Dall’8 agosto al 16 novembre in Puglia il Festival internazionale di fotografia e arte

A Monopoli 30 mostre per il PhEST, da Goya a Martin Parr

Benidorm, Spain, 1997 © Martin Parr / Magnum Photos
 

Samantha De Martin

29/07/2025

Bari - Un viaggio corale nel presente dell’umanità, un atlante umano tra luoghi, linguaggi e sensibilità, in una geografia affettiva dal Mediterraneo alla luna, dai paesaggi rurali alle costellazioni interiori, animato dagli sguardi di fotografi, artisti visivi, autori concettuali, narratori, sperimentatori.
Sarà tutto questo la decima edizione di PhEST - il Festival internazionale di fotografia e arte che torna anche quest’anno a Monopoli con grandi novità dal mondo dell’arte internazionale, dalla mostra fotografica di Yorgos Lanthimos, regista tra i più visionari e premiati del cinema contemporaneo, a I Capricci di Goya.

L’appuntamento, che abbraccia una trentina di mostre, è dall’8 agosto al 16 novembre. Il primo evento da segnare in agenda è quello con l'esposizione Francisco Goya, Los Caprichos - La ragione dei mostri, a cura di Roberto Lacarbonara e Giovanni Troilo, la prima nel sud Italia dedicata a uno dei più grandi maestri dell’immaginario occidentale. La serie completa dei celebri Caprichos - 80 incisioni realizzate da Goya tra il 1797 e il 1799, esposte per gentile concessione del Museo de Bellas Artes di València - coinvolgerà il pubblico con il taglio satirico e la visione onirica del maestro spagnolo che mette a nudo le contraddizioni della società spagnola dell’epoca, anticipando i tratti più inquieti e moderni dell’arte contemporanea.

Il tema dell’anno attraversa tutta l’edizione come una domanda aperta, un orizzonte condiviso THIS IS US – A Capsule to Space è il filo rosso che guida le scelte artistiche del direttore Gianni Troilo, della curatrice per la fotografia Arianna Rinaldo e del curatore per l’arte contemporanea Roberto Lacarbonara. Nel 1977 la NASA lanciava nello spazio interstellare le sonde Voyager con a bordo il Golden Record, un messaggio destinato a possibili forme di vita extraterrestri: suoni, immagini, musiche per raccontare chi siamo. A quasi 50 anni di distanza PhEST costruisce la sua capsula – fatta di fotografie, installazioni, linguaggi contemporanei – per inviarla nello spazio simbolico del futuro, come archivio visivo dell’umanità.


Benidorm, Spain, 1997 © Martin Parr / Magnum Photos

In anteprima assoluta per l’Italia, PhEST presenta una mostra dedicata all’universo visivo di Yorgos Lanthimos, regista tra i più visionari e premiati del cinema contemporaneo. Curata da João Linneu, e realizzata in collaborazione con Fotofestiwal Yorgos Lanthimos, Jitter Period è un’esplorazione intima del suo immaginario, dove fotografia e cinema si rincorrono in un universo coerente, elegante e perturbante.
Il percorso accoglie una selezione degli scatti più recenti del regista, nella quale si coglie lo stesso senso dell’assurdo, della composizione teatrale e della tensione narrativa che attraversa il suo cinema. Ma la mostra madrina di questa X edizione sarà dedicata a un grande fotografo britannico conosciuto per lo stile asciutto e diretto della sua fotografia, definita spesso "sociale" e dolce amara. Martin Parr. Martin Parr, Pleased to Meet You, a cura di Giovanni Troilo e Arianna Rinaldo, offre un ritratto ironico, lucido e profondamente umano della nostra società.
Parr sarà, inoltre, a Monopoli il 27 e 28 settembre per un incontro con il pubblico e per la proiezione del film documentario “I am Martin Parr”, in collaborazione con Wanted Cinema.

Il fotografo newyorkese Sam Youkilis, per la prima volta in Italia con la mostra Under the Sun, a cura di Sophia Greiff e con montaggio video e audio di Jens Lüstraeten, prodotta da C/O Berlin Foundation, si fa pioniere di una nuova forma di narrazione visiva che sfrutta iPhone e Instagram per creare e condividere la sua originale wunderkammer contemporanea del quotidiano. Aleksandra Mir sceglie invece le botteghe del centro storico di Monopoli per portare, con una mostra diffusa, l’iconografia cristiana in un insolito viaggio nello spazio siderale in bilico tra fede e scienza. “Se angeli e astronauti condividono lo stesso cielo - si chiede l’artista svedese-americana - non è forse giunto il momento di presentarli?”.

Il bianconero è invece la dimensione rituale, rurale e ancestrale del vivere umano che il fotografo statunitense Dylan Hausthor fa confluire in What the Rain Might Bring. Gregg Segal porta in mostra il suo lavoro dedicato al consumo e all’ambiente, dove i soggetti sono ritratti circondati dai propri rifiuti settimanali, in un potente gesto di consapevolezza, mentre Deanna Dikeman, con The Place of Ordinary Moments, un progetto fotografico intimo e toccante, racconta il passaggio del tempo nella sfera familiare. Se Pietro Terzini, artista e designer capace di intrecciare narrazione, estetica e riflessione sul costume, presenta a Monopoli un’opera al neon ideata nell'ambito del progetto TramArt con cui l'azienda vinicola San Marzano interpreta il rapporto tra Arte&Vino, la nuova collaborazione con l’Accademia di Brera si inaugura con una mostra virtuale a Piazza Palmieri e la pubblicazione di un magazine a cura degli studenti, che raccontano il tema del festival attraverso le loro creazioni visive, in seguito a un seminario con la curatrice Arianna Rinaldo.


From "Kinds of Kindness" © Yorgos Lanthimos

Se il fotografo russo Alexey Titarenko, con la serie cult City of Shadows, offre un racconto spettrale e poetico della dissoluzione post-sovietica, l’artista concettuale Phillip Toledano, con We Are at War, propone una narrazione visiva frutto dell’intelligenza artificiale. Il britannico Zed Nelson, con The Anthropocene Illusion, esplora il rapporto tra natura e artificio nell’epoca dell’emergenza ecologica, mentre l’irlandese Rhiannon Adam racconta il suo sogno infranto di partecipare a un viaggio civile verso la Luna nella serie Rhi-Entry. Con i suoi paesaggi post-antropocenici Lorenzo Poli intreccia, invece, geografia sacra, spiritualità e memoria del pianeta.

A celebrare i dieci anni del PhEST sarà una grande mostra diffusa dedicata alle residenze d’artista che hanno segnato la storia del festival. Fotografi italiani e internazionali, giovani esordienti e maestri riconosciuti che hanno attraversato Monopoli e la Puglia lasciando sguardi, storie e segni visivi impressi nella memoria collettiva.

“Questa decima edizione - spiega il direttore artistico Gianni Troilo - è un tentativo di rappresentare chi siamo, oggi. Un messaggio in bottiglia visivo che possa attraversare spazio e tempo, raccontando identità, relazioni, paure, desideri, sogni. Un esperimento collettivo, tra memoria e futuro, tra scienza e immaginazione".

Il tema si declina in un programma che unisce fotografia, arte contemporanea, installazioni, esperienze immersive, in dialogo con il passato e le sfide del nostro tempo. Che cosa vorremmo lasciare di noi al futuro? Quali immagini meriterebbero di sopravvivere alla nostra civiltà?
A dieci anni dalla sua nascita, PhEST inaugura un nuovo capitolo della sua storia con l’apertura del Monastero di San Leonardo, quartier generale del festival in attesa che gli spazi storici di Palazzo Palmieri tornino ad essere fruibili al pubblico. Sotto la guida di Cinzia Negherbon, direttrice organizzativa di PhEST e coordinatrice del team, questo luogo simbolico tornerà finalmente accessibile dopo anni di chiusura e abbandono grazie al PhEST, artefice del recupero degli spazi, della messa in sicurezza delle sale e della loro riattivazione culturale.
L’apertura del Monastero si carica pertanto di un valore politico e simbolico: abitare luoghi dimenticati, contrastare l’omologazione del turismo di massa, promuovere una cultura dell’inclusività e della rigenerazione lenta, che valorizza i ritmi e le identità locali.