Joan Miró a Bologna dall'11 aprile al 17 settembre
I colori di Maiorca nelle tele di Miró
Successió Miró by SIAE 2017 Archive Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca© Joan Ramón Bonet & David Bonet |
Joan Miró, Femme au clair de lune, 1966
Samantha De Martin
11/04/2017
Bologna - «Ho passato la vita a guardare, la luce di Maiorca è fatta per guardare. Maiorca è fatta per dipingere, è la poesia, la luce che vedi dalla finestra e che va scemando poco a poco, è l'equilibrio. Mi sento come una pianta. Qui ho le mie radici».
Scriveva così Joan Miró parlando di Maiorca, l'isola dove nacque sua madre e dove vivevano i nonni materni, un luogo “del cuore”, dove l'artista trascorrerà gli ultimi 30 anni della sua vita.
I paesaggi, il mare, gli uccelli, le donne di questa terra trovano spazio in una mostra a Bologna nella quale rivive lo spirito selvaggio e anticonformista di Joan Miró, l'artista che per tutta la vita ha trasformato la sua anima più contemplativa in un'ammaliante poetica scolpita tra sogno e colore.
Dall'11 aprile al 17 settembre Palazzo Albergati ricostruirà lo studio che il pittore di Barcellona aveva allestito nella sua adorata Maiorca, dove visse dal 1956 al 1983, anno della sua morte. Proprio in questo luogo - che verrà allestito scenograficamente all'interno dell'edificio di via Saragozza - l'artista catalano era riuscito a crearsi uno spazio personalissimo a lungo solo “sognato”, nel quale lavorare, rassicurato dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. La Lonja, il castello di Bellver, il mare, i mulini dell'isola resteranno scolpiti nell'anima del pittore oltre che nelle sue tele.
Al centro della mostra Miró! Sogno e colore, allestita in cinque grandi sezioni, ci saranno 130 opere - tra dipinti, sculture, disegni e libri illustrati, ma anche numerosi oggetti appartenuti all'artista - provenienti dalla Fondazione Pilar i Joan Miró che custodisce una collezione di circa 5mila pezzi, donata dal pittore e da sua moglie, oltre a pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti come l'artista li aveva lasciati. Si tratta di lavori realizzati negli anni della piena maturità dell'autore, nel periodo meno noto, ma più innovativo della sua carriera.
Femme au clair de lune, Oiseaux, Femme dans la rue sono solo alcuni dei capolavori ai quali l'artista affida la propria interiorità, l'attaccamento alle radici, la continua ricerca di novità, di quella sperimentazione rintracciata all'interno del Dadaismo, del Surrealismo, dell'Espressionismo.
«Miró ha preso le mosse dalla realtà che lo circondava, dalla natura e dagli oggetti quotidiani, per creare un linguaggio visivo ricco di simboli, colori e forme - spiega Francisco Copado Carralero, direttore della Fondazione Pilar i Joan Miró». Filtrata dalla genialità dell'artista, la realtà si tramuta infatti in un mondo onirico, soggettivo e magico.
Scriveva così Joan Miró parlando di Maiorca, l'isola dove nacque sua madre e dove vivevano i nonni materni, un luogo “del cuore”, dove l'artista trascorrerà gli ultimi 30 anni della sua vita.
I paesaggi, il mare, gli uccelli, le donne di questa terra trovano spazio in una mostra a Bologna nella quale rivive lo spirito selvaggio e anticonformista di Joan Miró, l'artista che per tutta la vita ha trasformato la sua anima più contemplativa in un'ammaliante poetica scolpita tra sogno e colore.
Dall'11 aprile al 17 settembre Palazzo Albergati ricostruirà lo studio che il pittore di Barcellona aveva allestito nella sua adorata Maiorca, dove visse dal 1956 al 1983, anno della sua morte. Proprio in questo luogo - che verrà allestito scenograficamente all'interno dell'edificio di via Saragozza - l'artista catalano era riuscito a crearsi uno spazio personalissimo a lungo solo “sognato”, nel quale lavorare, rassicurato dal silenzio e dalla pace che solo la natura poteva offrirgli. La Lonja, il castello di Bellver, il mare, i mulini dell'isola resteranno scolpiti nell'anima del pittore oltre che nelle sue tele.
Al centro della mostra Miró! Sogno e colore, allestita in cinque grandi sezioni, ci saranno 130 opere - tra dipinti, sculture, disegni e libri illustrati, ma anche numerosi oggetti appartenuti all'artista - provenienti dalla Fondazione Pilar i Joan Miró che custodisce una collezione di circa 5mila pezzi, donata dal pittore e da sua moglie, oltre a pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti come l'artista li aveva lasciati. Si tratta di lavori realizzati negli anni della piena maturità dell'autore, nel periodo meno noto, ma più innovativo della sua carriera.
Femme au clair de lune, Oiseaux, Femme dans la rue sono solo alcuni dei capolavori ai quali l'artista affida la propria interiorità, l'attaccamento alle radici, la continua ricerca di novità, di quella sperimentazione rintracciata all'interno del Dadaismo, del Surrealismo, dell'Espressionismo.
«Miró ha preso le mosse dalla realtà che lo circondava, dalla natura e dagli oggetti quotidiani, per creare un linguaggio visivo ricco di simboli, colori e forme - spiega Francisco Copado Carralero, direttore della Fondazione Pilar i Joan Miró». Filtrata dalla genialità dell'artista, la realtà si tramuta infatti in un mondo onirico, soggettivo e magico.
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