Al Museo della Ceramica dal 15 novembre
Raffaello 500: a Mondovì l'arazzo del Divino Amore fresco di restauro

Raffaello Sanzio, Arazzo Madonna del Divino Amore, particolare
Francesca Grego
13/11/2019
Cuneo - Non tutti lo sanno, ma il Divin Pittore fu anche uno straordinario creatore di arazzi: oltre a meravigliosi quadri e pale d'altare, nella sua organizzatissima bottega nacquero gioielli di arte tessile di insuperata bellezza, come la famosa serie dedicata agli Atti degli Apostoli realizzata per la Cappella Sistina, che oggi brilla nel percorso dei Musei Vaticani.
Altrettanto prezioso è l'arazzo della Madonna del Divino Amore conservato al Museo Pontificio di Loreto, che vedremo in mostra dal 15 novembre al 15 marzo al Museo della Ceramica di Mondovì.
Tornata all'antico splendore grazie al lavoro del Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, l'opera sarà al centro di un affascinante viaggio di scoperta pensato in occasione del cinquecentenario della scomparsa di Raffaello. In primo piano la poliedrica produzione dell'artista e la traduzione dei suoi lavori su diversi supporti e formati: dal disegno al cartone, e poi nella pregiata trama tessuta dagli artigiani fiamminghi, il celebre dipinto della Madonna con il Bambino, Sant'Anna e San Giovannino si declina in una delle forme d'arte più amate nel XVI secolo.
La mostra e il restauro rappresentano anche una ghiotta occasione per esplorare il mondo degli arazzi: da lane, sete e filati metallici impiegati nelle più rinomate manifatture d'Europa ai diversi tipi di telaio, fino alla tintura, al lavoro dei restauratori e alla storia di questa particolare forma artistica, i preziosi intrecci del Rinascimento non avranno più segreti.
Commissionato a Raffaello dal potente vescovo di Liegi Èrard de la Marck, l'arazzo della Madonna del Divino Amore era originariamente parte di una serie raffigurante episodi dalla vita della Vergine, che nel XVII secolo passò nelle mani di papa Alessandro VIII. Fu suo nipote, il cardinale Pietro Ottoboni, a donare l'opera al Santuario di Loreto nel 1723.
Grazie alla collaborazione tra la Fondazione CRC, la Fondazione Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e il Museo della Ceramica di Mondovì sarà ora possibile ammirarla a distanza ravvicinata in tutti i suoi colori e dettagli preziosi.
Leggi anche:
• In arrivo a ottobre Raffaello e gli amici di Urbino
• Dalle origini al mito: a casa di Raffaello per un'esperienza multimediale
• Le Stanze di Raffaello sotto una nuova luce
Altrettanto prezioso è l'arazzo della Madonna del Divino Amore conservato al Museo Pontificio di Loreto, che vedremo in mostra dal 15 novembre al 15 marzo al Museo della Ceramica di Mondovì.
Tornata all'antico splendore grazie al lavoro del Centro di Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, l'opera sarà al centro di un affascinante viaggio di scoperta pensato in occasione del cinquecentenario della scomparsa di Raffaello. In primo piano la poliedrica produzione dell'artista e la traduzione dei suoi lavori su diversi supporti e formati: dal disegno al cartone, e poi nella pregiata trama tessuta dagli artigiani fiamminghi, il celebre dipinto della Madonna con il Bambino, Sant'Anna e San Giovannino si declina in una delle forme d'arte più amate nel XVI secolo.
La mostra e il restauro rappresentano anche una ghiotta occasione per esplorare il mondo degli arazzi: da lane, sete e filati metallici impiegati nelle più rinomate manifatture d'Europa ai diversi tipi di telaio, fino alla tintura, al lavoro dei restauratori e alla storia di questa particolare forma artistica, i preziosi intrecci del Rinascimento non avranno più segreti.
Commissionato a Raffaello dal potente vescovo di Liegi Èrard de la Marck, l'arazzo della Madonna del Divino Amore era originariamente parte di una serie raffigurante episodi dalla vita della Vergine, che nel XVII secolo passò nelle mani di papa Alessandro VIII. Fu suo nipote, il cardinale Pietro Ottoboni, a donare l'opera al Santuario di Loreto nel 1723.
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