Giovanna Repetto. Atmosfera

© Ph. Alessandro Sambini | Giovanna Repetto, Atmosfera, 2019, installation view

 

Dal 06 Dicembre 2019 al 18 Gennaio 2020

Venezia

Luogo: Fondazione Berengo – Palazzo Cavalli-Franchetti

Indirizzo: San Marco 2847

Orari: Da giovedì a sabato ore 14 - 18. O su appuntamento

Curatori: Lorenzo Balbi

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 041 739453

E-Mail info: comunicazione@berengo.com

Sito ufficiale: http://www.berengo.com



Fondazione Berengo presenta l’ultima mostra del 2019 per il ciclo RADICAL, ideato da Penzo+Fiore come strumento di indagine del contemporaneo di ricerca in cui si pensi al vetro, main material della storica fornace, non come oggetto ma come concetto.

Con la proposta di Lorenzo Balbi si entra nel vivo di un territorio complesso e ricco di contraddizioni attraverso la mostra personale dell’artista Giovanna Repetto, Atmosfera, che inaugurerà a Palazzo Franchetti il prossimo 6 dicembre alle 18.00, mostra inaspettatamente attuale per il suo farsi zoom sulle urgenze che attanagliano la città di Venezia.

Partiti a dicembre scorso con Daniele Capra, che ha proposto un progetto del tutto politico in cui uno dei lavori prendeva le mosse da una storica scritta antifascista sul muro della chiesa di Santo Stefano, opera di Nemanja Cvijanović, affiancata alle decorazioni di sangue di Giovanni Morbin che inzuppavano i muri di Palazzo Franchetti, Radical ha visto poi la presenza di Matteo Bergamini con la proposta di Marcella Vanzo, irriverente e rispettosa “ballata” per batteria heavy metal a ricordo dei morti del santuario di Redipuglia. Terzo appuntamento è stato il recente duo Elena El Asmar e Loredana Longo curate da Pietro Gaglianò, con un discorso intorno alla libertà in grado di attraversare un paesaggio mediterraneo cauterizzato dalle bruciature del presente e onirico come arazzi dal sapore orientaleggiante.

Con Giovanna Repetto, all’improvviso, ci si ritrova immersi in una mostra site specific che non si colloca solo abilmente nello spazio della Fondazione, ma a cerchi concentrici nel più ampio paesaggio lagunare. La ricerca di Giovanna Repetto (Padova, 1990. Vive e lavora a Torino) si misura con la difficoltà di tracciare in futuro una storia dello spazio contemporaneo, inteso come ambiente (geo)fisico ma anche come contesto sociale politico e culturale in continuo cambiamento. L’uomo oggi, infatti, interagisce e cambia il proprio ecosistema ad una velocità inimmaginabile rispetto ai tempi dell’evoluzione che hanno determinato le ere geologiche o l’evoluzione delle specie animali e vegetali. La sua indagine è finalizzata ad ottenere una fotografia (intesa come documento) che narri queste realtà stratificate, queste atmosfere, utilizzando media diversi come video, installazioni o progetti complessi. Intendendo lo spazio come immagine antropomorfa dell’uomo, l’artista racconta un paesaggio attraverso il legame con chi questo spazio lo crea e lo vive. L’artista cerca così di rendere tangibile un nuovo immaginario di paesaggio in movimento che non può essere mappato, perché effimero, e che esiste solo per un breve lasso di tempo.

Scrive il curatore: “Chiunque sia passato davanti all'ingresso di Palazzo Cavalli-Franchetti a Venezia, a due passi dal ponte dell'Accademia, ricorderà il vicino negozio di fiori freschi. Uno dei pochi a Venezia, con piccole vetrine verdi ricavato da uno spazio triangolare nell'angolo della cancellata del palazzo quattrocentesco. Purtroppo proprio in questi ultimi mesi, durante la preparazione di questa mostra, anche il piccolo fioraio dell'Accademia ha chiuso, vittima dell'inarrestabile trasformazione di Venezia in città completamente turistica in cui qualsiasi bene o servizio -anche comprare un mazzo di fiori- viene gestito direttamente da hotel o tour operator. A suo modo quel negozio era un baluardo di resistenza, un simbolo di resilienza e radicalità. […]

Nei negozi, negli hotel, nei ristoranti di Venezia ci sono fiori, bouquet e composizioni floreali che abbelliscono i luoghi e allietano gli umori. Così come gli oltre 20 milioni di turisti che ogni anno affollano la città anche questi fiori recisi, tenuti in vita tramite minuziose procedure e tecniche scientificamente avanzate, provengono da tutte le parti del mondo, anche le più lontane e remote. I viaggi che questi fiori-turisti devono compiere per terminare la loro vita in laguna sono lunghi e complicati e gli artifici usati dagli esperti per portarli intatti a destinazione, profumati e colorati, affascinanti e inaspettati. Mentre questa flora importata viene trattata come vero tesoro vivente le piante originali di Venezia, quelle che lottano per sopravvivere in un ambiente diventato sempre più inospitale, si devono aggrappare ai luoghi inaccessibili, alle poche case abbandonate, agli anfratti dei ponti sospesi.

La ricerca di Giovanna Repetto parte dall'analisi di queste contraddizioni. I suoi lavori si manifestano in produzioni artistiche che rivelano un approccio curatoriale. L’artista infatti, si prende cura di queste specie floreali, si insinua nel processo di produzione, nel viaggio e nell'imballaggio che devono subire. Con un approccio fotografico, i diversi lavori che propone per questa mostrainstallazione ritraggono un paesaggio umano, con le sue storie e le sue stranezze, che si inserisce in un contesto storico, sociale e culturale unico. Lo sguardo dell'artista, però, non si limita in questo caso a creare delle immagini, ma stimola un’azione che la porta a prendersi letteralmente cura dei fiori protagonisti della sua indagine. I fiori tropicali, dopo essere stati in frigoriferi, a bagno con l'ammoniaca, bendati con garze, plastiche e cuscinetti, una volta arrivati a destinazione sono presi in custodia dall'artista che li sottopone a sedute di agopuntura”.

Si ringraziano: Cristiano Girani, Francesco Biancat, Marika Voltolina, Sandro Girani, Claudia Rossetto (fiorai presso Fioreria Popy), Elvio Minet (fioraio presso mercato di Rialto), Andrea Bianca e Raffaella Borin (fiorai presso mercato Campo S. Margherita), Campagnol Roberto Trasporti, Merotto Fiori.

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