Firenze Segreta

 
Firenze Segreta
Tabernacolo delle Fonticine

Come ogni città anche Firenze nasconde piccole curiosità ed infiniti segreti che ravvivano e alleggeriscono la visita, non sempre rilassante, del turista. E cosi, ci si può ritrovare a fantasticare romanticamente sul primo incontro tra Dante e Beatrice nella Chiesa di Santa Margherita de’ Cerchi o a riflettere sulla tomba di Brunetto Latini, stimato maestro del poeta, in Santa Maria Maggiore nei pressi del Battistero. Si possono ripercorrere le strade un tempo battute dai condannati a morte e dalle confraternite che se ne prendevano cura, pensando che l’erezione di un tabernacolo lungo la via (Via dei Malcontenti) potesse alleviare il loro stato d’animo. E perché no, ridere di fronte al volto scolpito su una parete di Palazzo Vecchio, pensando a Michelangelo annoiato dai racconti di un noioso debitore insolvente. La fantasia ci può aiutare nel coro di San Lorenzo, dove Pontormo aveva affrescato un ciclo ispirato ad un testo eretico o in Palazzo Vecchio dove Vasari ha lasciato un piccolo rebus per individuare, forse, un grande capolavoro, la perduta Battaglia di Cascina di Leonardo. Possiamo pensare a Michelangelo, nascosto per due mesi senza vedere mai la luce, in un vano angusto sotto le Cappelle Medicee e alla fuga di Caravaggio a Malta, ammirando la copia del suo Amorino dormiente (l’originale è a Pitti) sulla facciata di Palazzo dell’Antella. Sopra il portale di questo edificio è inserito, tra l’altro, un disco di marmo che indicava la metà campo di piazza Santa Croce, utilizzata in occasione delle partite di calcio cui partecipavano molti nobili tra cui un futuro papa, Leone X. La rissosa e festaiola popolazione si organizzava anche in brigate rionali antagoniste, le cosiddette Potenze Festeggianti, cui si deve la commissione di opere come il Tabernacolo delle Fonticine. Possiamo, infine, stupirci di fronte alla brillantezza delle 5870 conchiglie della cupola della Tribuna degli Uffizi. La leggerezza ci abbandona in un sol caso, quando ci si trova di fronte alle ferite inflitte alla città e ai suoi capolavori dall’alluvione del 1966 (Crocifisso di Cimabue, Santa Croce – Maddalena di Donatello, Opera del Duomo). Se si vuole avere un’idea del livello dell’acqua raggiunto in città si visiti la Chiesa di San Giuseppe, dove  sono visibili i danni provocati ad un affresco ottocentesco.

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