret Crusades, Kunstsammlung NRW - K20, Düsseldorf (2014); Wael Shawky: Horsemen Adore Perfumes and Other Stories, Sharjah Art Foundation, Sharjah (2014); Wael Shawky, Serpentine Gallery, Londra (2013); Al Araba Al Madfuna, Wael Shawky, Kunst-Werke, Berlino (2012); Nottingham Contemporary, Nottingham (2011).
I suoi lavori sono stati esposti nell’ambito di importanti rassegne internazionali tra cui: Une breve histoire de l’avenir, Musée du Louvre, Parigi (2015); SALTWATER: A Theory of Thought Forms, 14. Istanbul Biennial, Istanbul (2015); Manifesta 10, San Pietroburgo (2014); You Imagine What You Desire, 19th Sydney Biennial, Sydney (2014); Now Babylon – architecture, culture and identity, Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk (2014); A History of Inspiration, Palais de Tokyo, Parigi (2013); Re:emerge, Sharjah Biennial, Sharjah (2013); 9th Gwangju Biennial, Gwangju (2013); dOCUMENTA (13), Kassel, Alessandria e Kabul (2012).
Nel 2013 a Wael Shawky è stato conferito lo Sharjah Biennial Award 2013.
 
Progetto d’artista per l’Istituto di Ricerca-Biblioteca del Castello di Rivoli
In occasione della retrospettiva al Castello di Rivoli, Wael Shawky ha sviluppato un progetto d’artista presentato presso l’Istituto di Ricerca-Biblioteca durante gli orari d’apertura (da martedì a venerdì, 10.00-17.00). Presso il medesimo spazio è disponibile la trascrizione in italiano e inglese dei dialoghi della trilogia filmica Cabaret Crusades proiettata al terzo piano della Manica Lunga.
 
Congiuntamente alla retrospettiva al Castello di Rivoli, si apre alla Fondazione Merz un progetto espositivo di Wael Shawky, vincitore della prima edizione del Mario Merz Prize, a cura di Abdellah Karroum.

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